Personaggi Precari di Vanni Santoni

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Personaggi precari
Voland, 2013
pp. 156, euro 13,00

 

CRISTINA

Cristina, trentadue anni, ingegnera, precaria in uno studio di progettazione. Si indigna perché è un mondo in cui contano più le borse dei libri; soffre perché anche lei, alla fine dei conti, preferisce le borse.

MARIANNA

Ovvero, come passare la gioventù a scartare con sdegno i “ribeuti” del paese, per poi prendersi un ribeuto d’importazione.

CLAUDE

Claude, trent’anni, editor di testi universitari, è caduto in una cupa malinconia, rinfocolata dalla solitudine e dall’ozio. Sta franando interiormente. Solo l’amore di Giulia lo tiene in qualche modo vivo, ma Claude, come a render completa la propria rovina, ha in serbo per lei una sorpresa assolutamente infame, di quelle che riescono ad essere a un tempo spregio, duro colpo e insulto.

C’è come un’atavica sofferenza nei Personaggi Precari di Vanni Santoni, che si snoda come una sottile linea di demarcazione tra gli spazi vuoti della pagina e le improvvise saturazioni del testo, a incorniciare Leggi il resto dell’articolo

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Se fossi fuoco, arderei Firenze

Se fossi fuoco, arderei Firenze (Laterza, 2011)

di Vanni Santoni

Non avendo io patente di critico letterario, per giudicare un libro mi sono inventato un metodo infallibile nelle vesti di accanito lettore: quella che definirei la prova acustica (il che comprende la valutazione del ritmo e della tonalità: e della storia in quanto struttura e della lingua), ovvero la lettura ad alta voce, preferibilmente con qualcun altro che ascolti – anche se già so che c’è chi mi obietterà che leggere un libro è un atto per definizione solitario, e che così facendo metto il testo alla prova in una sua dimensione per così dire teatrale: ma tant’è, a me piace che l’effetto si propaghi. Per essere ammesso alla prova un libro deve essermi piaciuto davvero tanto (ed è questo il caso), al punto che io abbia voglia non solo di rileggerlo, ma di farne partecipi anche altre persone – e dunque, per rispondere a coloro di cui sopra, che io ne abbia già apprezzata la lingua e lo stile, ma non solo: anche la struttura della storia – al punto, mi ripeto, che mi venga voglia di rileggerlo.
Ecco, lasciamo adesso in disparte le mie tecniche di lettura e ripartiamo da qui: da come Vanni Santoni organizza la sua materia.
Forte dei suoi precedenti – Personaggi precari (RGB, 2007) e Gli interessi in comune (Feltrinelli, 2008) – si può dire che l’autore continui il suo percorso su un binario ben definito: l’idea, cioè, che la trama sia l’effetto delle azioni compiute dagli attori (coloro che appunto agiscono) e che dunque non possa prescindere dai personaggi – in questo senso potremmo leggere la sua prima opera come la vera e propria configurazione di un metodo (eccolo che ritorna), come d’altronde si può constatare seguendo il suo blog. C’è insomma qualcosa di teatrale, ma ancor più cinematografico, nella scrittura del Santoni, che d’altronde è tra i fondatori del metodo (ancora!) SIC – ma non attendetevi effetti speciali o robe del genere, che l’autore voglia insomma stupirvi tralasciando il resto, perché è una scrittura tutta letteraria la sua, altroché: una scrittura che pedina i propri personaggi (era già così nel romanzo precedente) e che ne ruba anche la lingua, disseminata di toscanismi che esplodono in vere e proprie schegge di fiorentino quando è la volta dei dialoghi.

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