Storia delle Utopie Economiche nei Mercati Globali /2

Continua da qui

Non si converge

La crescita economica dipende da numerosi fattori e da cause complesse che costituiscono una delle materie di studio fondamentali per la scienza economica. Il primo trattato dell’economia moderna, pubblicato nel 1774 dal filosofo Adam Smith (Scozia, 1723-1790), s’intitola Un’indagine sulle cause della ricchezza delle nazioni, e si occupa proprio delle differenze nella ricchezza delle nazioni, con spunti validi ancora oggi. Le teorie e le politiche della crescita che oggi sono maggiormente utilizzate fanno riferimento a due principali tipi di fattori: fattori strettamente economici, fattori extra-economici e istituzionali. Le teorie della crescita economica in senso stretto che sono attualmente prevalenti sono state avviate negli anni 1940-50 [Roy F. Harrod (Inghilterra, 1900-1978), Ragnar Nurkse (Estonia, 1907-1959), Robert M. Solow (Stati Uniti, 1924)], sebbene abbiano le proprie radici nelle analisi degli economisti classici della rivoluzione industriale [David Ricardo (Inghilterra, 1772-1823)]. Il punto di vista degli economisti è che l’incremento demografico della popolazione è un dato non direttamente controllabile, e quindi il problema principale, per raggiungere un maggior PIL pro-capite, è di ottenere un adeguato tasso di crescita del PIL attraverso l’aumento della produttività, del capitale fisico e della forza lavoro. Leggi il resto dell’articolo

Pubblicità

Impromptu #5

[Riproponiamo qui un testo di Giorgio Fontana pubblicato sul suo blog]

Quello del piano di sotto – un barbiere pugliese in pensione, arrivato qui nel ’62, prima residente all’Isola, poi rimasto vedovo e da allora lì in via Frua, di fianco all’officina, un figlio a Roma – quello del piano di sotto mi mandava a comprare la “Settimana Enigmistica”. Faceva fatica ad alzarsi, diceva, diabete, diceva, sto per morire, soffiava: ma secondo me stava benone. Era così allenato con i cruciverba che pur non avendo studiato li azzeccava quasi tutti: “La cosa peggiore”, mi diceva, “è quando ti rimane una sola parola buca, e per quanto ci provi non ti viene, non ti viene proprio.” Leggi il resto dell’articolo