Appunti biodegradabili dalla terra della fantasia – 2

Il tempo è come un carrello al supermercato, ci puoi metter dentro quello che vuoi; ma se non hai i soldi per pagare resta vuoto. Questa avventura a Frigolandia procede nel migliore dei modi. È normale essere entusiasti della vita di campagna dopo qualche settimana, dice Simone Rossi, ma, fatta eccezione per la paura presa venerdì scorso, e l’imprevisto dell’acqua di cui vi dirò più in là, non posso che ritenermi soddisfatto, pacificato, per certi versi: rinato. Perlopiù i giorni se ne sono andati recuperando il lavoro arretrato tralasciato nelle ultime due faticose settimane a Roma. Il trasloco è stato duro, i libri e le cose, accumulate in quasi dieci anni di vita, sembravano non finire. Ho buttato via parecchi ricordi. Oggettini, foglietti, addirittura alcune Leggi il resto dell’articolo

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Le stelle di Pincio

Hotel a zero stelle (Laterza, 2011)

di Tommaso Pincio

La luce di cui brillano a tratti i romanzi è qualcosa di estraneo al placido scorrere della prosa; è simile alla luce degli abbaglianti di un’auto che improvvisamente ci si para davanti nella corsia opposta , e allo stesso modo in cui quei fari ci costringono per un attimo a chiudere gli occhi, così lo sfarfallio di una certa frase ci obbliga per un attimo a sospendere la lettura. (Hotel a zero stelle, T. Pincio)

A dimostrazione della sua versatilità e della distanza che lo separa dai colleghi, in un momento in cui il romanzo gode di ottima salute con buona pace di chi lo vuole morto – soprattutto il romanzo di una generazione che gli stessi vogliono avvilita e che invece dimostra afflati tutt’altro che ordinari – seguendo una pista controcorrente rispetto a quella di sapore anamnestico che predomina nel panorama narrativo odierno, Pincio sforna un oggetto narrativo di rara bellezza. Non che la sua intera produzione sia da meno, ma questo in particolare abbaglia per eleganza del dettato e per la precisione con cui ritrae alcune tra le figure letterarie più amate da chi ha a cuore la letteratura (con la l minuscola, visto che dopo la boutade della Mazzantini fa un po’ ridere scriverla grande). Leggi il resto dell’articolo

Centrattacco, sfonda mento.

Il dolore, se lo conosci, se t’ha già morso, impari a difendertene, a sentirlo sopraggiungere, il dolore, ne avverti il fetore. E se poi ti scorge, mannaggiallui, con l’occhio iniettato di sangue, ti punta; ti carica; viene per farti male, nuovamente, il dolore.

Virgilio è felice, quand’è ragazzino, si sente una gioia dentro quando vede il mare che gli viene da pensare meglio di me, nessuno, altro che Dante. Leggi il resto dell’articolo

Arte: unica o duplice?

Il Laocoonte è, sotto certi punti di vista, il condensato d’una delle più “sanguinose” dispute sull’arte. Sanguinosa perché duplice. O meglio perché articolata in due punti temibili.

Primo punto: essere o apparire (assai meno volgare dell’Avere di Fromm)? L’arte è quella scritta o figurativa, cioè è contenuto o forma? Dire che tutte le arti sono Arte è vero o semplicemente i poeti (o i figurativi) non vogliono scatenare penosi paragoni?

Secondo punto: l’arte deve essere pluridirezionale e interdipendente o a compartimenti stagni?

Proveremo a rispondere servendoci del Laocoonte. E chissà se non riusciremo a dare un’unica risposta. Leggi il resto dell’articolo