Maggio 30, 2011
di scrittoriprecari
Slacrimuzzo.
Sembra ieri ch’erano appena finiti i mondiali, avevo scritto qualcosa pe “i mondiali dei palloni gonfiati“, mi ricordo mica si chiamasse così, quella rubrica, Liguori mi fa “e se scrivessi delle ròbe di pallone per tutto il campionato?”. Seh, penso, seh, tutto il campionato, pallone, seh, poi il primo pezzo, è un ritaglio di quotidianità pallonara, parla del posticipissimo del lunedì e del mio parrucchiere, del fatto che i parrucchieri di lunedì siano chiusi, del fatto che allora chi sforbicia di lunedì?, i calciatori, l’unica sforbiciata del lunedì, la loro e la mia che ne racconto le gesta, ah ah, delle copiose risate. Questo il panettone non lo mangia, pensava Liguori.
Ci siam fatti tutta la stagione.
Vi si vuole del bene.
Slacrimuzzo.
Fabrizio Gabrielli
Una volta c’erano le bandiere, calciatori che esordivano da ragazzi in prima squadra e finivano la carriera senza cambiare casacca. Molti di loro diventavano allenatori, dirigenti: un posto si trovava sempre. Erano altri tempi. Qualcuno dice: quelli sì che erano bei tempi. Oggi invece i giocatori simbolo sono in via d’estinzione. Siamo abituati a vedere fior di campioni trasferirsi dal Barcellona al Real Madrid, o viceversa, dal Milan all’Inter alla Juventus e così via, è tutto un valzer di carnevale, conviene, si fanno le magliette nuove, i tifosi le comprano, son soldi, cosa credete, mica amore, passione, attaccamento alla maglia e quelle robe lì. È il capitalismo, bellezza! Si stava meglio quando si stava peggio. Mogli e buoi dei paesi tuoi. Non ci sono più le mezze stagioni. Sì, ok ok, smetto. Dicevamo: le bandiere. Ve l’immaginate, chessò, Facchetti con la maglia del Milan? Certo che no. Rivera in nerazzurro? Neppure. Oddìo, è vero che Rivera quando ha smesso con il calcio e s’è buttato in politica, dopo l’esordio democristiano, ha militato poi in diverse formazioni politiche. Senza dubbio, era meglio come calciatore. I mondiali del ’70, pensaté, me li ricordo pure io che non ero ancora nato: la staffetta Mazzola-Rivera, Italia-Germania 4 a 3, Pelè che vola, su, più su, più in alto di tutti, colpisce la palla di testa che si insacca alle spalle di Albertosi, era solo l’antipasto, alla fine si prese quattro pippi e tutti a casa; il Brasile si portò la Coppa, quella coppa maledetta che non si sa che fine abbia fatto, se sia diventata davvero lingotti d’oro o dove sia finita. Le storie misteriose contribuiscono a creare il mito, ad alimentare la leggenda. Si leggevano, qui su SP, il lunedì, le storie sul calcio, a base di calcio, che sfornava per noi Fabrizio Gabrielli. Insomma, questo panegirico per comunicare che, finito il campionato, da oggi Fabrizio ci saluta, che il giorno odiato da Vasco qui su SP non ci saranno più le Sforbiciate, quelle che parlavano del giuoco del calcio e di tutto quel fracco di altre ròbe che rotola attorno alla sfera di cuoio più bastarda della storia umana. Lo so, vi mancherà, a me già manca la mail infrasettimanale con l’anteprima. Fidbeccami, scriveva sempre Fabbrì, come lo chiama Simonerò. E io fidbeccavo, segnalavo i refusi, le sviste e quelle cose che si fanno prima di pubblicare, ma non fatemici pensare altrimenti mi viene il magone e slacrimuzzo pure io.
