Un mucchio di giorni così: intervista ad Angelo Calvisi

un mucchio di giorni cosìdi Federico Di Vita

Quasi un anno fa è uscito l’ultimo romanzo di Angelo Calvisi, Un mucchio di giorni così (Quarup, pp. 128, 12 euro). Il libro è uno di quelli che lasciano sensazioni vivide, tipo il freddo pungente di una mattinata d’inverno, una corsa sotto la pioggia, o lo spettacolo insensato di una partita di pallone – e tutto questo nonostante l’evanescenza delle vicende narrate. Un mucchio di giorni così è il quinto romanzo di uno scrittore liminare, le cui precedenti quattro prove letterarie (tre delle quali parte di una trilogia sulla follia) hanno visto la luce tutte per lo stesso piccolo editore. Vista la consapevolezza autoriale di Calvisi, trovo che la visibilità dei suoi lavori contrasti col loro valore, partendo da queste premesse inevitabilmente siamo finiti a parlare, oltre che dei romanzi, delle loro vicende editoriali. A volte l’invisibilità è specchio della pregnanza dei testi, in altri casi è la dimostrazione del loro peso specifico, in altri ancora è causa di scelte sbagliate.

Un mucchio di giorni così è la storia di un uomo decostruita e riproposta attraverso cinque momenti fondamentali/qualunque della sua vita. Sin dalle citazioni in epigrafe questo è messo in chiaro: «I giorni fondamentali nella vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume». Il romanzo racconta in modo arioso questi episodi, la sua bellezza, per me, è nell’onestà che dimostra la tua scrittura. Voglio cominciare chiedendoti come ti è venuta l’idea di scrivere questo libro. Leggi il resto dell’articolo

Pubblicità