Smetto quando voglio

di Francesca Fiorletta

Ognuno di noi ha certamente detto questa frase, almeno una volta nella vita: “Smetto quando voglio”.
L’illusione poco matura di avere pienamente in mano il proprio destino, di riuscire a controllarsi sempre nelle pulsioni meno raziocinanti, di saper gestire le conseguenze, più o meno positive, che derivano dalle singole e talora avventate scelte quotidiane.
“Smetto quando voglio”, dunque, di vivacchiare alla giornata, nell’attesa di un assegno di ricerca universitaria fatiscente, “Smetto quando voglio” di mentire alla mia compagna e ai miei amici, di millantare una carriera brillante, o addirittura un trascorso giudiziario losco, pur di acquisire una stolida e insensata credibilità pubblica. O meglio, pur di racimolare qualche spiccio.
Perché è quello economico, più di tutto, il cruccio che attanaglia i protagonisti di questa commedia arguta e brillante, per la regia di un giovanissimo esordiente salernitano, Sydney Sibilia, che ha diretto con molto garbo un cast vivace e mai sopra le righe.
Edoardo Leo, il protagonista, è un chimico geniale che ha appena scoperto il modo di sintetizzare una nuova molecola, epperò non gli viene rinnovato l’agognato assegno di ricerca all’Università. Impegnato in una relazione particolarmente stressante con una glaciale Valeria Solarino, la quale, beffa delle beffe, lavora in un centro di recupero per tossicodipendenti, il nostro chimico iper precario decide di farsi spacciatore, o meglio, come lui stesso tende più volte a precisare, “agente di commercio”. Mette quindi sul mercato una nuova droga, perfettamente legale, e si fa aiutare, in questo disperato progetto di sopravvivenza, da un gruppo di scapestrati studiosi suoi pari. Leggi il resto dell’articolo