Ciò che non ti distrugge ti rende più forte

Pubblichiamo questo testo di Vanni Santoni, che ha inaugurato la rubrica “Racconti di cinema” nel primo numero della nuova serie della rivista cinematografica “Close up. Storie della visione” (ottobre 2011). Ne approfittiamo per segnalarvi che Vanni sarà ospite del reading di “Scrittori precari” che si terrà domenica 21 ottobre alle 18 presso Chiccen Pigneto (via del Pigneto 91, dove alle 22 Simone Ghelli leggerà insieme ad altri degli estratti dal suo nuovo libro “Voi, onesti farabutti”), all’interno della manifestazione “Mal di Libri”.

C’è insomma questo amico, versato scrittore e teoreta del buon cinema, che mi chiede di scrivere una roba sul cinema per questa rinnovatissima, storica rivista. Io di cinema da sempre sono appassionato, e quindi accetto subito; realizzo tuttavia, proprio mentre accetto, che nutro anche un certo pudore, un’idea di non essere poi bravo a parlarne, di avere un approccio superficiale, poco ortodosso alla materia. Di essere, insomma, solo uno spettatore, per quanto entusiasta. Per di più, quando mi fanno la classica domanda su quale sia il mio film preferito, non riesco a essere, come forse dovrei, uno di quelli che offrono la trita ma giustissima risposta secondo cui sarebbe impossibile citarne solo uno. Io no. Io so cosa rispondere. Il mio film preferito è Conan il barbaro, di John Milius, 1982.

Ma non lo dico per schermirmi, o giocare all’understatement. Intendo parlare proprio di Conan. Il fatto che in questo momento nelle sale ci sia un ignobile reboot, per il quale non si sono neanche presi la briga di escogitare un titolo, ma si sono limitati ad aggiungere la dicitura “3D”, rende la mia riflessione di stringente attualità e dunque forse adatta alla rivista medesima. Il fatto che Conan il barbaro sia uno dei film più sottovalutati della storia del cinema è sempre stato un mio cruccio. Di più: è una cosa che mi ha sempre fatto soffrire molto. Quando infatti dico Conan il barbaro, se si escludono i giocatori di D&D, ricevo in genere tre tipi di risposte. Dalla meno frequente alla più frequente:


a) Ma dai, è bello?

b) Sei appassionato di fantasy?

c) [risatina] Quello con Schwarzenegger?

Fino a qualche tempo fa, catalogavo tutti coloro che fornivano le risposte (b) e (c) come teste di cazzo, dal momento che Conan il barbaro è un capolavoro. Con l’età mi sono un poco smussato e ho capito che non tutti i (b) e i (c) sono stolti quanto sembrano. Spesso, come gli (a), coloro che denigrano Conan il barbaro sono semplicemente ignoranti, o meglio vittime di un fraintendimento, e hanno bisogno di qualcuno che gli spieghi chi è John Milius, che glielo inquadri e gli mostri il percorso della sua epica; che gli dica che, si, Un mercoledì da leoni, pure, è suo, e che, sì, è anche la stessa persona che ha firmato lo script di Apocalipse Now. Né guasta aggiungere altri dati, come il fatto che quello di Conan, di script, è firmato da Oliver Stone. Questo percorso rieducativo, se ben avviato e portato avanti, culmina di solito con la visione del film in questione – a inizio film il terapista farà notare la colonna sonora di Basil Poledouris e le scene ricalcate sui quadri di Pieter Bruegel il Vecchio. Tuttavia, per quanto si lavori, per quante persone si salvino, si incontrerà sempre qualcuno – una persona che magari stimiamo pure! – che farà quella risatina a mezza bocca e dirà: «Quello con Schwarzenegger?»

E verrà magari anche il giorno in cui, stanchi di redimere, a quella risatina si risponderà con una sacrosanta spadata nella zucca. Ma torniamo a noi, cerchiamo di capire le radici del male. Negli anni, ho cercato di spiegarmi in vari modi una tale compromissione dell’immagine di Conan il barbaro nell’immaginario collettivo, che lo ha portato a diventare addirittura oggetto di derisione. All’inizio mi è venuto naturale attribuire la resposabilità a un bruttissimo sequel, che buttava in farsa le premesse e l’atmosfera del primo. Questa spiegazione però non teneva: molti ottimi film hanno pessimi sequel e la loro fama non ne è stata compromessa. Ho quindi pensato che potesse essere colpa di Schwarzenegger e della sua filmografia, ma anche in questo caso l’argomentazione non era sufficiente, poiché detta filmografia conta almeno un altro capolavoro e un paio di film almeno ottimi. Mi sono allora detto che forse è solo il fatto che nessuno può prendere sul serio un barbaro capellone, al giorno d’oggi. Ma il fatto che recentemente siano stati presi sul serio un ranger capellone, un elfo capellone (e platinato) e la loro banda di nanetti più o meno capelloni, inficiava anche questa ipotesi. Ci doveva essere dietro un complotto di qualche genere. Per capire cosa stesse veramente succedendo, ho dovuto spogliarmi del manto del fan e portare avanti un approccio critico. Un’analisi strutturata. L’indizio giusto me l’ha dato l’epigrafe che appare all’inizio dei titoli di testa e dà il titolo a questo stesso articolo. Mmm… Nietzsche…

