Due poesie di Alessandra Racca

Alessandra Racca

Primule nel cesso

Nel cesso della stazione di Monza
Carlo desidera
incontrare donna grandi tette
che vuole scopare nel culo

Nel cesso della stazione di Sesto San Giovanni
Giusy grandi tette
desidera incontrare
uomo gentile amante sesso anale

La distanza fra i loro desideri
è pari a quella fra due cessi luridi
e corre su sette chilometri di rete ferroviaria
e in questa domenica di primule e Leggi il resto dell’articolo

Improvviso

di Zeno Cavalla

Ormai le prove erano inconfutabili.
Bastava che Adele provasse a ripensare alla sua vita, che cadeva preda di una sonnolenza irresistibile. Appena arrivava a dirsi “oddio, non di nuovo”, ecco che già dormiva come un sasso. Spesso sognava proprio di essere una statua di pietra, semisepolta in mezzo a un giardino: un posto qualunque, in cui la gente giocava a pallone o si andava a ubriacare all’ombra di un sambuco. Talvolta era grande, enorme, lei cosi magra e felice di esserlo, sproporzionata come la rovina di un tempio cambogiano. Una statua nuda sdraiata prona sulla terra, talmente grande che la gente attorno era troppo vicina per riconoscere le fattezze di una donna. Alberelli, muschio e arbusti la coprivano in parte e le coppiette si infrattavano a far l’amore tra una e l’altra delle sue dita, o dove la fessura che separava le natiche arrivava quasi a congiungersi col suo sesso; ma era una statua e non c’era nessuno spazio tra le sue gambe, le quali formavano un blocco unico. La cosa più strana era quando le capitava di ripensare alla sua vita, si addormentava, e quindi sognava di essere una statua che ripensava alla sua vita: allora le sembrava che gli episodi della sua infanzia non fossero un inventario di oggetti familiari e nemmeno un laccio che le stringeva la gola, quanto piuttosto una materia ostica e difficile che un Leggi il resto dell’articolo

Il Piccolo Teatro dell’Aldilà – It was very nice, it was paradise

di Domenico Caringella

(27 ottobre 2013, Berlin, Paradise)

Milord: “Sigaretta?
Lewis Allan Reed : “Grazie”
Milord: “Come le sembra qui, mr. Reed?”
Lewis Allan Reed: “Luminoso è la parola giusta. Anche se non paragonabile al bianco abbagliante di un cielo che ho attraversato durante un viaggio, molti anni fa.”
Milord: “Aereo?”
Lewis Allan Reed: “Acidi”
Milord: “Ah…”
Lewis Allan Reed: “E se chiedessi dell’eroina o della Leggi il resto dell’articolo

L’asino che vola

di Francesca Fiorletta

La sopravvalutazione del lavoro culturale è, nei nostri anni, la mistificazione di un’idea della cultura, la cultura che il potere e i suoi amministratori considerano uno sfogo assai utile alla perpetuazione del dominio, al governo senza rischio delle persone e delle cose perché essa produce la supinità (e stupidità) dei sudditi.
Le “tribù” di chi pretende “creare” arte o cultura o di chi è sollecitato a fruirne – per esempio “la tribù dei lettori” – sono un aspetto essenziale del conformismo di questi anni, opportunamente manipolato. Non si tratta dunque, per noi, oggi, di ri-valutare il lavoro non intellettuale (ammesso che ne esista uno!) quanto di ri-valutare l’intelligenza degli individui e dei gruppi, chiamandoli a pensare e ad agire, nei fatti, per la liberazione propria e di tutti.

