dicembre 9, 2010
di scrittoriprecari
Tutti allo scoperto! E di corsa, anche! Cantando! Quel che vi pare, ma di corsa!
Ci sarà uno straniero che mi saprà dire che sapore ha il mio cielo?
E che festa sia! In ordine sparso, soggiogati.
Ricordo Jimi Hendrix, un tempo. Lo ricordo proprio perchè non c’ero.
Un altro mancino nella banda degli sbavatori d’inchiostro su carta lucida.
Un altra trama fumosa e sacrilega. Rumorosa.
Altri ritmici luoghi di pace, con classe.
Faccio skateboard con costruzioni antisismiche, nel selvaggio niente.
Una voce da Saturno mi buca la disattenzione, costretto ad ascoltare suoni nebulosi.
Corro e quando lo faccio non mi stanco. Microfono i polpacci per amplificare la fatica.
Incontro idee in stato vegetativo che mi osservano incuriosite, forse impaurite. Non hanno una forma precisa, neppure una sostanza. La mia costanza le spaventa, come spaventa me.
Una pausa. La mente scorre.Un nastro trasportatore.Immagini difficili, ingombranti. Un respiro liberatorio.
Prendo la tv, strappo le vene che la collegano al mio rifugio e la lancio dalla finestra.
Non oppone resistenza. Si lascia andare alla forza di gravità.
Esco sul davanzale; lì, sto tranquillo, mi sento al sicuro.
Il mondo è pieno di muri e di rumori.
Ora chatto con Akrobat, il mio dj preferito. Son sdraiato su me stesso, dice. Hai ascoltato il mio nuovo pezzo? Eccome, amico mio.
Sintetizzatori febbricitanti, un basso che spiana le colline e una voce da mefisto senza permesso di soggiorno, turbata al punto giusto. È una sequenza di noise che se colpisce nel sonno, fa a brandelli.
Il sonno guarisce tutte le lacerazioni, anche le più profonde, ma il risveglio le squarcia senza pietà con uno strappo esemplare, provocando ancora più dolore.
Copro gli occhi con bende e cerotti e cauterizzo le ferite. Mi vesto e mi preparo per la rinascita.
Un altro giorno, un altro giro di giostra, altri tagli, altre vittorie, debiti, schiamazzi e godimenti.
Continuerò a muovermi qui intorno.
Berrò molto, leggerò molto e dormirò poco. Un’abitudine che non scompare nemmeno nella nebbia.
So come nascondermi, lo so fin troppo bene, ma so anche come riapparire.
Dunque, ci si vede in giro.
Fabio Roversi
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