Stati d’eccezione. Cosa sono le micronazioni

[Qui di seguito un’anteprima dal nuovo libro di Graziano GrazianiStati d’eccezione. Cosa sono le micronazioni, dall’11 luglio per i tipi di edizioni dell’asino]

L’obiettivo di chi decide di dichiarare indipendente un territorio piccolo, piccolissimo, una porzione di mondo che spesso delimita poco più che la residenza del novello governante, o al massimo della sua comunità di riferimento, è il desiderio di sentirsi sovrani in casa propria. Manie di grandezza, particolarismo esasperato? C’è un po’ di tutto questo; ma anche se praticamente la totalità di questi microstati non hanno alcun riconoscimento internazionale che non sia quello di altre micronazioni come loro, i sedicenti governanti sottolineano che anche la sovranità, in fondo, è una questione di percezione. E forse non hanno tutti i torti se è vero quel che si racconta, ad esempio, del vecchio dittatore portoghese Antonio de Oliveira Salazar, alla cui vicenda José Saramago dedicò un racconto: colto da infarto e costretto ad abbandonare il potere, continuò a credere per molti mesi di essere a capo del governo poiché nessuno ebbe il coraggio di comunicargli che non era più così. Ma se in quel caso si trattava di un vero potente, la vicenda che ha per protagonista Joshua Abraham Norton è ben più bizzarra e indicativa del clima che circonda la fondazione di una micronazione. La sua storia Leggi il resto dell’articolo

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COMPRATECI. NON CI VENDEREMO MAI!

E’ in edicola il n.236 di FRIGIDAIRE, un numero speciale (ma che costa sempre solo 3 euro) con 24 pagine invece di 20, che resterà in edicola fino alla seconda metà di settembre. Questo numero segna il passaggio a una nuova fase. Da allegato, sia pure del tutto indipendente del quotidiano Liberazione, Frigidaire torna ad essere la rivista autonoma che è sempre stata anche sul piano diffusionale e operativo. Come annunciato sulla copertina, contiene all’interno (tra le tante cose) un importante inserto dossier: la traduzione integrale del recentissimo documento della Global Commission on Drugs dell’ONU, che chiede la legalizzazione di tutte le sostanze considerate droghe nei trattati internazionali; la storia fallimentare di 50 anni di proibizionismo, sostiene l’ONU, impone di rivedere completamente la legislazione in maniera dei diversi Stati.
Inoltre, su Frigidaire 236 ci sono i fumetti di Squaz, Massimo Giacòn, Maurizio Ercole, Lenny Lucchese, Marc Caro, le vignette di Ugo Delucchi, Giorgio Franzaroli, Fabrizio Fabbri, Giuliano, Frago, Laurenzi, Cecigian, i disegni di Andrej Lavrinovics, Gianni Cossu, Vincenzo Sparagna, Maila Navarra, Pablo Echaurren, Federico Della Putta, Davide Toffolo intervistato da Franzaroli, gli articoli su No Tav e Black Bloc, Internet e rivoluzione, gli Orti sinergici, l’esplorazione delle supergrotte, il Sud Africa, la testimonianza di Jacopo Giombolini che nella sempre sorprendente rubrica “Schiuma” ci fa incontrare un ex professore andato a lezione dagli umili, i racconti di Sacha Biazzo e Davide Fragiacomo, servizi sull’occupazione del Teatro Valle e su logge e loggioni italiani dalla P2 alla P4, la rubrica di musica con le recensioni di Diego l’Alligatore, Frigolibri, ecc.. Insomma, nel numero 236 c’è un bel po’ di roba da leggere e da gustare. Non perdetelo!

E, in caso di eventuale assenza dall’edicola, si prega di segnalare, comunicando città e indirizzo, a frigilandia@gmail.com

Infine, ricordiamo che da questo mese Frigidaire è distribuito in tutta Italia (anche in Calabria, Sicilia e Sardegna). Per riceverlo direttamente a casa o all’indirizzo che preferite, l’abbonamento costa solo 30 euro. Maggiori info su frigolandia.eu

“Non è che l’inizio, il mensile più rivoluzionario e originale del mondo continua”… alla faccia di tutti i giullari e i camerieri mediatici di questo inquietante paese.

Non c’è pietà

Il Policlinico non è un buon posto in questa stagione. Fa caldo e l’aria condizionata dove c’è non funziona. Nelle camere si sta in sei, otto pazienti.

