Una stagione importante

di Gianluca Liguori

Un espacio que nadie pensaba que una guerrilla pudiera
acudir a él, es la superautopista informativa, el Internet
Subcomandante Marcos

Amatissimi lettori, signori della giuria, se cercate un colpevole l’avete trovato. Mi assumo tutte le responsabilità per la morte di Scrittori precari. Se chiude l’esperienza di questo blog non è soltanto, come ha scritto ieri Simone, per la questione dei soldi. Secondo il mio punto di vista il lavoro culturale si deve intendere come una Rivoluzione permanente, una Resistenza spasmodica e senza tregua. E non esiste a mio avviso lavoro culturale senza militanza. Semplificare la chiusura del blog per una questione di soldi sarebbe a mio avviso riduttivo e sminuente, perlomeno per quanto riguarda il lavoro prodotto e il tempo dedicato a SP in questi anni. Chi mi conosce e chi ci segue sa che abbiamo operato mossi esclusivamente da un amore infinito per la lettura e la scrittura. Poi è chiaro, se Leggi il resto dell’articolo

Personaggi Precari di Vanni Santoni

downloadVanni Santoni
Personaggi precari
Voland, 2013
pp. 156, euro 13,00

 

CRISTINA

Cristina, trentadue anni, ingegnera, precaria in uno studio di progettazione. Si indigna perché è un mondo in cui contano più le borse dei libri; soffre perché anche lei, alla fine dei conti, preferisce le borse.

MARIANNA

Ovvero, come passare la gioventù a scartare con sdegno i “ribeuti” del paese, per poi prendersi un ribeuto d’importazione.

CLAUDE

Claude, trent’anni, editor di testi universitari, è caduto in una cupa malinconia, rinfocolata dalla solitudine e dall’ozio. Sta franando interiormente. Solo l’amore di Giulia lo tiene in qualche modo vivo, ma Claude, come a render completa la propria rovina, ha in serbo per lei una sorpresa assolutamente infame, di quelle che riescono ad essere a un tempo spregio, duro colpo e insulto.

C’è come un’atavica sofferenza nei Personaggi Precari di Vanni Santoni, che si snoda come una sottile linea di demarcazione tra gli spazi vuoti della pagina e le improvvise saturazioni del testo, a incorniciare Leggi il resto dell’articolo

Uno più crudele dell’altro (consigli di lettura)

di Vanni Santoni

Lo so, un post di consigli di lettura che appaia adesso somiglia pericolosamente alle “liste di libri da regalare per Natale” o a quelle “I migliori libri del 2013”, e forse lo è. E tuttavia lo faccio lo stesso perché tanto, noto adesso, riguarda libri che al natale non sono per niente adatti: libri spietati, anzi crudeli.

Il primo è a colpo sicuro, ed è senz’altro La vita in tempo di pace di Francesco Pecoraro (Ponte alle grazie): romanzo tosto, grosso, fluviale, pieno di roba (come ci si aspetta da un romanzo tosto, grosso e fluviale che sia anche buono), e soprattutto bello, probabilmente il migliore del 2013, anche nel suo ricordarci che, comunque, stile > vicenda.
La vita in tempo di pace ha la sua forza principale nel punto di vista del protagonista, l’ingegnere Ivo Brandani, un punto di vista liminale, di crisi, quasi annunciatore di disgrazie – la morte, ovvio, ma forse anche il disastro prossimo venturo, lui che, nato nel 1945, non ha visto, per l’appunto, che pace e cerca la bellezza nelle forme d’ala perfette di un’arma, lo Spifire…

“ […] Pace era stata l’Alfa Romeo GT Veloce, la Volkswagen, il flying dutchman… Tempo di Pace fu l’università e tutto quello che vi successe. E quello che successe dopo e dopo ancora… Tempo di Pace è stato tutta la mia vita. Noi, nativi della pace, non ci accorgiamo di come la non-guerra ci ha plasmato e reso diversi da tutti quelli vissuti prima di noi… Pace, pace Leggi il resto dell’articolo

Estratto da un romanzo futuro – #TUS3

paccianiIn attesa del numero di Riot Van dedicato alle Letture terminali del reading Torino Una Sega 3, vi proponiamo il testo di Vanni Santoni (che ha letto anche da “Sixty Stories” di Donald Barthelme). Si tratta di un brano tratto da un futuro romanzo, ancora ben lontano dall’essere compiuto, dal titolo di lavorazione “I fratelli Michelangelo”.

