Occhi

di Leonardo Battisti

Il racconto che segue è nato all’interno del Cantiere di Letteratura Notturna che si tiene all’Hula Hoop Club.

Anche quella messa era andata. Una al giorno iniziava a pesargli. Don Francesco rimase un istante a guardare i pochi fedeli del mercoledì mattina disperdersi come un esercito sconfitto in ritirata. Poi si diresse verso la porticina alla sinistra dell’altare per andarsi a cambiare. Quando rientrò in chiesa notò appena che c’era più gente del solito per quell’ora. Qualche volto nuovo sui banchi in fondo, un uomo grosso con una maglietta attillata, forse sporca, con accanto un’anziana donna, sua madre forse, entrambi curvati in avanti e con le mani giunte come per chissà quale penitenza. Poi le solite beghine. Vedeva le labbra muoversi senza riuscire a sentire le loro preghiere. Entrò in confessionale stanco, facendo appena cenno ai presenti che era pronto. Non lo era affatto. Sentiva di non essere più all’altezza del suo ruolo, di non averne più voglia.

Aveva conosciuto una donna, in confessionale, il luogo eletto del segreto. C’è chi sa convivere con un segreto per tutta la vita. Lei voleva solo spergiurare contro dio davanti a qualcuno a cui importasse qualcosa, di dio. L’incidente ferroviario più insensato e incomprensibile della storia le aveva portato via la figlia poco più che adolescente. Una famiglia distrutta. Una vita distrutta e tutto da rifare per chi ne ha ancora voglia o per chi non sa fare diversamente. Leggi il resto dell’articolo

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Let. In. 9

Let. In.
Antologia di Letteratura Inesistente a cura di Carlo Sperduti
(#1 – #2 – #3 – #4 – #5 – #6 – 7# – 8#)

SESSO E AMORE E SESSO

Un pertuso piccolo piccolo
di Vincenzo Ceramica

Scivola via leggero come dell’origano questo romanzo che ha per protagonista Tommaso, un guardone cinquantenne che affitta stanze a giovani studentesse in quel di Napoli. Ma ogni camera ha un piccolo pertuso attraverso il quale Tommaso può spiare tranquillamente le sue giovani inquiline. Scioccante.

 Angelo Zabaglio a.k.a. Andrea Coffami

L’orgia migliore e altri pipponi

Introvabile raccolta di racconti senili, composti tra i 25 e i 32 anni, di Favino Gelli, scrittore anarchico livornese Leggi il resto dell’articolo

Let. In. 8

Let. In.
Antologia di Letteratura Inesistente a cura di Carlo Sperduti
(#1 – #2 – #3 – #4 – #5 – #6 – 7#)

SESSO E AMORE E SESSO

100 colpi di cazzuola prima di andare a dormire
di Clarissa B.
(Cazi Editore)

Ma quali sono i valori dei nostri giovani? Dove li conduce la loro curiosità? Che punti di riferimento hanno nel mondo di oggi in preda al relativismo? Queste sono le domande inquietanti che sorgono spontanee al lettore medio scorrendo le pagine del libro-scandalo – già caso letterario a nemmeno un mese dall’uscita in libreria – della scrittrice adolescente nota alle cronache come Clarissa B.
Si tratta di un vero e proprio mix di autobiografia e fiction in un racconto, sotto forma di diario conturbante, dei vizi e desideri di una ragazzina la cui pubertà sboccia e matura con una prorompente e singolare Leggi il resto dell’articolo

Let. In. 3

Let. In.
Antologia di Letteratura Inesistente a cura di Carlo Sperduti
(#1 – #2)

BEST-SELLERS

Gli interessi in comune
di Vanni Santoni

Sandrone è un ragazzo solo, cerca l’amore ma ha un problema: si emoziona solo negli uffici del comune presso il quale lavora. In chat conosce la giovane Roberta, le dà appuntamento al bar dell’ufficio comunale. Tutto scorre per il meglio, ma una volta fuori l’edificio, Sandrone perde interesse per la ragazza. Ai successivi incontri la storia si ripete: Sandrone riesce a essere passionale solo all’interno dell’edificio comunale, tra corridoi sporchi, computer accesi e rumore di macchine fotocopiatrici. Ma una notte, in preda all’alcol, Roberta si confida con una sua vecchia amica che però la rassicura:
– Non è l’uomo giusto per te, devi dimenticarlo, dai retta a un’amica.
– Ma forse non gli piaccio?! Cos’ho che non va?
– Ma non è come pensi, tu gli interessi, ma gli interessi in comune.