Il vecchio al mio fianco l’hanno ricoverato un paio di giorni prima di me, per via di un’ ulcera perforata che, a quanto pare, gli ha fatto passare un bruttissimo quarto d’ora.

Oggi è il mio giorno. Finalmente mi operano.

Il mio ventre è fatto male, così ha detto il medico. Una malformazione congenita mi porta a possedere la parte superiore dello stomaco al di sopra del diaframma anziché sotto, dove dovrebbe invece essere.

Basta con la pancia che brucia come un tizzone. Basta con i reflussi gastrici in piena notte e con i farmaci da prendere ogni giorno. Basta. Ma serve operarsi. Un bel taglio e due, tre ore di qualcosa che l’anestesia non mi farà vedere.

Oggi cominciano i mondiali di calcio. Durante la partita inaugurale, Sud Africa-Messico sarò ancora sotto ai ferri. Probabilmente sarò già abbastanza in sentimenti alla sera, per Francia-Uruguay.

Questa storia dei mondiali è proprio una botta di culo. Sai che palle, in questa corsia di ospedale a sentire le lamentele di anziani che stanno tutto il giorno a vedere Forum e altre insopportabili trasmissioni, sembrano non sentire il caldo e si ostinano a chiudere le finestre. Sono qui da due giorni e già non ne posso più.

Tre partite al giorno fanno in tutto sei ore di pura e onesta evasione sportiva. L’unico punto di contatto che possa trovarsi tra me e la geriatria che abita la mia stanza.

L’anestesista mi dice di contare fino a dieci, dopo avermi fatto un’iniezione al braccio. Arrivo a quattro e cado in un sonno senza sogni. Buio.

Luce. Mia madre, mio padre, mio fratello e Vanessa che mi guardano e mi chiamano. Capisco che mi stanno chiamando ma ci vuole un po’ prima che io riesca a rispondere. Dicono di aver parlato col chirurgo. E’ andato tutto bene, una settimana di ospedale e poi sono fuori. Mio padre dice di non preoccuparsi. Che una settimana passa in fretta e che ci sono i mondiali in televisione per distrarsi. Ha proprio ragione. Mondiali. Partite e trasmissioni sui mondiali. Moviole, commenti, pronostici. Una vera pacchia.

Sono le sei quando i miei se ne vanno. Alle sette passa la cena. Non per me. Io ho le flebo attaccate fino a domani mattina. Per fortuna non sento un gran male. Sono ancora rabbonito dall’anestesia ma ben cosciente.

Alle otto e un quarto Mauro, l’infermiere di turno, viene a cambiarmi la flebo.

Il vecchio al mio fianco gli si rivolge col fare di un nonno col nipote: “Su che canale la danno la partita della Francia? Su Raiuno?”

Mauro si fa supponente mentre maneggia con le boccette della flebo: “A sor Alvà ma che cazzo state a di’? Ma non lo sapete che la Rai trasmette solo una partita al giorno? Oggi hanno mandato quella del Sud Africa no? Le altre stanno su Sky. Se so comprati i diritti.”

La delusione serpeggia senza neanche stare troppo a nascondersi. Mauro se ne va.

Il sor Alvaro si è seduto sul letto. Scuote la testa: “Mortacci loro. Manco le partite del mondiale se possono più guardà in grazia de Dio. E’ uno schifo. Dappertutto è uno schifo.”

Bestemmia il Cristo in croce e poi continua: “Non c’è pietà. Nemmeno per chi soffre, per chi sta ricoverato. Per nessuno. Non c’è pietà!”

Il vecchio addetto al telecomando fa zapping per qualche istante. Poi si ferma su un programma dove una grassona rincontra sua figlia dopo vent’anni.

La settimana, come per magia mi si prospetta d’un tratto più lunga di prima. Molto più lunga e maledettamente noiosa. Una sofferenza nella sofferenza per cui occorrerebbe molto più che pietà.

Luca Piccolino



Trauma cronico – Questi giorni

– … E da dove vieni?

– Da un posto pieno di gente cattiva.

Vanni Santoni

Amuchina, igienizzante per le mani: siamo in preda ad un delirio di massa, una psicosi generale.