«…drammi borghesi italiani? Meglio altro. Meglio il fantastico. Meglio ancora, una grande storia di soldati di leva che entrano per la prima volta in un campo di sterminio. Tipo Il grande uno rosso, solo che è tutto raccontato tramite i ricordi di uno di loro, un atto fondativo della sua visione e interpretazione del mondo prima che vada altrove a fare cose, a ottenere risultati, il che qualifica questa storia come ineludibilmente americana: immaginiamo un soldato italiano, al di là del fatto che un soldato italiano sarebbe stato a infilare la gente nei piombati per i lager, immaginiamo questo soldato italiano, l’Italia non si è mai alleata con la Germania, l’amicizia Churchill-Mussolini è florida, gioviale addirittura, e oggi, 27 gennaio 1945 – questo scenario implica anche una certa lentezza dei russi sul fronte orientale – la tua pattuglia, quattro giovani alpini a dorso di mulo – hanno senso gli alpini? Leggi il resto dell’articolo

Atomic Kiss 3/3

Terza e ultima parte del prologo di Atomic Kiss, del giovane Iacopo Barison.
Qui trovate la prima parte.
Qui la seconda.
Buona lettura. 

Mi sveglio rannicchiato sul futon mentre i raggi solari segmentano il muro in diversi quadri geometrici. Controllo il cellulare ma è spento, quindi sbrigo faccende come la doccia e la colazione proteica e poi torno dal cellulare per controllare eventuali messaggi. Il mio agente, dopo la buca dell’altro giorno, scrive di volermi vedere e di avere novità importanti. Dice di chiamarlo al più presto per stabilire il luogo e l’ora dell’appuntamento. Cerco il telecomando per aprire le tende. La luce inonda gran parte della casa, composta principalmente da una camera da letto e un ampio open space arredato secondo i canoni delle riviste. L’open space include una cucina estranea dove non consumo pasti, tranne la colazione. Di solito mangio fuori, a pranzi e cene di lavoro in cui discutiamo di arte e previsioni meteorologiche e attori e attrici dipendenti dagli ansiolitici.
Torno in camera da letto e prendo una giacca e dei pantaloni puliti. L’idea di assumere una donna delle pulizie mi intriga, così mi riprometto di informarmi e magari chiedere a qualche amico, oppure di leggere le inserzioni sui quotidiani ed evidenziare le migliori eccetera. Valuterò il modo più semplice per sottrarmi dalle responsabilità domestiche.
Una volta vestito, accendo la televisione e seguo alcuni minuti del notiziario. Parlano di una proposta di legge che liberalizzerà ogni forma di pubblicità. Mi perdo nei pro e nei contro elencati da un uomo in cravatta nera, occhiali a metà strada fra il naso e gli occhi ed espressione corrucciata tipica di questa fase storica.
Lo sguardo mi cade sul manoscritto che lei, durante il diverbio notturno, ha fatto a brandelli in preda a una crisi isterica. C’era molto di cui parlare eppure non parlavamo. Fissavamo il vuoto e ogni tanto lei tirava su col naso, asciugava una lacrima e si commiserava aspettando il taxi. Respiravamo con discrezione. Poi, quando è arrivato il taxi, ha preso il suo manoscritto intendendo che non l’avrei mai letto e si è avvicinata alla porta e l’atmosfera era quella di una resa dei conti. Si è fermata sull’uscio. Cercava modi per vendicarsi ma ha subito realizzato di non averne, dunque ha singhiozzato e distrutto il suo romanzo di formazione, facendo piovere lettere e spazi bianchi sul pavimento di ardesia.
L’appartamento si affaccia sul lato interno di un hotel di lusso. Finestre con doppi vetri incorniciano clienti in pigiama e bagni in ceramica e televisori al plasma. Una donna di mezz’età fuma in silenzio ispezionando il vicolo. Per un attimo incrociamo gli sguardi – lei dall’hotel, io dall’appartamento – per poi distoglierli e concentrarci altrove.
Controllo l’ora. L’ultima lezione inizierà alle 09:00. Ho ancora un po’ di tempo, quindi leggo le nuove email e rispondo a un ragazzo che vorrebbe farmi leggere i suoi lavori. Gli scrivo dove inviarli (una casella di posta che svuoto una volta al mese) e bado a mantenere un profilo basso e informale, preoccupandomi di risultare arguto. Rispondo a mio padre e gli assicuro che telefonerò al più presto. Leggo squallide proposte di lavoro e critiche anonime e infine spengo tutto ed esco di casa.
Nel tragitto verso la metro, mi pento di non aver preso i guanti ed evito persone che camminano svelte in direzione di un autobus o di un treno in partenza. Mi fermo da Dunkin’ Donuts e prendo un cappuccino e una ciambella glassata e la cassiera è molto sorridente. Decido di telefonare al mio agente. Una voce preregistrata mi informa che il numero non è più attivo. Non capisco, allora riprovo a chiamare ma il risultato è lo stesso. Scendendo le scale della metro, qualcuno mi passa un giornale gratuito.
In piedi sulla banchina, penso ai quattro mesi di relazione clandestina e la modella di una pubblicità di cosmetici mi sorride nelle due dimensioni di un poster gigante.

