Harley Davidson

ROMA 1997

Armando parcheggiò il motorino nel cortiletto che dava sul lotto nove. Suonato il citofono, salì al quarto piano del palazzo, nel complesso delle case popolari. Il Befera lo accolse in tuta, abbracciandolo e baciandolo sulle guance. Erano le dieci e mezza di un martedì mattina. La città, intorno, lavorava frenetica. Quei due invece se ne stavano dentro un bolla. Sveglia alle nove, telefonatina, caffè e un paio di cannoni d’erba. Quando a quasi trent’anni non lavori, devi stare a sentire le pippe di tutti quelli che ti esortano a cambiar registro. Gli amici e, soprattutto, i parenti. Ma i loro parenti certi discorsi non li facevano. Erano entrati e usciti di galera per una vita. Non potevano permettersi troppe ramanzine. La prole, d’altro canto, non si era mai allontanata dalle tradizioni di famiglia. Leggi il resto dell’articolo