The original chinese conjurer

di William Kessel Pacinotti

chung ling soo«Mi chiamo William Ellsworth Robinson non parlo più nella mia lingua da anni non sono neppure sicuro di chiamarmi con questo nome, il mio interprete con i giornalisti parla di me come Mr Chung-Ling-Soo. Un uomo, tale Foo mi ha sfidato dicendo che gli avevo rubato il nome e che io ero lui, ma come si può rubare un nome? Puoi rubare un cavallo, una mela, puoi truccare le carte o far sparire un proiettile, ma come si fa a rubare un nome? Un nome non significa nulla. Sono stato sfidato per un nome e ho vinto, ho vinto quel nome. Ora mi chiamo Chung-Ling-Soo, io fermo le pallottole. Mago venuto dalla Cina qui in europa, ogni sera sul palco vengo condannato a morte dai boxer che mi hanno seguito fino qui, in silenzio ascolto la condanna, li guardo spianare le pistole, non una parola mentre fanno fuoco. Ogni sera restituisco le pallottole a chi tra il pubblico ha siglato i colpi. Parti di me sono andate perdute in ogni spettacolo. Una lenta spoliazione, per fortuna dimentico velocemente e con la stessa velocità le sostituisco con delle nuove. I giornalisti mi chiedono della mia vita in Cina, dei miei presunti debiti, dove sia mia moglie. Io non lo so, l’ho dimenticato, l’ultima volta che l’ho vista era con me al ristorante e un gesto delle mani di un uomo, un commensale, mi colpì. Conosco i movimenti delle mani, ogni dito, le tensioni dei nervi, i cambiamenti nel colore della pelle sono sillabe compongono frasi formulando parole: guardami io ti desidero. Non sono riuscito a fermare quel colpo. Eppure io sono un mago, un mago cinese.

Distesa accanto a me l’ho sentita respirare, la guardavo attentamente mentre lei distante sognava. Da mago ho cercato di riportarla indietro. L’ho fatto tante volte, eseguo i gesti con calma mentre ciò che rimane della nostra casa il letto, i vestiti, gli specchi mi guarda trattenendo il respiro. Sento i pensieri di quel pubblico: questa volta non ce la fa. Non una parola, mentre attraverso i suoi occhi guardo ciò che lei vede. Un estraneo. Quale è il nome per un estraneo? Da mago posso dire che lei, le sue parole, gli occhi, il corpo che tradisce non sono completamente qui. Nessuna magia è perfetta, il numero perfetto non è l’assistente che viene ricomposto, il coniglio fuori da cilindro, la pallottola fermata. Il numero perfetto è quello dove il mago muore. Mi chiamo William Ellsworth Robinson e sto per uccidere Chung-Ling-Soo.» Leggi il resto dell’articolo

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