Atomic Kiss 2/3

Qui di seguito la seconda parte del prologo di Atomic Kiss, del giovane Iacopo Barison.
Qui trovate, accompagnata da due righe introduttive, la prima parte. La terza e ultima parte venerdì 18 ottobre.
Buona lettura.

Finita la cena, mi alzo e vado a pagare il conto. Prendendo la carta di credito, realizzo di non aver mai accennato al problema. Usciamo dal ristorante e lei si ferma sul marciapiede antistante. La guardo fumare mentre lei guarda il cielo e la pioggia si accumula in fiumi e laghi in miniatura e un cartellone pubblicitario immola una coppia giovane in cerca di emozioni stabili – sono sdraiati in spiaggia e indicano la luna piena e una scritta dice VACANZE DA SOGNO A PREZZI IMBATTIBILI. La guardo avvolgersi nel cappotto e sparire fra cuciture e lana pregiata. La sigaretta si accorcia e finisce in un rigagnolo d’acqua. Lei soppesa il mio stato d’animo con la solita espressione turbata, rimandante a problemi più grandi e astratti, fuori portata perfino per noi.
“Vuoi prenderti una pausa?”, mi chiede.
Sussulto e per un attimo immagino che stia parlando di me e di lei, della nostra relazione.
“Be’”.
“Sei stanco? Vuoi smettere di lavorare?”
“No, non ho detto questo”.
“Nessuno smette di lavorare a trentadue anni. Hai troppo talento per…”
Lei cerca con gli occhi la mia automobile ed esprime in silenzio il desiderio di andarsene. Prendo le chiavi e faccio scattare l’apertura a distanza e un suono breve e impersonale si propaga nel parcheggio all’aperto.
“Sei venuta in autobus?” Leggi il resto dell’articolo

Atomic Kiss 1/3

Oggi vi proponiamo la prima di tre parti del prologo di Atomic Kiss, di cui il giovane autore Iacopo Barison ci ha detto: “AK non so cosa sarà né quando finirà, so solo che si tratta di un mio romanzo”.
La prossima uscita editoriale di Barison è prevista per maggio 2014, quando sarà pubblicato, per la nuova collana di narrativa di Tunué diretta dal nostro amico e collaboratore Vanni Santoni, il romanzo dal titolo di lavorazione Stalin.
Intanto, dandovi appuntamento con la seconda parte a venerdì prossimo 11 ottobre, vi auguriamo una buona lettura. 