E allora compresi. Compresi che Conan il barbaro è boicottato, mal recepito, deriso, perché un film di destra. Lo dico con la morte nel cuore. E neanche di destra liberale, oppure sobriamente conservatrice, ma virulenta, ferina, magniloquente. La legge del più forte è l’unica discriminante. Conan vince perché è più forte. Fa varie stupidaggini – è in effetti piuttosto tonto per essere un eroe – ma alla fine vince perché è più forte! Sopravvive al mulino dove lo incatenano perché è più forte. Sopravvive all’arena dove lo buttano perché è più forte. Sopravvive alla crocifissione sull’Albero del Dolore perché è più forte. Sopravvive infine a Thulsadoom perché è più forte. Il cattivo è intelligente, cerebrale, spirituale; il buono ti prende a spadate. Il cattivo ha un sacco di ragazze, il buono una, che peraltro si è preso dopo aver avuto una prima iniziazione sessuale con una prostituta e la seconda con una strega, una ragazza che abbandona sul letto ancora caldo appena ne ha l’occasione, e che muore pure. Il buono ha un amico solo, tosto e fedele; il cattivo ha migliaia di seguaci hippy. Thulsadoom entra in contatto con Conan attaccando il suo nordico popolo, invadendo la sua terra vergine; Conan ritrova Thulsadoom accoppando un santone gay. Infine Conan, ovvero Schwarzenegger, è bianco mentre Thulsadoom, ovvero James Earl Jones, è inequivocabilmente nero. In più, con buona pace degli animalisti, Conan prende a spadate anche un bel po’ di lupi, cazzotta un cammello, ammazza un avvoltoio a morsi e decapita il serpente che uno degli sgherri di Thulsadoom aveva allevato fin dalla nascita. Si capisce che tutto questo è troppo per chiunque. Eppure io lancio un appello accorato: ribellatevi ai dettami dell’inconscio e a quelli dell’ideologia! Conan il barbaro è un capolavoro. Ora lo sapete. Guardatelo, e ripresentatevi qui solo quando conoscerete il segreto dell’acciaio, altrimenti vi scacceremo dal Valhalla, e dall’alto della nostra montagna rideremo di voi.

6 Responses to Ciò che non ti distrugge ti rende più forte

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  2. allorizzonte says:

    Ci volle del tempo, prima di spogliarsi di ogni ideologia. Le recriminazioni risultarono ostinate, ma infine caddero anch’esse. Rimase lo spettatore, insieme alle proprie magnifiche ossessioni.

  3. emilianozarcone says:

