luglio 31, 2013
di scrittoriprecari
di Gianni Agostinelli
Se low cost sono tutti i voli, se outlet sono tutti i negozi, io allora penso che tutti vogliono essere come me che invece sono diventato con naturalezza ciò che sono e deduco che la strada è quella giusta. Non c’è consolazione migliore, come la pioggia la domenica mattina che sei nel letto e giri il cuscino, oppure la finestra illuminata sulla stazione alle tre di notte che tu per fortuna sei dentro il giallo della finestra e non sei scomodo nel vagone che vorresti essere ovunque tranne lì, va bene anche dentro quella finestra gialla lassù, dove sono io, che l’ho accesa per andare in bagno a fare due gocce.
Tutta quest’enfasi, la smania, vi fa sembrare pazzi. Non capisco per cosa si lotti. Dei momenti di bassa ce l’ho pure io, anche se sono una persona stimata e c’è pure gente, ho scoperto, che aspira a essere come me. Non sono un fuoriclasse ma sono nel gruppone dei primi. Si prende consapevolezza di determinate questioni un po’ alla volta.
Però ogni tanto pure io, dicevo, ho dei momenti di bassa. Questo mi capita quando c’è il periodo del calcio mercato che faccio i conti in tasca degli stipendi che si prendono i calciatori e vado in cucina, e per fare due parole lo dico a mio padre che invece dice Sono le undici. Così ho imparato a tenermele per me alcune riflessioni.
Io sono brutto, la mia ragazza è bella secondo me, quando si valorizza, però agli altri non piace. E siamo una coppia. E il sesso lo facciamo ma senza molto appetito e questo fatto di non essere bellissimi, diciamo, sommando, e di non avere particolare voglia di sesso fa sì che noi due siamo tagliati fuori da una fetta di mercato che parte dal vestiario e arriva agli abbonamenti satellitari, e quindi ci fa risparmiare dei bei soldi. Per fortuna che a noi piace poco il sesso e il pallone, e così secondo i miei calcoli si risparmia il 70% di quanto spende invece mio fratello che ancora insiste con il gel per i capelli e ce li ha rimasti solo dietro le orecchie. Per lui la vita è molto più dura.
Prima dicevo che ho dei momenti di tristezza perché quando non siamo nel periodo natalizio che per comodità faccio partire col primo giorno di dicembre e faccio terminare con la domenica che segue la Befana, oppure nel periodo della neve che così ci blocca tutti insieme e che spero possa durare, delle volte, anche due o tre settimane, ci sono, dicevo, gli altri periodi dell’anno che invece è più difficile non pensare. Esclusi i week end che per chi non lavora sono una benedizione così pensi che la settimana duri cinque giorni più due, anche se poi non è verissimo, nessuno fa niente. Insomma, se capito nel momento di mezzo in cui la gente non fa quello che faccio io, cioè magari vanno a lavorare e mi sembra che il week end non arrivi o che tutti i giorni siano dei martedì e io fisso le venature sulla porta del corridoio e il sole svetta e i quiz preserali che ci pareggiano tutti sono solo un sogno lontano, allora, appunto, ho questi momenti di tristezza che da un po’ tento di raccontare. E quando ci sono questi momenti a volte arrivano delle tragedie che capitano proprio a fagiolo. E quando ci sono delle tragedie, dei disastri naturali oppure drammatiche morti di persone importanti o drammatiche morti di una moltitudine di persone normali come potrei essere io, contemporaneamente, che così avvicinano ma non equivalgono il singolo morto importante, uno come me fa un respirone e dice di no con la testa e poi si mette a seguire queste tragedie. Siccome ne parlano tutti, ed è giusto in ogni momento farlo e dare soluzioni, o punti di vista, allora è come se questa sospensione temporanea del martedì lavorativo si trasformi in qualche ora d’aria. E quindi, bene o male, andiamo avanti.
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