Parigi à passages – Galerie des Variétés

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di Simone Olla

Camminavano senza una meta precisa, la luce dei becs de gaz si confondeva con quella che a est saliva lenta annunciando il nuovo mattino. FH – ubriaco e sfatto – mandava a memoria la nuova lettera da indirizzare a Emmy. WB – impeccabile dentro il suo abito nero, camicia avorio e papillon slacciato – accompagnava i passi barcolli del suo amico tenendolo per un braccio; e parlava poco, WB, e ascoltava ancora meno. Lo sforzo che FH impegnava per resistere alla vita doveva scolpirlo nella mente per non dimenticarsene il giorno dopo: scriverlo non basta, amava ripetere. WB, invece, non faceva alcuno sforzo di resistenza alla vita giacché il suo vivere non era resistere: i giorni scorrevano leggeri e fin troppo veloci, riempiti con metodo di studio e riposo quanto bastava.
Emmy adorata – bofonchiò FH – non vi aspettate questa lettera e forse nemmeno io mi aspettavo di scriverla a quest’ora di notte… nell’ultima vostra, mi chiedete dei miei acciacchi… di quelle scosse improvvise che Leggi il resto dell’articolo

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Carta taglia forbice – 12

Parte prima – i paragrafi della terza persona [1 – 2 – 3 – 4 – 5]
Parte seconda – i monologhi della prima persona [6 – 7 – 8 – 9]
Parte terza – i dialoghi delle persone [10 – 11 

Epilogo

Un orologio sempre perfettamente esatto non esiste.
Il massimo della precisione ottenibile te la dà un orologio
fermo, che anche se non sai quando, è assolutamente
esatto due volte al giorno.

James G. Ballard, Cronopoli

C’è un pezzo di morte, un lezzo di carni che si asciugano per bagnarsi, una nostalgia scafata della vita, quando penso alla relazione. Due esseri umani, due bipedi fica pene, o fica fica, o pene pene, non importa, che incrociano i nasi in una camera, che è la contrazione dell’uno nell’altro. Infilarsi nel corpo alieno per sentire il proprio.
Roba già detta, pensata, letta, pronunciata, studiata, capita, maledetta.
Ma ogni volta il muscolo gonfia la curva e sceglie la posizione. Che è un’azione coatta, una rielaborazione delle pose già assunte, una riabilitazione di se stessi con il genere umano. Ogni volta è una nuova volta, in pratica.
Così erano storie di piccoli truffatori del muscolo cardiaco, storie di vendicatori di corna, di allibratori che scelgono di giocarsi il cavallo malato, queste storie piatte che non indossano maschere, perché la pochezza non la mascheri, resta attaccata come grasso o come sangue, non la togli, lei sporca tutto, non la cancelli.
Questo è il gioco che avete letto. Un corpo a corpo tra tossici dell’esistenza Leggi il resto dell’articolo