Tra qualche anno, di questo passo, si andrà a finire tutti in giro con le mascherine come quei film di fantascienza americani per le televisioni. In realtà, è anche, come sempre, una questione d’interessi. Nelle farmacie e nei supermercati la richiesta di questi igienizzanti cresce a dismisura, ci si spruzza continuamente, pare che una persona su sei non si lavi le mani dopo aver urinato (si dice che il sondaggio sia stato fatto fuori i bagni degli autogrill), ed è panico.

Ma lasciamoli vivere questi batteri! Evviva gli anticorpi!

In quest’epoca violenta e dominata dalla religione del profitto, ecco che vengono sequestrate pure le prime tonnellate di prodotti cinesi taroccati; e chissà quanti ce ne saranno già in commercio… attenti a voi. È tossico il capitalismo, ed è tossico anche il pensiero.

L’aria è irrespirabile, ho letto che a Milano sono indagati la Moratti e Formigoni, l’acqua è privatizzata, il cibo pronto per nuovi rincari (senza fonte).

La bellezza del mondo è stuprata ogni giorno da noi stupidi umani, in tanti nostri piccoli gesti, in ogni respiro, ogni movimento mascellare di masticazione, passa la morte attraverso il nostro intestino che tutto trasforma in merda, la merda che ogni giorno mangiamo e beviamo, e che acquistiamo a caro prezzo coi pochi soldi che abbiamo.

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Sento sempre più persone intorno a me che perdono il lavoro, ma questa non è una novità. La tragedia avanza e aumenteranno le tensioni sociali, con la politica che si disinteressa a tutto, occupata in faccende lontane dai cittadini.

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Sui giornali online, venerdì, riflettori puntati sulla deposizione del pentito Gaspare Spatuzza, che tra cosa nostra e dio pare abbia scelto quest’ultimo. Finora sono venuti fuori elementi inquietanti, certo dovranno essere verificati da chi queste cose le fa di mestiere, non certo da politici o giornalisti, staremo a vedere.

Ieri, sabato, Libero titolava “Le minchiate di Spatuzza”. Libero, appunto.

Probabilmente, tra qualche giorno, non se ne parlerà più, ci sono notizie di rilevanza ben più importante, come le nuove sulla vicenda Calciopoli, senza dimenticare la condanna per l’omicidio della studentessa inglese, uno di quei processi mediatici che vanno tanto di moda da un po’ di anni a questa parte, quelle faccende, quasi sempre private, che riempiono giornali e televisioni, chissà poi perché… già, chissà.

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Comunque, la buona notizia è che l’urna di Città del Capo, che per chi non lo sapesse si trova in Sud Africa e non ad Arcore, è stata benevola con gli azzurri, che, sempre per la precisione, non sono i sostenitori di Forza Italia/CdL/PdL, bensì i calciatori della nazionale. In questo paese diventa sempre più difficile scrivere e parlare, il linguaggio ha subito uno stravolgimento velocissimo e improbabile negli ultimi vent’anni che non si riesce a stargli dietro. A mia ingannevole memoria, pare che tutto nasca quando la figura del Presidente del Consiglio venne denominata Premier.

L’Italia del pallone che urlava allo stadio e davanti alle televisioni, da un giorno all’altro non poté più gioire al grido di “Forza Italia!”, che sennò uno poteva pensare che si parlasse di quel partito nuovo dell’imprenditore milanese. Ma oggi siamo andati oltre, addirittura gli eroi, per dirne una, sono diventati dei mafiosi certificati; lo scempio della parola si consuma ogni giorno davanti ai nostri occhi impotenti.

Però dobbiamo essere felici, perché tra poco ci sarà il mondiale ed il paese, ancora una volta, si fermerà (che sia la volta buona che imploda!). Io, come chi legge questa rubrica ben saprà, spero che l’Italia non vincerà: lo spero perché amo questa terra indegna e ingrata, Italia.

Questa Italia dove al peggio non c’è mai fine, dove accade l’impensabile, come quei poveri bambini a Pistoia che hanno subito delle violenze immonde. Bisogna raschiare a fondo per uscire da questa grossa follia collettiva. L’Italia sta male, molto male. Forse l’Italia è morta ma non se ne è resa conto.

L’altro è scomparso, e per salvarsi, oggi, l’uomo italico, si nutre della speranza vana del superenalotto o di winforlife, l’unico modo per fargli pagare le tasse senza che se ne accorgano, poveri fessi.

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A volte, sempre più spesso, assorto nei miei piccoli umani pensieri, mi capita di chiedermi: dove sono finiti, gli uomini?

Gianluca Liguori