Angelo Zabaglio a.k.a. Andrea Coffami Leggi il resto dell’articolo

Let. In. 2

Let. In.
Antologia di Letteratura Inesistente a cura di Carlo Sperduti
(Intro e #1)

BEST-SELLERS

Oceano Mastercard
di Alessandro Straricco

Sei anche tu uno scrittore in crisi? Hai un vuoto d’ispirazione? Non riesci più a tirar fuori qualcosa che sia degno di esser letto mentre pubblico ed editore ti chiedono un capolavoro? Non disperare; l’ultimo romanzo a carattere autobiografico di Alessandro Straricco offre la giusta soluzione ai tuoi problemi.
Amico scrittore, non vale la pena rifugiarsi in paradisi artificiali da bohémiens ottocenteschi, non è più necessario spararsi overdose di oppio per accedere a visioni mistiche da cui trarre qualche spunto letterario, o alzare bandiera bianca e inseguire qualche squallido e consolatorio vizio minore. Tutto si può risolvere con poca fatica e un gran successo! Basta fare come il protagonista di Oceano Mastercard! Leggi il resto dell’articolo

Una sera al parco

Le ore di luce si erano sensibilmente ridotte. E d’altronde era settembre inoltrato, seppur le temperature tropicali di quegli ultimi giorni non lo avrebbero fatto minimamente supporre. Tuttavia Andrea non poteva anticipare la sua corsa quotidiana. Gli orari dell’ufficio erano implacabili. Poi bisognava calcolare il tempo per rientrare a casa, sbrigare qualche faccenda, prepararsi – ovvero indossare quei pantaloncini e t-shirt sdruciti che costituivano la sua impresentabile tenuta ginnica. Insomma, prima delle 19 gli era impossibile uscire di nuovo in direzione del parco. Ciò significava che di lì a qualche settimana avrebbe dovuto rinunciare anche a quel piccolo svago tardo pomeridiano. Leggi il resto dell’articolo

Era di maggio

La rubrica Interlinea ƒ64 nasce dalla collaborazione tra La Rotta per Itaca e Scrittori precari: una volta al mese, uno scrittore, leggendo tra le righe di una fotografia, ci racconterà una storia in profondità di campo.

Quello che segue è il terzo racconto.

di Leonardo Battisti da una foto di Andrea Pozzato

 

Ci sono dei giorni a maggio in cui il sole prova a far la voce grossa fra le nuvole bianche; lo si può vedere scagliare violento i suoi raggi nella coltre di vapore come quel tale che, in una piazza affollata, si sbraccia e dimena per richiamare l’attenzione di qualche conoscente visto per caso in lontananza, ma senza ottenere il risultato sperato. E allora tutt’attorno si diffonde una luce chiarissima ma spenta e l’aria diventa tiepida e statica, tutto sommato innocua come una bugia non ancora svelata. Leggi il resto dell’articolo

L’uomo che non aveva nulla da dire (parte seconda)

Mentre i due parlavano, la giovane vestita da cavallerizza li guardava intensamente, smaniosa di voler intervenire per attirare l’attenzione su di sé.

«Oh ma che maleducati che siamo stati, dottor Furbetti,» fece Alfredo che si era accorto della ragazza, «non abbiamo coinvolto nel discorso anche gli altri passeggeri».

«Già! che sbadati,» rispose il vecchio.

Senza attendere oltre la giovane si sporse col busto tendendo la mano ai due uomini e disse:

«Salve, mi chiamo Anna Talenti e sono una cavallerizza!»

