Smarrimento e new wave. Vita dell’ultimo comunista di Frings

di Gabriele Merlini

Copertina

L’ultimo comunista
di Matthias Frings
Voland Edizioni (Ottobre 2012)
Pag. 560, Euro 18.00

Relazionandosi con temi per te decisamente sacri e ambientando una vicenda in luoghi nei quali hai avuto la premura di lasciarci il cuore (più qualche giuntura) è ovvio che si perda in lucidità. La sensazione ricorda lo svegliarsi di notte e scovare qualcuno nella stanza intento a rovistare dentro il tuo cassetto della biancheria. Però poi vince la razionalità e inquadri l’autore: lui è tedesco. Tu no. Lui ha vissuto sulla pelle gli anni ottanta. Tu no. Lui ha toccato con mano la divisione della Germania. Tu no. Lui ha visto il muro integro mentre tu semplicemente piccoli granelli per turisti sprovveduti o denti smantellati residuo di tempi trascorsi. Ovvio lui possa scriverne. Tu no?
Vediamo.

Carte in tavola: l’«Ultimo comunista» è (corposo) testo edito da Voland, opera di Matthias Frings. Sessantenne giornalista/autore televisivo vicino ai movimenti della sinistra alternativa nonché celebrato e discusso padre di un manualetto titolato Männer.Liebe. Ein Handbuch für Schwule und alle, die es werden wollen ossia Amori.Maschi. Un manuale per chi è gay e per chi vuole diventarlo. Era il 1982. Vicende a intrecciarsi di scrittori, attori teatrali, baristi e ulteriori forme di artisti sullo sfondo della Berlino divisa più aree limitrofe: particolare attenzione alla scena gay e relative contraddizioni, regole e abitudini.
«I postumi del ’68, il terrore di gomma dell’elastica socialdemocrazia, i primi movimenti civili, le battaglie contro il nucleare e infine Leggi il resto dell’articolo

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DEL SALONE DI TORINO, DEI CANNOLI DI CATANIA E DI ALTRE CLAMOROSITA’

Quello del duemilaotto è stato il mio primo Salone del Libro, a Torino.

Ero salito per presentare un libro, il mio primo, ho dei ricordi confusi, mi resta in testa solo una gran sete, ed il viaggio di ritorno, con la radio accesa, a gioire per il pareggio di Kharja a San Siro, c’era Inter-Siena, l’aèsseroma era ancora là a giocarsi lo scudetto e con quel pari ancora di più. Poi la settimana successiva niente, chi segue un po’ il pallone se lo ricorda di sicuro, Vucinic porta in vantaggio i giallorossi e l’Inter se ne rimane aggrappata ad uno zero a zero striminzito a Parma, passano i minuti, la Roma è campione d’Italia per un’oretta, ma ti pare che, finché Ibrahimovic decide che no, non può andare così, non mi pare per niente e infatti non si possono avverare certi sogni, quel nun succede ma si succede non ha da succedere e quindi punto e a capo.

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