Ciao Fabbrì, lo sai che quando vuoi, se scrivi nuove Sfò, me le giri, le fidbecco e le pubblichiamo, mica ci son problemi, che ci frega, facciamo come ci pare, lo spazio si trova, non sarà di lunedì, le pubblicheremo in un giorno pari o il venerdì, ma hai capito, dài, facciamo che poi, senza impegno, ogni tanto fai qualche incursione e insacchi una Sfò, i lettori ti aspettano e lo sai che i lettori non si deve mica deluderli, ti aspettiamo, la mia mail ce l’hai oppure ci sentiamo su feisbùc. Ah, dimenticavo: grazie Fabbrì, le Sfò ci mancheranno. Ci son piaciute, le Sfò, e pure tanto. E visto che siamo in un momento di ringraziamenti, non me ne vorrai se colgo l’occasione per ringraziare, a nome del collettivo, i tantissimi, sempre più, lettori che ogni giorno passano dal nostro blog, triplicati negli ultimi mesi, tanto da raggiungere, nelle ultime due settimane, addirittura una media di mille lettori. E allora grazie, mille grazie, e quale modo migliore, per ripagare la fiducia, l’affetto e il tempo dedicato a noi e agli autori che hanno collaborato e collaborano per far vivere questo spazio, che dare la notizia che è in arrivo, in esclusiva su SP, una bellissima sorpresa? Il prossimo lunedì i barbieri saran chiusi, il campionato è finito, le coppe pure, ma su queste pagine troverete una nuova rubrica che son certo ci offrirà importanti spunti di riflessione. La rubrica sarà curata da due autori che già in passato hanno trovato spazio qui: Jacopo Nacci e Matteo Pascoletti. L’idea di offrire loro una rubrica m’è venuta perché, spesso, leggendo o partecipando a discussioni su piazza Facebook, mi ritrovavo ad apprezzare, tra i commentatori più attivi, proprio Jacopo e Matteo. E allora, mi son chiesto, perché non chieder loro di scrivere qualcosa per noi? Dopo aver consultato gli altri, ho scritto loro, dicendo la mia idea, di questa specie di conversazione, di botta e risposta a settimane alterne. Per mia grande gioia, i due hanno accettato con entusiasmo la nostra proposta. Proviamo, s’è detto. Si comincia subito. Sul nome e sui primi argomenti che si toccheranno, per adesso, manteniamo massimo riserbo. Vi possiamo dire che si parlerà di libri e letteratura, politica e attualità, filosofia e tanto altro. Non mancate il prossimo lunedì, su Scrittori precari comincia la nuova rubrica di Jacopo Nacci & Matteo Pascoletti! Leggi il resto dell’articolo
Let. In. 1
aprile 24, 2012 di scrittoriprecari 22 commenti
Let. In.
Antologia di letteratura inesistente a cura di Carlo Sperduti
Le intenzioni di Let. In. sono quelle di “fare entrare” (to let in) nella letteratura anche la letteratura che non esisterà mai; di “ammettere” (to let in) che ciò che non esiste è cosa interessante: da evocare, da valorizzare e da far rimanere rigorosamente inesistente; di “imbarcarsi in” (to let in) un’impresa del tutto gratuita per il solo piacere di giocare con la letteratura, atteggiamento purtroppo sempre più raro. Il funzionamento di Let. In. è molto semplice e accessibile a tutti:
1) Si prenda come bersaglio un’opera letteraria e se ne modifichi il titolo attraverso sottrazioni, aggiunte o sostituzioni di lettere, anagrammi, giochi di parole o anche per semplice assonanza. Si faccia in poche parole quel che si vuole col titolo d’origine, a patto che esso rimanga riconoscibile nel titolo ottenuto.
2) Si proceda allo stesso modo con i nomi dell’autore e/o dell’editore (operazioni facoltative).
3) Dati i risultati delle due operazioni precedenti (o solamente della prima), si spieghi attraverso una recensione, una sinossi, un saggio, un riassunto, un’intervista, una lettera, un commento o quant’altro il contenuto del nuovo libro inesistente.
Si sarà così scritto intorno a un libro, evitando il fastidio di farlo esistere.
BEST-SELLERS
R
di Luther Blisset
Prima edizione con refuso di copertina del best-seller Q di Luther Blisset.
Angelo Zabaglio a.k.a Andrea Coffami
Prima che tu dica “stronzo”
di Italo Calmino
A volte i libri in cui ci s’imbatte per caso e di cui non si conosce l’autore neanche per sentito dire (l’ignoranza di chi scrive non è mai poca) ci riservano delle sorprese graditissime. È questo il caso di un piccolo capolavoro firmato Italo Calmino, scovato in una vecchia cantina di un amico durante un trasloco. Lo snello e agile volume cui ci riferiamo, indirizzato ai soli maschietti, s’intitola Prima che tu dica “stronzo”, ovvero 101 modi di mettere le mani avanti con la propria donna prima di affrontare un argomento scomodo.
Il titolo la dice lunga: se volete a tutti i costi evitare scenate e insulti, questo libro vi guiderà passo dopo passo verso la saggezza.
Dalla stessa arguta penna: Se una notte m’inforno un viaggiatore (horror), Il castello dei festini incrociati (erotico), Il barone arrapante (porno).
