Era meglio se morivo

lamborghinidi Natan Mondin

Mr Kim appoggia il verbale della polizia stradale sul tavolino. La luce è debole, fuori nevica. Le oltre cento pagine di relazione riportano: ora, nomi, numeri di targa dei veicoli coinvolti, estremi delle compagnie assicurative, commenti dei testimoni, pareri degli esperti e la sua firma di pubblico ufficiale. Ha ricostruito le dinamiche.
«Le parti verranno rimborsate dal fondo vittime della strada, che le ha concesso la rateizzazione del pagamento a fronte dell’ipoteca di tutti i suoi beni».
«Era meglio se morivo».
Entra l’infermiera, si avvicina al letto di Tae Sung Park: «può aspettare di fuori, è questione di pochi minuti». Parla senza rivolgere lo sguardo a Mr Kim in divisa. Suo figlio era sulla corvetta affondata lo scorso inverno da un siluro: lo è venuto a sapere dai telegiornali, soltanto dopo sono arrivati i poliziotti e un ufficiale con lettera, medaglia e vitalizio. «Suo figlio è morto per difendere il Paese dalla minaccia comunista». Gli mancava poco al congedo, dopo due anni di servizio nel Mar della Cina. Leggi il resto dell’articolo

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Le tigri della malaria – #fiabebrevichefinisconomalissimo

di Francesco Muzzopappa

Tutte le grandi città ospitano almeno una volta nella loro vita un circo.
Ma non tutte hanno la fortuna di veder issare le tende del circo VIOLENTISSIMO, di Johnny e Ricky Violentissimo, due fratelli gemelli con tre anni di differenza Leggi il resto dell’articolo

La pecora in vacanza – #fiabebrevichefinisconomalissimo

di Francesco Muzzopappa

Quando una pecora va in vacanza tutto il mondo le sorride.
Le farfalle volano.
Gli uccellini cinguettano. Leggi il resto dell’articolo

Qualcuno verrà

di Janis Joyce

Domenica è morta mia mamma. Oggi c’è stato il funerale, ma invece di portarmici mi hanno accompagnato dalla signora Fiaccabrino. Zia Milly è venuta a prendermi poco prima delle otto. Faceva caldo e abbiamo tenuto i finestrini aperti lungo tutto il tragitto. Incrociavamo i miei compagni di scuola, ma nessuno mi salutava. Sbirciavano da lontano e si giravano dall’altra parte. Ho cominciato la quarta elementare una settimana fa.
Mi spiace non poter venire in chiesa, ha detto la signora Fiaccabrino sull’ingresso, ma se è per tenere compagnia a Martino ci rinuncio volentieri. Lei e zia Milly sono state zitte per un po’ e ho capito che lo facevano perché se aprivano bocca si mettevano a singhiozzare. Continuavano a deglutire fissandosi negli occhi. La signora Fiaccabrino stava appoggiata allo stipite della porta e teneva una mano davanti alla bocca. È una donna piccola e magra, coi capelli a caschetto dritti e gialli come degli spaghetti. Non ha l’aspetto di una Leggi il resto dell’articolo

Carta taglia forbice – 12

Parte prima – i paragrafi della terza persona [1 – 2 – 3 – 4 – 5]
Parte seconda – i monologhi della prima persona [6 – 7 – 8 – 9]
Parte terza – i dialoghi delle persone [10 – 11 

Epilogo

Un orologio sempre perfettamente esatto non esiste.
Il massimo della precisione ottenibile te la dà un orologio
fermo, che anche se non sai quando, è assolutamente
esatto due volte al giorno.

James G. Ballard, Cronopoli

C’è un pezzo di morte, un lezzo di carni che si asciugano per bagnarsi, una nostalgia scafata della vita, quando penso alla relazione. Due esseri umani, due bipedi fica pene, o fica fica, o pene pene, non importa, che incrociano i nasi in una camera, che è la contrazione dell’uno nell’altro. Infilarsi nel corpo alieno per sentire il proprio.
Roba già detta, pensata, letta, pronunciata, studiata, capita, maledetta.
Ma ogni volta il muscolo gonfia la curva e sceglie la posizione. Che è un’azione coatta, una rielaborazione delle pose già assunte, una riabilitazione di se stessi con il genere umano. Ogni volta è una nuova volta, in pratica.
Così erano storie di piccoli truffatori del muscolo cardiaco, storie di vendicatori di corna, di allibratori che scelgono di giocarsi il cavallo malato, queste storie piatte che non indossano maschere, perché la pochezza non la mascheri, resta attaccata come grasso o come sangue, non la togli, lei sporca tutto, non la cancelli.
Questo è il gioco che avete letto. Un corpo a corpo tra tossici dell’esistenza Leggi il resto dell’articolo

Carta taglia forbice – 7

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Una grande città lontana dall’Europa occidentale

Lui.

