Uno sguardo nell’abisso

Alcune riflessioni su Stranieri alla terra di Filippo Tuena.

di Vanni Santoni

Gabriele Ferraresi è un giovanotto assai particolare: oltre ad aver scritto un romanzo molto divertente, trovandosi al Salone Internazionale del Libro di Torino, con tutti gli intellettuali che c’erano a disposizione, ha preferito documentare gli effetti dell’alcol e della deprivazione del sonno su una disgraziata cavia umana. In quello che farfugliai davanti alla sua webcam, c’era tuttavia del vero; mi viene anzi da pensare che il trito motto In vino veritas nasconda forse un significato più profondo: non tanto la povera ammissione dell’ubriaco, quanto la chiaroveggenza profetica dell’inebriato. Perché Stranieri alla terra (Nutrimenti, 2012), che mi ero appena ficcato in borsa, non lo avevo ancora letto, e già vaticinavo che sarebbe stato il miglior libro dell’intera fiera – fiera che non avevo ancora visitato. Oggi che l’ho letto, posso affermare che avevo ragione, non dico con certezza – per l’ovvia impossibilità di leggere tutti i libri della fiera – ma con buona approssimazione, motivata dall’oggettiva eccellenza del testo Leggi il resto dell’articolo

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La scena è viva, viva la scena

Alcune considerazioni su L’O di Roma, Il nome giusto, Palacinche, Gatto Mondadory e il telefonino fatato.

di Vanni Santoni

Tommaso Giartosio ha avuto per me la funzione di un Caronte della letteratura: ricordo bene, quando in un 2008 che appare già lontanissimo, mi intervistava per Fahrenheit di Radio 3. Parlavo del mio Gli interessi in comune con questo tipo dai capelli bianchi, gentilissimo, competentissimo, e avevo la sensazione che finalmente si iniziasse a fare sul serio: di avere, insomma, un piede nel mondo dei libri. Mi ha fatto quindi sommamente piacere ritrovarmelo vicino di casa presso Contromano di Laterza: il suo L’O di Roma – in tondo e senza fermarsi mai è uscito subito dopo il mio libro nella medesima collana e vi ho ritrovato anche una certa, sia pur involontaria, continuità formale: il mio itinerario attraverso Firenze è narrativamente circolare così come quello di Giartosio attraverso Roma è fattualmente circolare. Il libro segue infatti l’autore mentre, fissato un centro in piazza Venezia e un raggio di quasi due chilometri, traccia una circonferenza attraverso Roma e poi la attraversa con rigore a tratti folle, cercando di superare qualunque ostacolo, abitazioni private incluse, pur di non lasciare la linea immaginaria che ha stabilito. Leggi il resto dell’articolo