Atti impuri IV

[Siamo lieti di pubblicare l’editoriale del quarto numero della rivista, a cura del collettivo sparajurij, Atti impuri. Rimandiamo i lettori, inoltre, alle scorse collaborazioni con la suddetta rivista:
Editoriale Atti impuri II
Recensione di Atti impuri II a cura di Gianluca Liguori
Racconto Anime gemelle, di Riccardo Ferrazzi, su Atti impuri III
Infine, vi anticipiamo che con la ripartenza settembrina del blog rilanceremo uno dei racconti del quarto numero. Stay tuned!
]

Struttura lacertiforme, corpo tozzo, nero, arabescato di macchie giallo-aranciate distribuite in modo irregolare, cranio piatto, occhi prominenti dotati di palpebre: bastano pochi dettagli per restituire un primo, sommario, ritratto di questo piccolo anfibio che in realtà, nel variegato panorama delle bestiole che popolano i nostri boschi, spicca per peculiarità a dir poco anomale. Appartenente all’Ordine degli Urodeli, la Salamandra salamandra – o più comunemente Salamandra pezzata – può misurare dai quindici ai venticinque centimetri, è dotata di organi sensoriali ben sviluppati (soprattutto l’olfatto) e dispone di una livrea liscia, coperta da lievi escrescenze, costantemente umettata grazie alle secrezioni di particolari ghiandole mucose alle quali si accompagnano altre ghiandole velenifere pronte, in caso di pericolo, a secernere un liquido denso e biancastro. A patto di essere trattato con rispettosa delicatezza, comunque, l’anfibio risulta sostanzialmente inoffensivo.
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I LIBRI ALL’INDICE

Che questi anni verranno ricordati come decadenti e oscurantisti non è certo una novità. A preoccupare, piuttosto, è il pericolo che ci si abitui al peggio, che si abbandoni lo spirito critico nel nome di un vecchio adagio: tanto non cambia niente, a che scopo indignarsi!

L’Italia, da questo punto di vista, è un laboratorio perfetto: paese crivellato di scempiaggini dalla mattina alla sera, popolo assuefatto alla moda delle barzellette apparenti, benché non certo inoffensive. Ad abituarsi alle sparate, infatti, si finisce col rimanerci impallinati.

L’ultima, ma solo in ordine di tempo, è quella di Raffaele Speranzon: l’assessore alla provincia di Venezia ha infatti proposto alle biblioteche di Venezia (ma estendendo l’invito anche alle altre province venete) di mettere all’indice tutti quegli autori che nel 2004 firmarono l’appello per la scarcerazione di Cesare Battisti.

Quest’ultimo, come sottolineato sul sito di Giap, è soltanto un pretesto: e rischia di diventare un pericoloso precedente (nella storia recente, s’intende), che consentirà in futuro di compilare altri elenchi di proscritti.

Difatti, qui non stiamo parlando di un “semplice” invito a non leggere certi autori, ma dell’intimazione a eliminarne i titoli in luoghi pubblici come le biblioteche, fondamentali per tutte quelle persone che si ritrovano nell’impossibilità di acquistare libri. Stiamo quindi parlando di una grave limitazione della nostra libertà (l’ennesima, in un paese che si spertica quotidianamente nel lodare un termine che sembra ormai svuotato di ogni significato), di un proposito autoritario che è figlio di un pensiero violento: quello  di chi si arroga il diritto di scegliere per noi cosa sia giusto leggere e cosa no.

Invitiamo quindi chiunque voglia prendere le distanze dall’iniziativa dell’assessore a scrivere direttamente al suo indirizzo di posta elettronica: raffaele.speranzon@comune.venezia.it

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