Se Foscolo non fosse… /1

Ugo Foscolo, come pochi altri artisti, visse la condizione del suo tempo e a lui più che ad altri si addice il detto arabo “I figli somigliano più ai propri tempi che ai propri padri”. Foscolo nacque (guarda la coincidenza) nel 1778, cioè quando vinsero a Saratoga gl’ideali democratici delle tredici colonie americane sull’imperialismo britannico.
Crebbe in un periodo molto particolare, ricchissimo di input per un giovane che sta scoprendo il mondo: nel 1738 era stata scoperta Ercolano, nel ‘748 Pompei. gli scavi condotti in Grecia da Winkelmann avevano portato i frutti sperati, lo stile classico aveva invaso ogni campo artistico dell’epoca, la Rivoluzione Francese stava infiammando i democratici di tutta Europa, Rousseau e Montesquieu erano diventati i filosofi di moda, l’Illuminismo era giunto a maturazione e il Romanticismo portava dovunque aria nuova e stimoli.

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La società dello spettacaaargh! – 8

[La società dello spettacaaargh! 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – 6 – 7]

Caro Jacopo,

grazie innanzi tutto per la precisazione sull’Illuminismo. Mi rendo conto che l’avevamo trattato da diverse prospettive, girando un po’ intorno a una sua definizione, solo sfiorata. Faccio presente, per sintetizzare le nostre posizioni e i nostri linguaggi (ma correggi pure se scorgi errori, mi raccomando) come nel breve scritto di Kant sia toccato un discorso da me posto:

Forse una rivoluzione potrà sì determinare l’affrancamento da un dispotismo personale e da un’oppressione avida di guadagno e di potere, ma mai una vera riforma del modo di pensare.

Ossia che la riforma del modo di pensare non può prescindere dal percorso individuale: ci si può emancipare dall’oppressione in quanto istituzione sociale, ma questo non determina, di per sé, una liberazione individuale, in particolare per quanto riguarda le categorie di pensiero. Ciò ritorna anche nel discorso che fai, mi pare, sulla contiguità tra fascismo e berlusconismo (che condivido in particolare sull’elemento che individui, il «me ne frego»): ci siamo liberati di quella nefasta dittatura, ma ciò non ha coinciso, immediatamente e automaticamente, con l’emancipazione dal modo di pensare fascista. Leggi il resto dell’articolo

Trauma cronico – Sfratto esecutivo

Liberté, Égalité, Fraternité”

Motto della Rivoluzione Francese

La scorsa settimana vi ho detto che il comune di Giano dell’Umbria ha intimato lo sfratto alla Repubblica di Frigolandia (letteralmente la “terra della rivista Frigidaire”) mettendo di fatto a repentaglio un archivio storico di inestimabile valore che fa parte del patrimonio culturale di tutti noi.

Se vivessimo in un paese veramente democratico, un paese civile, umano, che avesse davvero a cuore la storia, l’arte e la cultura, oggi avrei potuto scrivervi, ad esempio, dell’ultimo, bellissimo libro che ho letto, ovvero Il tempo materiale di Giorgio Vasta, ed invece, figlio di quest’Italia dove non funziona quasi niente, dove ogni giorno viviamo una serie di traumi, violenze, soprusi, scempi, non posso esimermi dal denunciare (mio dovere in quanto scriba) l’ingrata sorte che mette a rischio il lavoro culturale di un uomo di 63 anni, il buon vecchio Vincenzo Sparagna, e dei suoi prestigiosissimi collaboratori di una vita straordinaria.

Il comune di Giano ha fissato per il 26 novembre il giorno ultimo per abbandonare i locali di Frigolandia.

Italia già così è un posto abbastanza becero e deplorevole, senza Frigolandia lo sarebbe senz’altro un pizzico di più. Prego vivamente gli avventori di questo blog di diffondere e divulgare la notizia come e quanto possono (e chi può il 26 vada a Giano dell’Umbria!). Frigolandia è un luogo di fantasia in un paese che la fantasia pare averla smarrita. Non si può permettere che un patrimonio artistico e culturale di inestimabile valore venga trattato in questo modo. Non è umanamente concepibile.

Vi saluto invitandovi a leggere l’ultimo editoriale di Vincenzo Sparagna sul sito di Frigolandia dove potrete aggiornarvi sugli sviluppi dell’incresciosa vicenda.

E speriamo bene.

Gianluca Liguori