“Una stupefacente dimostrazione di come si possa far passare per sacrificio la propria bassezza morale: da non perdere” (Men’s Shame)
Carlo Sperduti
Gli interessi in provincia
di Giovanni Fantoni
Giacomo, il Milla, il Dumpe, il Felpa: quattro giovani disoccupati decidono di candidarsi alle elezioni provinciali per coronare il loro sogno: aprirsi un bar. I quattro riescono miracolosamente a essere eletti, soprattutto grazie ai voti dei giovani che premiano l’originale campagna elettorale dei quattro: regalano le droghe più svariate in cambio della preferenza. Una volta consiglieri provinciali, questi ragazzi riescono addirittura a far diventare il Milla assessore che, grazia ai soldi delle tangenti per gli appalti, riesce a trovare i fondi per coronare il sogno suo e dei suoi tre amici, un bar frequentatissimo che diventa il più importante snodo di spaccio di tutta la regione, anche grazie alla copertura delle forze dell’ordine che non mettono il naso negli affari dei politici.
Splendido romanzo di Giovanni Fantoni che dipinge magistralmente sogni e speranze di una generazione che non vuole perdere tempo.
Gianluca Liguori
L’uomo che scambiò sua moglie per un Campiello
Oliviero Oboe ha tutto per essere felice: un matrimonio d’amore, un lavoro gratificante, un male incurabile. Cosa si può desiderare di più, infatti, di una moglie muta, della soddisfazione di comminare contravvenzioni, della libertà di autocompatirsi senza freni con colleghi, amici e parenti? Un premio. Oliviero Oboe non si capacita del perché al suo settimo romanzo non è ancora riuscito a ottenere un premio da uno qualsiasi dei principali concorsi letterari nazionali. Eppure ha un talento indiscutibile: sua moglie non manca di commuoversi copiosamente sulle sue pagine, colleghi, amici e parenti si sperticano in complimenti, confessano la propria invidia, lo implorano di non smettere mai di scrivere. Una sola può essere la spiegazione: la mafia delle case editrici.
Questo romanzo racconta l’epopea di un gruppo di coraggiosi (Oboe, sua moglie Cloris, e i due colleghi pizzardoni di Oboe, Borghetti e Averna) che sfidano l’impero editoriale italiano per dare voce a un romanzo in cui credono più che in se stessi.
L’idea viene al Borghetti quando scopre che il presidente della giuria del Premio Campiello per l’anno successivo sarebbe stato Alberto Albertinis, un usuraio salito agli onori della cronaca per aver fondato una banca di lusso per correntisti vip ma soprattutto, elemento fondamentale in questa storia, concittadino. Il piano è semplicissimo: seppellire di contravvenzioni l’Albertinis fino a ottenere la vittoria per l’ultimo romanzo di Oboe, un tomo di ottocento pagine dal titolo: Non solo fregnacce. Ma la via della gloria non può che essere costellata di ostacoli che mettano alla prova il valore di chi osi tentare di ottenerla: l’Albertinis, essendo schifosamente ricco, naturalmente dispone di un box privato per la sua Ferrari giallo canarino. Dopo momenti di indicibile scoramento in cui i protagonisti non risparmiano cazzotti al muro e bestemmie al cielo, Cloris, che fino a quel momento è rimasta in silenzio, ha un’idea. E così, nel cuore di quella stessa notte, travestita da prostituta per non dare nell’occhio, la signora Oboe si avvicina di soppiatto al box dell’Albertinis per sabotare cellule fotoelettriche in nome della letteratura. Ma proprio quando niente sembra perduto, sotto gli occhi di Oboe e dei colleghi appostati dietro un parchimetro, ecco accadere l’imprevedibile: la Ferrari, da 100 a zero in 3,27 secondi, si ferma davanti al palazzo, davanti al box, davanti a Cloris. L’Albertinis scende dalla macchina, s’incapriccia da zero a 100 in 2,23 secondi della donna, e se la porta in casa.
Ecco il testo dello struggente biglietto con il quale, alcune settimane dopo un lungo silenzio, Cloris comunica al marito il suo estremo dono d’amore: «Mi ama. Non lo amo. Il premio è tuo. Addio.»
Oboe, distrutto dal dolore, maledice il premio, si ricorda di essere affetto da un male incurabile e muore. Il premio viene assegnato postumo. Non solo fregnacce vende un milione di copie in sei mesi. Il piccolo editore, al quale l’Oboe pochi mesi prima aveva versato 2.500 euro (di cui 2.000 al nero) per pubblicare il proprio manoscritto, diventa il maggior editore librario nato in Italia almeno nell’ultimo quarto di secolo.
Carolina Cutolo
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