Pipì à Paris

di Carmen Vella

Di questi tempi i ricchi mi danno l’orticaria.
Se ne stanno con la Louis Vuitton appesa sulla spalla o il Rolex che scintilla intorno al polso e si lamentano perché quest’anno la crisi si sente per davvero. Cavalli di razza con i paraocchi di Dior.

Faccio la wedding planner. Apprendista wedding planner, per la precisione. Organizzo matrimoni per gente che ha soldi a sufficienza per non dover farselo da sé.
Come questa qua: Luisella Berrini Della Porta. Cappottino beige con maniche a tre quarti e generoso fondotinta dello stesso colore.
“Marta, che ne dice di proseguire per i Jardin des Tuileries? Li ho sempre trovati strepitosi e vorrei usarli come sfondo per il servizio fotografico”, mi chiede mentre sistema diligente le mèches bionde dietro le orecchie.
Ci troviamo nella Ville Lumière, dove tra qualche mese si unirà nel sacro vincolo del matrimonio con Gianfranco Magri, suo storico fidanzato da quasi un decennio. L’andirivieni tra i negozi degli Champs-Élysées deve averle messo caldo, perché il labbro superiore è imperlato di sudore.
“Ottima idea, così possiamo scegliere gli angoli più suggestivi da suggerire al fotografo”.
È metà pomeriggio e siamo in piedi da questa mattina all’alba. Dopo aver portato i bagagli nell’albergo, abbiamo girato mezza città alla ricerca di un abito con il corpetto lavorato a mano. Ne avrà provati sì e no una ventina, ma dato che nessuno le ha fatto perdere la testa, proseguirà le ricerche una volta rientrata a Milano.
Non so come, ma non me la vedo a perdere la testa per qualcosa.
Si sposa perché ne ha abbastanza delle scappatelle di Gianfranco. Me lo disse la prima volta che la vidi. Non volendo procurarsi altre Leggi il resto dell’articolo

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Montecitorio Wrestling Federation /5

[Puntate precedenti: 123 – 4]

di Matteo Pascoletti

In quanto spettacolo il wrestling riflette la società in concreto, e non come concetto. Differenti società hanno differenti tipi di wrestling. Il rapporto è analogo al teatro: il teatro giapponese è molto diverso dal teatro italiano, che a sua volta è diverso dal teatro inglese.
Perciò il wrestling americano è differente da quello messicano, noto come lucha libre (“lotta libera”). Le principali differenza tra wrestling e lucha libre sono nello spirito alla base dell’incontro e nella fisionomia del lottatore. Nella lucha libre sono frequenti i lottatori mascherati, ma al di là della gimmick e del vestiario la maschera ha un valore totemico e antropologico. La maschera è il lottatore e il lottare è la maschera: indossarla significa diventare qualcosa di più di un uomo col volto coperto. Un lottatore cui viene tolta la maschera durante il combattimento, o a cui viene tolta come stipulazione del match, è un lottatore che perde parte del suo prestigio, della propria forza, e in qualche modo avrà bisogno di recuperare prestigio agli occhi del pubblico. È un Sansone cui sono tagliati in pubblico i capelli. Se indossasse la maschera la sera successiva, il pubblico vivrebbe l’evento come la violazione di un tabù, non come una semplice rottura della kayfabe.

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Bruci la città #1*

Io a volte vedo delle cose che ci rimango male all’idea che le vedo. Che poi, non è che proprio le vedo, più che altro me le immagino, ma me le immagino in maniera così vivida, che mi fa paura la mia stessa capacità di immaginarmi cose del genere.
A volte, per esempio, a volte vado in giro in bici per delle strade che hanno dei paletti grigi per delimitare il marciapiedi, e inizio a pensare a cosa succederebbe se, mentre una macchina mi sorpassa, cadessi su uno di quelli. Mi immagino che picchio la tempia destra sull’angolo fra la plastica dura che fa da tappo al paletto cavo e il ferro mal levigato. Mi immagino che la bici vola via in mezzo alla strada e viene schiacciata da un’auto che sopraggiunge e che fa il rumore stridulo dei freni che bloccano le ruote. Mi immagino che chiudo gli occhi e cado a terra, grattandomi d’asfalto le braccia e le gambe. Mi immagino che con lo sterno vado a sbattere contro il paletto successivo e che si sentirebbe il rumore di ossa rotte, se non fosse per quello di ferraglia della bici schiacciata dalla macchina che assorda tutto il resto. Mi immagino che picchio la testa anche contro l’angolo del marciapiedi e che mi si rompono i denti. Leggi il resto dell’articolo