Mi chiamo Michael, questo messaggio è per tutti quelli che si sono visti morire. Io conosco la morte e so che ha a che fare con l’amore e con il sesso e con la merda. Io conosco Bataille, ma ultimamente non riesco più a leggerlo. Mi fa cacare.
L’ultimo giorno di due anni fa ho calpestato una manciata di formiche che disegnavano una linea su due mattonelle del pavimento. Le ho calpestate con i piedi nudi e i corpicini minuscoli, quelle carcasse rigide come caccole, mi si sono attaccati alla pianta del piede destro, soprattutto, ma anche a quella del sinistro Leggi il resto dell’articolo

Carta taglia forbice – 6

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Parte seconda – I monologhi della prima persona

Si dà il caso che io mi trovi a mio agio con i Michael Laski di questo
mondo, con quelli che vivono fuori dal mondo invece che al suo
interno, quelli il cui senso di terrore è così acuto che ricorrono
all’impegno in cause estreme e disperate; ne so qualcosa anch’io
della paura e apprezzo gli elaborati sistemi con cui certa gente
riesce a riempire il vuoto, apprezzo l’oppio dei popoli in tutte
le sue forme, da quelle accessibili come l’alcol e l’eroina e la
promiscuità a quelle difficili da trovare come la fede in Dio o
nella Storia.

Joan Didion

Una grande città dell’Europa occidentale

Lui.

Ho pensato alla morte molto spesso. Da quando ero piccolo e, se ricordo bene, le mani non arrivavano alla maniglia di una porta. Mio padre mi sgridava e io morivo soffocato. Mia madre mi negava qualcosa e io morivo impiccato. La processione al funerale era una cosa straziante e io piangevo più degli altri. Ero un maestro dell’autocommiserazione. Ho iniziato a scrivere allora. E non ho mai smesso. Continuo a commiserarmi.
Mi hanno insegnato un mucchio di cose, nel corso degli anni, ma nessuna di queste cose è stata capace di chiarirmi perché sono così e continuo ad essere così come sono.
Come sono è facile da spiegare: Leggi il resto dell’articolo

Carta taglia forbici – 2

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Una grande città dell’Europa occidentale

Quell’anno accaddero molte cose, e come tutti gli anni ebbe un inizio e una fine, ma nessun centro. Nessuno poteva dire, ecco, siamo a metà dell’anno, perché una volta iniziato proseguiva verso la fine senza mostrare a nessuno la linea che disegnava. Nessuno poteva dire, ecco, questo è il punto che divide la linea in due parti esattamente uguali.
Lui e lei condividevano una stanza in un appartamento vecchio e ristrutturato dieci anni prima. Le altre stanze erano abitate da persone che comparivano e scomparivano. Qualcuno era uscito e non era più ritornato. Altri vi avevano rimesso piede. Lui e lei erano il punto fermo in quella linea contratta, tagliata in segmenti asimmetrici. Si erano conosciuti dieci anni prima, ma quell’anno non avrebbero festeggiato. C’era crisi economica, c’erano la disoccupazione e la depressione. C’era anche l’inflazione, la sentivi che gorgheggiava nei supermercati e davanti agli uffici postali.
In dieci anni lui e lei non erano riusciti a cambiare la loro situazione: per situazione si intende quell’insieme di successi e insuccessi che portano gli individui a crescere, a farsi terrorizzare dalla morte, a pagare laute assicurazioni per dissacrarla, a sfidarla facendo un figlio, a solleticarla comprando una macchina, a darle il benvenuto acquistando una casa con un mutuo a tasso variabile. Leggi il resto dell’articolo