«Non per vantarmi, ma riconosco che lo avevo intuito dal suo abbigliamento,» fece Cosimo.

«Sì, in effetti sono in tenuta da gara».

«Bello! Deve essere entusiasmante il suo mestiere!» intervenne Alfredo: «Correre con il capo chino sulla criniera dell’animale col vento che sconvolge i capelli…»

«Beh, veramente io non faccio gare di velocità,» rispose Anna.

«Ah, gare a ostacoli su percorsi olimpici? Che meraviglia!» esclamò Cosimo, «Uno sport così tecnico, elegante, elitario… ideale per noi gente dell’alta borghesia, con rispetto parlando».

«E ci dica,» si inserì Alfredo, «come si chiama il suo cavallo? È un maschio o una femmina?»

«Ma veramente io non ho un cavallo. Sì, insomma, sono una cavallerizza senza cavallo!» ribatté la ragazza.

«Ma certo!» fece Cosimo dissimulando dimestichezza per non sembrar inesperto.

«Non pensavo fosse una disciplina praticabile anche senza cavallo,» disse Alfredo.

«In effetti non si può,» rispose la giovane: «Io, infatti non pratico nessuno sport».

«Benissimo!» proseguì l’imprenditore in un crescendo di ingiustificato entusiasmo.

 

«E lei?» disse il conversatore professionista voltandosi verso il quarto passeggero dello scompartimento che non aveva ancora proferito parola: «Come si chiama? Perché non conversa un po’ con noi?»

«Io?» rispose incerto il ragazzo: «Veramente io non ho nulla da dire, se non vi dispiace».

A questo punto, pensando al titolo di questo racconto, vi sarete perfettamente accorti che il protagonista della storia non è Alfredo ma il misterioso tizio finora rimasto in silenzio; l’Autore si è preso il gusto di divagare un pochino per abituare il Lettore ad avere pazienza e a non pretendere di andare “dritti al sodo”. Siete, perciò, invitati a dismettere l’eventuale empatia accumulata nei confronti dell’abile conversatore, in quanto egli è solo un comprimario. Ma andiamo avanti.

«Non ci credo!» affermò con aria di sfida Alfredo, «Lei, con quella barba lunga e i capelli spettinati, deve essere un idealista… sicuramente avrà qualcosa da dire sulla politica!»

«Ma,» fece il giovane stringendo le spalle, «in realtà, i politici sono un po’ tutti uguali, e i discorsi sull’argomento terminano tutti col riaffermare che i partiti fanno i loro interessi privati piuttosto che quelli della nazione; quindi mi sembra inutile parlarne».

«È vero. Ha ragione!» disse Cosimo ad Alfredo: «Provi con il tempo, la meteorologia… è sempre un buon argomento per rompere il ghiaccio».

«La prego,» rispose il conversatore stizzito, «di non pretendere di insegnarmi il mestiere, dato che lo pratico da molto più tempo di lei». Si rivolse allora al ragazzo e disse: «Che ne pensa di questo tempo ballerino? Non si sa se vuole piovere o meno!»

«Mi sembra un tema su cui non vale la pena soffermarsi,» affermò il ragazzo, «dato che è marzo e, come insegna anche la filastrocca, è del tutto normale che sia così».

«Ma allora ci parli di lei! Della sua famiglia, del suo lavoro!» lo spronò Alfredo.

«Preferirei non parlare in pubblico delle mie cose personali, anche perché in realtà non c’è molto da dire in proposito».

«Proviamo così!» intervenne Cosimo con l’intento di aiutare il conversatore a tirar fuori qualche parola dal giovane: «Le do un milione per parlare di un argomento qualsiasi, a piacere».

«In verità,» rispose il ragazzo, «non ho piacere a parlare di nulla in particolare».

«Oh che insolenza!» sobbalzò il vecchio, «Possibile che così tante persone disdegnino un milione?! Signorina lo do a lei, che ne dice?»

«Guardi,» affermò Anna, «io, in qualità di cavallerizza, non posso accettare altrimenti potrebbero dire che non metto passione nella mia attività e che lo faccio solo per soldi».

