La società dello spettacaaargh! – 11

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Caro Matteo,

ho ragionato un po’ sulla tua analogia tra piani meta- e geometrie di Escher: non era proprio così che me l’immaginavo, e questo mi ha portato ad analizzare meglio il concetto, che avevo delineato in modo approssimativo e frettoloso.
Con “inerpicarsi di piani meta-” intendevo ciò che scopriamo in quelle discussioni che finiscono quasi subito per vertere su cosa si è detto, sul perché lo si è detto, sul fatto che lo si è detto (talvolta addirittura qui, si finisce) etcetera; meta-discussioni, insomma, spesso snervanti, che sono favorite dall’epidemica comunicazione in forma di trolling (e in generale da quel fenomeno della comunicazione nel quale Mario Perniola ravvisa il discorso psicotico): il discorso del troll è talmente disgregato – spesso inconsapevolmente – e superficiale – nel senso proprio che pare un’increspatura della superficie – che la prima cosa che ti viene da fare è chiedere conto dei presupposti, tentando di mostrare al tuo interlocutore quanta complessità e quanto pervertimento dei significati si celino in quelle che lui pretende essere verità lapalissiane. La cosa interessante è che ai suoi occhi è il tuo meta-discorso che inerpica piani meta- e si allontana dal reale, mentre per te il tuo meta-discorso non fa che scoprire, a ritroso, in direzione del reale, la somma di piani occultati sui quali il discorso del tuo interlocutore si muove: l’impressione prodotta nel tuo interlocutore dal tuo meta-discorso, di un ulteriore allontanamento dal reale, è causata dal fatto che stai spostando l’attenzione dalla realtà dell’originario oggetto del dibattere alla realtà dell’esistenza del piano meta-, che però, per chi vi si muove sopra, è occultato, quindi il tuo meta-discorso scade, agli occhi dell’interlocutore, a pippa. Leggi il resto dell’articolo

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Poesia precaria (selezionata da L. Piccolino) – 8

Riprendiamo la rubrica del lunedì con una poetessa di un certo livello.

L’idea che i versi di Loretta Sebastianelli suggeriscono immediatamente è quella di una poesia in continua evoluzione-mutazione.

Danza, Loretta, e sapientemente dosa doti tecniche ed emozioni.

Non sempre la delicatezza va a braccetto con qualcosa di forte, resistente. Ma Loretta Sebastianelli è così. Delicata e flessibile come un giunco, concede al vento solo un’illusione di supremazia. I testi che mi ha inviato sono tutti molto belli ma, stranamente, non ho avuto dubbi sulla scelta da fare. Questo perché trovo bello e interessante quando i poeti parlano della loro arte. E lo fanno scrivendo di essa.

Buona lettura.

Luca Piccolino

I poeti (dichiarazione di poetica)

La meraviglia a volte

è soltanto un fardello

che ci trascina stanchi

mentre tanto sentire

ci logora le vene.

Mai soluzione alcuna

ha saputo guidare

gli antenati possenti

e mai potevamo essere

diversi da noi stessi.

Maledetti quando sputiamo dolore,

Quando le canaglie attaccate alle mani

Guidano carovane sbigottite;

Quando l’arsenico fa nera la lingua

E gli occhi grandi giustiziano il mondo.

Quando il male di vivere sommerge,

La nostra china indelebile canta

Sulla lingua assetata

E la verità è

Uno scomodo vestito mai bianco.

***

Loretta Sebastianelli è una visionaria.

Nasce a Roma. 1974. Luna crescente.

Incoraggia le proprie visioni fantastiche e interpreta la realtà, un po’ come tutti.

Ghost writer, poetessa, scrittrice. Precaria.

Pubblica due raccolte poetiche con Azimut: “Triade” e “Chimera”.

In passato lavora in una piccola case editrice, cura una rubrica poetica per una rivista New Age. Collabora all’organizzazione di Mediterranea, Festival Internazionale delle Arti e della Poesia.

Attualmente è membro della giuria del premio Elsa Morante per Inediti.