Natale in Anderson Street

di Domenico Caringella

La finestra si aprì e il gelo si precipitò in casa insieme al vecchio Karl fiammeggiante del rosso dell’abito e nello sguardo delle grandi occasioni. Due dei tre figli dei Cooper, i vicini i casa, impugnarono i fucili di legno e glieli puntarono addosso mentre il terzo, il più piccolo, con la bocca emetteva degli strani suoni che volevano essere degli spari.
Il vecchio si portò le mani al petto e dal consumato teatrante che era si accasciò sul pavimento accanto al sacco vuoto.
Jenny, Eleanor, Lafargue, i Cooper, tutti, applaudirono.
Karl si rialzò, si liberò della casacca rossa che copriva una finanziera vecchia di vent’anni ma ancora dignitosa e si Leggi il resto dell’articolo

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Appunti per un futuro letterario all’insegna dell’inconsistenza – parte seconda

[Leggi la prima parte]

1) Sostenere che non esistono i generi letterari: uno scrittore è uno scrittore e basta.

2) Progettare la stesura di un thriller psicologico.

3) Di un romanzo noioso, dire che è un magistrale esempio di sobrietà.

4) Pronunciare in maniera personalizzata i nomi di autori russi e francesi.

5) Spedire a molti editori, insieme al proprio manoscritto, una lettera di presentazione in cui si sottolinei il fatto che la propria opera è stata giudicata con estremo favore da ben quattro persone, tra parenti e amici, tutte laureate (non è necessario specificare in cosa). Leggi il resto dell’articolo

Tom Waits goes to “Karl Marx Barber’s shop”

La merce è prima di tutto un oggetto esterno, una cosa che per mezzo delle sue proprietà soddisfa bisogni umani di qualunque specie…

(Karl Marx, IL CAPITALE)

ascolta http://www.youtube.com/watch?v=GuwNpB-lrKk

La pubblicità è l’anima del commercio, recita uno slogan; e ciò è quanto di più autoreferenziale possa immaginarsi…
La pubblicità è la ruota del capitalismo.
La pubblicità ha trainato l’America, dentro e fuori la guerra. Le guerre.
In America (Stati Uniti è un eufemismo, sa tanto di Franklin e poco di Nixon), il capitalismo è giunto ad un tale livello di perfezione, o di imperfezione (è più o meno la stessa cosa, esteticamente parlando) da consentire alla ruota di generare Ricchezza, Squilibrio, Iniquità. E Arte.
E così davanti agli occhi del piccolo Tom Waits da Pomona, in ginocchio sul sedile posteriore della macchina del padre, le mani già affusolate e la voce non ancora sottoposta al volontario processo di affumicamento che mirava a renderla simile a quella di suo Zio Vernon, in pellegrinaggio sull’Arizona Route, si snodava una sfilata di 5 cartelli rossi con scritte bianche, 5 puntate, una ogni tot miglia, a comporre una frase e il 6° con la scritta BURMA SHAVE.
Burma Shave diventa per Tommy il paese di Oz, e quando la voce raggiunge finalmente la giusta cottura decide di farci sopra una canzone (o se preferite, una storia, una piece, una preghiera).
Per lui Burma Shave resta il paese dove atterra Dorothy dopo il tornado, anche se Tom ormai sa che oltre l’arcobaleno c’era soltanto l’idea di un ragazzo che durante la Grande Depressione tentava di evitare il fallimento della ditta di crema da barba del padre, inventandosi il primo serial della storia e lo spot del secolo.
Le stampe e l’iconografia ufficiale testimoniano che Marx non ha mai usato Burma Shave, né altre creme da barba. Di qualunque specie…

DomenicoCaringella EnnioCanallegri