«Giusto!» arguì Cosimo, «Allora lo vado a dare al macchinista per corromperlo e far partire questo dannato treno, ché non ne posso più di conversare. Mi accompagna signorina?»

«Volentieri,» disse la cavallerizza alzandosi e uscendo sottobraccio col vecchio imprenditore.

 

«Ma almeno mi dica perché è su questo treno? Cosa va a fare a Napoli?» insisteva Alfredo col giovane per farlo parlare.

«Mi sembrava un posto accogliente, e in realtà io non sto andando né a Napoli né da nessun altra parte, considerando che questo treno è fermo da diverse ore».

«Insomma, lei mi vuole mandare fallito! Mi vuole far perdere il posto di lavoro! Parli, maledizione! Davvero lei vuole farmi credere che non ha nulla da dire?» disse Alfredo con una smania da paranoico.

«Capisco la sua incredulità ma è davvero così».

«E allora vada al diavolo!… ha capito?… vada al diavolo!» esclamò il conversatore alzandosi in piedi ormai al culmine dell’esasperazione, e uscì dallo scompartimento gridando istericamente.

«Va bene,» rispose il giovane, «sempre meglio che restare fermi in un treno a parlare di nulla!»

A quel punto, senza scomporsi minimamente per l’alterco appena sostenuto, il ragazzo aprì la borsa che aveva con sé, estrasse una pesante e arrugginita rivoltella che era riposta in una bellissima custodia di pelle prodotta dall’azienda del signor Furbetti, tirò il calcio, se la puntò con calma alla tempia e con un ghigno stranamente felice premette il grilletto.

 

Poco dopo la stazione fu invasa dai giornalisti, i quali batterono sul tempo perfino la polizia nell’intento di raccogliere i dettagli e le testimonianze più scabrose per i loro morbosi articoli di cronaca nera. Mentre il capotreno ripeteva attonito «Non capisco! Non capisco,» e gli altri passeggeri si rifiutavano di scendere dal treno per far rimuovere il cadavere opponendo al medico legale l’inossidabile argomento «Noi abbiamo pagato il biglietto e non ce ne andiamo!» vennero individuati i tre compagni di scompartimento del suicida, che furono subito circondati da teleobiettivi indagatori e minacciosi microfoni. Il giovane Alfredo sviava frettolosamente le domande dei cronisti con secchi «No comment!» temendo che la vicenda potesse mandare in fumo la sua affermata carriera di conversatore professionista. Il vecchio imprenditore Furbetti, contento di apparire sui media per pubblicizzare la sua azienda, si fece avanti per essere interrogato sui suoi rapporti col suicida e affermò:

«Il ragazzo era taciturno, pensate che non ha avuto neppure la buona creanza di presentarsi ai suoi compagni di scompartimento tanto era silente. Ma io avevo capito subito che era un aspirante suicida, dal momento in cui egli ha rifiutato la mia offerta di un milione di euro, tra l’altro da me offerti all’interno di questo meraviglioso contenitore per grosse somme di denaro realizzato dalla mia azienda».

Ma quando alcuni giornalisti gli chiesero perché non avesse segnalato al capotreno o alla polizia ferroviaria i suoi sospetti sul giovane, glissò velocemente con un tono impettito: «E cosa credete? Che sia una spia? Io sono un onesto imprenditore. Ritirate subito la domanda prima che vi quereli tutti!»

Anna, la cavallerizza, intervenne in ultimo: «Non è affatto vero che io e il suicida avevamo una relazione come alcuni giornali hanno scritto nei giorni scorsi,» e mentre la gran parte dei cronisti faceva notare che nessuna testata era andata in stampa con la suddetta notizia essendo questa appena stata registrata, la ragazza strillava: «Io sono una rispettabile cavallerizza, non ho nulla a che vedere con questa storia. Non riuscirete a rovinare la mia carriera! Io quel tizio lo conoscevo appena, ma è evidente che si sia ucciso per l’eccessivo ritardo del treno. Prendetevela coi responsabili delle ferrovie! Arrestateli tutti!»

Leonardo Battisti