Aspetto in silenzio al tavolo, guardando la strada oppure controllando ossessivamente l’ora. Ammiro i movimenti dei camerieri, la loro coscienza delle traiettorie e delle ordinazioni da prendere. Il caposala resta immobile a fissare il vuoto. Rumori di posate d’argento. Un’automobile parcheggia fuori dal ristorante, ma non è la sua, e il cono luminoso dei fari si specchia nella vetrata su cui si affacciano alcuni tavoli.
Ripercorro brevemente la mia giornata. Poi ripenso agli ultimi mesi, alla relazione clandestina che troncherò stasera e al modo in cui lei mi guarderà quando, fra il primo e il secondo piatto, esordirò dicendole che c’è un problema. Fuori, un connubio di pioggia e smog riempie gli spazi vuoti.
Le darò il tempo di ambientarsi, di sedersi al tavolo e guardarmi e dirmi che ho una brutta cera. Mi chiederà quante ore ho dormito. Mi chiederà quando ho dormito, se di notte o di pomeriggio. Vorrà sapere le ultime novità. Fingerà di ascoltarle, quindi archivierà i convenevoli e si dilungherà a parlare del suo romanzo, delle recenti modifiche e di fulgide intuizioni avute quando meno se l’aspettava (sotto la doccia, in coda da Starbucks, durante una corsa al parco) finché non Leggi il resto dell’articolo

… e poi c’erano i consigli di lettura

A volte faccio conversazioni immaginarie col subcomandante Liguori.
– Santoni, è un po’ che non fai recensioni.
(il Subcomandante reale in realtà è troppo un signore per spaccare le palle chiedendo post, ma il mio Subcomandante interiore è fatto così. La maieutica di quello vero è più sottile, per esempio porta in qualche modo la gente a fare conversazioni responsabilizzanti con una proiezione immaginaria di sé)
– Eh ma come faccio, c’è la promozione di In territorio nemico, ottanta date e rizzati, c’ho da finire due libri…
– Un pezzo breve lo potresti anche fare.
– Ma c’ho le riedizioni dei vecchi libri, gli articoli per il giornale… Tra un po’ c’è Torino una sega 3 e io non ho neanche letto i libri presi al Salone…
– E da maggio ti saranno arrivati una ventina almeno di pacchetti dagli uffici stampa.
– Più i pdf…
– E mi vorresti dare a bere che di tutta quella roba non hai letto niente?
– Giusto quelli che mi sembravano più interessanti…
– E lo erano?
– Alcuni sì, ma non ho tempo di strutturare una recensione, di riprendere in mano i testi…
– E allora fai un post di consigli di lettura.
– Dici che è utile?
– Se è utile? Ma lo vedi quanta roba esce? Le case editrici da un lato piangono miseria, invocano diradamenti delle uscite, auspicano maggiore attenzione per la qualità, e dall’altro continuano a intasare le librerie con fiotti di libri ogni tre mesi, nella speranza che uno faccia il miracolo, e per gli altri c’è immediata l’oscurità…
– Se vuoi un pezzo sul mercato editoriale chiedi a Carolina Cutolo, a Federico Di Vita… Non so, a Christian Raimo…
– Voglio un pezzo di consigli di lettura. La gente esige consigli di lettura. È arrivata anche l’estate. Sai, una cosa tipo letture sotto l’ombrellone. Non vorrai mica consegnare gli ombrelloni a Dan Brown?
– E sia, Liguori interiore, e sia. E dato che siamo qui a far dialoghi immaginari, per prima cosa consiglio la lettura di Mio salmone domestico di Emmanuela Carbé, curioso testo che inaugura una nuova direzione per la collana Contromano di Laterza, sia perché Carbé è esordiente assoluta, sia perché Mio salmone domestico (titolo completo: Mio salmone domestico. Manuale per la costruzione di un mondo, completo di tavole per esercitazioni a casa) è un romanzo del tutto atipico

[devo interrompere. Sto scrivendo questo pezzo al Caffè Notte ed è passato per l’appunto Di Vita, e mi ha detto di leggere assolutamente Matteo Galiazzo; io che ho cominciato a scrivere a fine 2004, non ho la minima percezione di cosa sia accaduto nella narrativa italiana gli anni subito precedenti – ricorderà il succitato Raimo la meraviglia che provavo di fronte alla libreria di casa sua, così ricca di romanzi italiani usciti tra il ’94 e il 2004, volumi usciti per i più grandi editori, magari buoni, forse eccellenti, i nomi dei cui autori erano già completamente dimenticati, oppure al massimo echi captati in un commento su Nazione Indiana, nelle note di qualche vecchia Leggi il resto dell’articolo