Ricordateci così*

imageedit_1_5308519616di Simone Ghelli

Devo ammettere che avevo cominciato scrivendo un post ragionato, dove cercavo di spiegare le motivazioni di questa decisione maturata negli ultimi mesi, ma poi mi sono detto che non andava, che Scrittori precari è sempre stata un’esperienza “di pancia” e che quello che dovevo scrivere non era un saggio o qualcosa del genere.
In fondo abbiamo deciso di metterci un punto per un semplice motivo, senza troppi giri di parole: siamo stanchi di fare gratuitamente del lavoro culturale. Leggi il resto dell’articolo

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Luciano Bianciardi o il lavoro culturale dal Boom alla crisi, conversazione tra uno scrittore precario e un critico impuro.

di Sonia Caporossi e Simone Ghelli

Sonia: Luciano Bianciardi a me è sempre sembrato un autore in qualche modo esemplare, meritevole di fregiarsi del titolo di “maestro” all’interno del panorama letterario italiano per gli scrittori della nuova generazione. In particolare, la sua opera ha espresso la reazione del giovane intellettuale di provincia di fronte al difficile momento di trapasso dalla letteratura ufficiale ed altisonante del fascismo propagandistico al neorealismo e poi al Boom economico degli Anni Sessanta. Questo perché con la sua stessa vita ha esemplificato la figura di ciò che può essere definito “l’intellettuale disintegrato”.

Simone: Sì, ed oggi sembra che rappresenti, con ritardo (e quindi anticipandola), la condizione di molti…

Sonia: Nel senso della disintegrazione sociale e intellettuale di molti giovani lavoratori culturali?

Simone: Penso più all’aspetto lavorativo, quindi alla disintegrazione, sì… Alla disgregazione. Oltretutto la sto vivendo sulla mia pelle, questa cosa, anche dal punto di vista degli affetti. Fino ad oggi non avrei mai pensato che la mia condizione di intellettuale precario, o di precario tout court, potesse costituire un problema, ma di fatto è così; e Bianciardi, come Piero Ciampi, questa strada piena di scosse e buche l’ha percorsa tutta. Era uno sradicato, in un certo senso, anzi, in tutti i sensi. Leggi il resto dell’articolo

Trauma cronico – Sfratto esecutivo

Liberté, Égalité, Fraternité”

Motto della Rivoluzione Francese

La scorsa settimana vi ho detto che il comune di Giano dell’Umbria ha intimato lo sfratto alla Repubblica di Frigolandia (letteralmente la “terra della rivista Frigidaire”) mettendo di fatto a repentaglio un archivio storico di inestimabile valore che fa parte del patrimonio culturale di tutti noi.

Se vivessimo in un paese veramente democratico, un paese civile, umano, che avesse davvero a cuore la storia, l’arte e la cultura, oggi avrei potuto scrivervi, ad esempio, dell’ultimo, bellissimo libro che ho letto, ovvero Il tempo materiale di Giorgio Vasta, ed invece, figlio di quest’Italia dove non funziona quasi niente, dove ogni giorno viviamo una serie di traumi, violenze, soprusi, scempi, non posso esimermi dal denunciare (mio dovere in quanto scriba) l’ingrata sorte che mette a rischio il lavoro culturale di un uomo di 63 anni, il buon vecchio Vincenzo Sparagna, e dei suoi prestigiosissimi collaboratori di una vita straordinaria.

Il comune di Giano ha fissato per il 26 novembre il giorno ultimo per abbandonare i locali di Frigolandia.

Italia già così è un posto abbastanza becero e deplorevole, senza Frigolandia lo sarebbe senz’altro un pizzico di più. Prego vivamente gli avventori di questo blog di diffondere e divulgare la notizia come e quanto possono (e chi può il 26 vada a Giano dell’Umbria!). Frigolandia è un luogo di fantasia in un paese che la fantasia pare averla smarrita. Non si può permettere che un patrimonio artistico e culturale di inestimabile valore venga trattato in questo modo. Non è umanamente concepibile.

Vi saluto invitandovi a leggere l’ultimo editoriale di Vincenzo Sparagna sul sito di Frigolandia dove potrete aggiornarvi sugli sviluppi dell’incresciosa vicenda.

E speriamo bene.

Gianluca Liguori