    Un regista con cui ho lavorato, parlando di Conan mi disse quanto lo amava e quanto però fosse di destra.
    Io avevo forse 20 anni e rimasi stupito da quell’ affermazione perchè io di destra proprio non sono, e sono cresciuto col conan di milius e si, è un capolavoro misconosciuto .
    il tuo articolo è un bell’ affresco emotivo sulla percezione del film. Condivido quello che dici, ma un paio di appunti li farei.
    il bisogno di fare rientrare a forza, in un immagginario di destra o di sinistra varie opere non si limita a Conan. Ne ho sentite delle belle a proposito del signore degli anelli e altri.
    La tua analisi è brillante ma credo però che la cattiva immaggine di conan sia anche dovuta a quel cognome che si porta dietro, ” il barbaro ” che suona spaccone ai più ancor prima di approfondire, alla cattiva percezione che l’ “uomo della strada” ha della la fantasy ha in generale, come se questa non fosse discendente diretta dell’ epica classica e delle fiabe popolari. Sono considerazioni più superficiali delle tue ma forse non prive di senso.
    Ora però da persona non di destra vorrei difendere il film, come farei con un paente stretto o un’ amico caro, dalla tua descrizione finale della pellicola, anche se nell’ ottica in cui l’ hai messa hai ragione su tutto.
    è vero che la sopravvivenza della forza di conan a tutte le prove che lo forgiano mi danno brividi testosteronici ma questo non vale solo per il personaggio Conan e sono sicuro che la partecipazione che lo spettatore prova nel vederlo sopravvivere al mulino e diventare adulto, non è diversa da quella che proverebbe per un’ eroina di un’ altro film che si forgia nella sopravvivenza ad altri tipi di prove.
    Da considerare poi che, guardando tutto da dietro un altra lente, Conan non ha scelta, ne riguardo la sua sopravvivenza, ne riguardo la sua iniziazione sessuale, ne alla strega ne all’ albero del dolore. Il che fa del film una storia molto triste, di dolore e schiavitùe cattività, e della ribellione forse un po’” tonta” a questo destino di uno che ne ha sopportate davvero tante e che non matura un vero e proprio proposito di vendetta finche non viene crocifisso e ce la fa per l’ ennesima volta. Thulsa doom è vero che sembra un l’ Hippy ma in realtà e un potente, che e lo è perche sfrutta la manovalanza e la creduloneria di altrui.
    In quest’ ottica Conan non è più l’ ammazza hippy di destra ma quasi un liberatore dall’ oppressione idologico religiosa guerrafondaia di questo preistorico santone.
    Riguardo al gay preso a mazzate, credo che non sia altro che un’ espediente narrativo. Sarebbe risultato un po’ eccessivo vedere conan che al posto dal gay interessato prendeva a mazzate una gentile seguace del culto del serpente e un film deve durare sempre almeno un’ ora e mezza e la scena è divertente. Io il pestaggio al gay non ce l’ ho mai visto finche non me lo hai sottolineato tu, e comunque non lo picchia perchè e gay ma perchè gli serve la veste.
    Parlando poi il thulsa doom nero contro l’ eroe bianco, dovremmo veramente liberarci dell’ ideologia inconscia. Che James Earl Jones ( thulsa doom ) sia nero é tutto da vedere, visto che il padre era nero ma la madre bianca. Mi fa sorridere un po’, come quando mi domando perche si dica che Obama è nero e non che Obama è bianco visto che il padre è nero e la madre bianca.
    Il tipo di ragionamento o pregiudizio che sta dietro questi lapsus è chiaro e comune, quello di una società occidentale post razzista. So per certo che l’ intento di Milius invece, era quello di mostrare un personaggio che provenisse da una razza molto antica e sapiente quale ultimo suo discendente, razza dalla pelle scura e occhi chiari ( come appunto jamese earl jones ). Da ricordare che siamo nella favolosa era Hyboriana in cui le razze sono ben definite e quindi il particolare connubio Occhi chiari/pelle scura difficilmente è dovuto ad un’ unione interraziale tra popoli che difficilmente si incontrano e che thulsa doom ha mille anni !
    Quindi sicuramente è discendente di un’ era più antica in cui dominavano i primi uomini da cui lui discende, senza considerare poi il fatto che si contorna di bei biondoni aerir e vanir.
    Infine, Conan non è un’ eroe per quasi tutto il film. lo diventa solo alla fine, quando uccide il male rappresentato da Doom, che nero o no, Hippy o no, malvagio lo è davvero, in senso stretto e sicuramente universale.
    In ultima analisi è forse la forza fisica del personaggio che lo rende etichettabile come di destra.
    Del mito dell’ uomo forte la destra si è appropriata storicamente in modo più convincente di quanto perfino i regimi totalitaristi sovietici abbiano saputo fare, e questo ci fa sentire conan come un po’ fascista. Conan rientra nella distorsione che dell’ evoluzionismo darwiniano si fà, come giustificazione opportunistica della prevaricazione ideologica e fisica di qualsiasi dissenso o diversità. Se il personaggio non vincesse nel film ( o anche nei libri ) grazie alla sua forza e istinto di sopravvivenza magnifici, ma fosse un mago e un incredibile inventore non ci porremmo il problema. Se fosse stato conan Lo stregone, nativo della magica cimmeria popolata da elfi e fate contro il malvagio e potente Thulsa doom, dominatore dei regni civilizzati sarebbe stato assunto come stereotipo di una cultura libertaria e di sinistra, come a più di qualche cretino ho sentito dire a proposito del signore degli anelli.

  4. emilianozarcone says:

    scusate l’ ortografia, l’ ho scritto di fretta

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