Appunti per un futuro letterario all’insegna dell’inconsistenza – parte seconda

[Leggi la prima parte]

1) Sostenere che non esistono i generi letterari: uno scrittore è uno scrittore e basta.

2) Progettare la stesura di un thriller psicologico.

3) Di un romanzo noioso, dire che è un magistrale esempio di sobrietà.

4) Pronunciare in maniera personalizzata i nomi di autori russi e francesi.

5) Spedire a molti editori, insieme al proprio manoscritto, una lettera di presentazione in cui si sottolinei il fatto che la propria opera è stata giudicata con estremo favore da ben quattro persone, tra parenti e amici, tutte laureate (non è necessario specificare in cosa). Leggi il resto dell’articolo

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Rosso Floyd

Rosso Floyd (Einaudi, 2010)

di Michele Mari

 

Tutto comincia con due siamesi avvinghiati per l’eternità: Pink Anderson e Floyd Council, due musicisti blues. Sono loro a fornire lo spunto per il nome dei Pink Floyd, la rock band britannica probabilmente più famosa nel mondo.

Michele Mari ha strutturato il suo romanzo quasi come una sorta di seduta di psicanalisi globale: 30 confessioni, 53 testimonianze, 27 lamentazioni di cui 11 oltremondane, 6 interrogazioni, 3 esortazioni, 15 referti, una rivelazione e una contemplazione. Si tratta di una vera e prop ria metanarrazione in cui amici, parenti, rock star più o meno famose (si pensi a David Bowie ed Eric Clapton), registi (Michelangelo Antonioni, Stanley Kubrick, Alan Parker), scrittori, giornalisti, fan, raccontano la loro verità, discutono, si confessano, mostrano il loro punto di vista. Tutti impegnati a ragionare del grande assente, di colui che – come il pifferaio magico – è riuscito a tenerli sempre tutti legati a sé nonostante il suo non esserci, il non mostrarsi più sulle scene, il suo essersi rifugiato nella sua personale dimensione: Syd Barret.

Prima affiancato sulle scene da David Gilmour, poi – probabilmente a causa di un abuso di LSD – sostituito, Syd è il grande assente, è il collante che – seppure attraverso il rimpianto – continua a legare la band indissolubilmente. È Barret ad essere la vera fonte d’ispirazione dei Pink Floyd. Barret che li ha fatti conoscere al mondo con The Piper at the Gates of Down e che, dopo aver brillato, si è eclissato. Lui brilla ancora in Shine on e in Wish you were here, c’è sempre lui nel battito di Time, nelle liriche e nella mente di Gilmour che tenta di sostituirlo. È sua la voce che accompagna i pensieri, i sogni, le ispirazioni di Waters e Mason.

Syd Barret è l’eterno ragazzo che sogna con gli occhi rivolti al cielo e che non appartiene a questo mondo, l’anima bella e incontaminata, l’uomo che ha segnato un’epoca ed è scomparso, l’incantatore, il pifferaio magico, il misantropo che si è relegato nella sua Cambridge perché inadatto a vivere il suo tempo, l’amico ideale, colui con cui comporre musica e dialogare, fonte di ispirazione.

Il romanzo non è altro che una caleidoscopica ricostruzione di ciò che è stato Syd Barret. È un intenso fluire di emozioni, è il rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato, è il ricordo di un uomo che – nonostante ogni sua debolezza e fragilità – ha cambiato per sempre il mondo della musica.

Serena Adesso

Poesia precaria (selezionata da L. Piccolino) – 10

Io e Rolando Agostini viviamo nello stesso quartiere ma non ci conosciamo da molto. Un paio d’anni o poco più.

Un grande poeta non sempre riceve ciò che merita. E non sempre capita di incontrarlo, un grande poeta. Io l’ho incontrato, viveva a due passi da casa mia e non lo sapevo.

Probabilmente se Rolando Agostini avesse avuto un altro carattere e maggiori possibilità, sarebbe ora riconosciuto e celebrato dall’establishment letterario italiano.

Rolando Agostini nasce a Roma il 25 agosto 1950.

Si innamora contemporaneamente sia del cinema che della scrittura.

La visione dei film di Stanley Kubrick infatti, lo spinge a dare inizio a una produzione fatta di miriadi di poesie e piccoli racconti.

La vita di Rolando è stata dura.

Ha vissuto per parecchi anni di espedienti, sempre in bilico tra il bene e il male. Ma anche questo periodo è stato utile alla crescita delle sue doti di osservatore della società cosiddetta “civile”

Ancora oggi Rolando si diverte a raccontare quei tempi:

“Dopo aver ascoltato Guccini cantare La Locomotiva, decisi di fare un furto alle ferrovie di stato!”

“Ero entrato in una condizione economica da benestante e le persone intorno a me mi criticavano e si rodevano di invidia. Oggi che non c’ho na’ lira, le cose non so cambiate per niente!”

Nel 1994, dall’opera Chissà quanta gente (a tutt’oggi inedito) viene estrapolato, dal regista Paolo Brunatto, un cortometraggio messo in onda su Rai Educational.

Nel 2008 pubblica Il Sapore della Luna Cruda (Arduino Sacco Editore).

Il libro, composto da centotrenta poesie, è un magnifico gioiello che celebra la caratura di un autore fuori dal comune per talento e personalità.

Luca Piccolino

DEMONIO E POETA

Come mi sento bene quando mi sento

un demonio, un poeta.

La cocaina, l’eroina, il successo

i miliardi mi fanno sorridere

e infatti sorrido.

Di solito mi fanno schifo.

E l’infinito è un’unghia sporca

a confronto della solitudine

e me ne torno a casa come una serva negra

come un pazzo che sa che troverà

la casa come un vestito di mattoni.

E quando spezzano il tuo cuore

d’innamorato, ce n’è sempre un’altra.

Altre! 2, 3 o 4.

Se potessi scegliere tra te e il paradiso

io solo te.

E i soldi non sono fiori

lo sono invece le razze

con i loro colori.

Tutta roba vecchia che è andata in putrefazione.

E la gente se ne va

in giro con i cuori

dentro i preservativi.

Rolando Agostini