Così Goffredo Fofi conclude l’intervento introduttivo al breve saggio critico di August Strindberg “Sopravvalutazione del lavoro culturale”, edito l’anno scorso dalle Edizioni dell’asino.
Perché torna costantemente in auge il tema dell’intellettualità?
Già solo in queste poche righe emergono alcuni punti nodali:

1) cultura e potere.
Sarebbe bello trasformare la congiunzione in voce del verbo, ma sembra che ancora, nonostante le beneamate lotte – con o senza “quartierini” di sorta – il processo di nientificazione dell’elemento ontologico culturale sia ben lungi dall’estinguersi.
Non si finisce più di riempirsi l’ugola con l’appiattimento del gusto dominante, senza porre alcun discrimine però nel sostenere tanto le preziose biblioteche storiche quanto i caffè letterari modaioli, tanto le minuscole case editrici improvvisate quanto le realtà autoprodotte che agiscono sulla base di un rigoroso progetto.
Il risultato è che si continua tutti a viaggiare sull’orlo del baratro, faticando mortalmente per arrivare non più a fine mese ma proprio a fine giornata. L’organizzazione, pure in nuce meritevole, di reading e campagne di Leggi il resto dell’articolo

Pentalogo estemporaneo sulla morte – #TUS3

Alessandro BariccoIn attesa del numero di Riot Van dedicato alle Letture terminali del reading Torino Una Sega 3, vi proponiamo il testo di Daniele Pasquini, che ha letto anche da Il giorno che diventammo umani di Paolo Zardi. Torino Una Sega 3: quel reading là che si è tenuto al Caffè Notte una sera di Ottobre, dove si leggeva dieci minuti a testa e ci stava un sacco di gente. E ora, buona lettura con “Pentalogo estemporaneo sulla morte – Ovvero come tentare di orientarsi nella vita riflettendo su storie (ed ipotesi) di decesso”.

Uno
Vi sono molti scrittori viventi, molti scrittori morti, molti scrittori morti suicidi, molti scrittori mezzo e mezzo, molti scrittori che sono vivi ma che non si vedono mai, neppure in occasioni come Torino Una Sega. Io vado spesso in fissa con gli americani, e mi interrogo più spesso di quanto sia decente fare su chi di loro sarebbe venuto qua, se solo ne avesse avuto l’opportunità. Mi convinco che uno come J. D. Salinger sarebbe venuto al Caffè Notte ma senza farsi riconoscere, e pure D. F. Wallace, anche se solo per un po’ e senza intrattenersi in chiacchiere. Bukowksi sarebbe stato troppo concio, mentre Hemingway e Kerouac si sarebbero divertiti come dei pazzi, avrebbero rimorchiato un sacco e poi sarebbero andati a fare casino di fronte a qualche bar. Non sarebbe mai venuto Carver, e neppure Yates. Sono possibilista su Fitzgerald e su Faulkner. Cormac McCarthy avrebbe fatto un trucinio assurdo aprendo il fuoco verso il bancone. Leggi il resto dell’articolo

CONTRIBUTI D’AUTORE – Il trailer

Contributi d'autore

Contributi d’autore è un documento video realizzato da Scrittori in Causa e Scrittori precari durante l’edizione 2012 di Più Libri Più Liberi, fiera della piccola e media editoria di Roma. Il filmato consiste in una serie di interviste a editori presenti in fiera, e verte sulla discutibile prassi di molte case editrici di mettere il rischio imprenditoriale sulle spalle degli autori Leggi il resto dell’articolo

Due poesie di Antonietta De Luca

Bansky
Crisi

Che non si
parli d’economia
in versi
mi raccomando o di disincanto
per la politica. Visi
rivolti altrove: consolazioni
artistiche cercando.
Pesi gravosissimi
sul futuro, alle spalle aroma
di sigari. Pelle pallida,
occhi spenti, vite
senza tempo. Un grigio a logorare
la ricchezza d’un’infanzia fa, Leggi il resto dell’articolo

That’s (im)possible

In anteprima assoluta, vi proponiamo un estratto dalla nuova Molecola pubblicata da CaratteriMobili, That’s (im)possibile di Cristò Chiapparino, da sabato 23 nelle migliori librerie. Buona lettura.

Io, invece, non ho mai usato trucchetti di quel tipo. Non mi trovo a mio agio. Insomma penso che se uno vuole comprare davvero una macchina la comprerà, il mio compito è rassicurarlo, fargli capire che è capitato nel posto giusto, che non ci saranno problemi.
Insomma il cliente non vuole sapere che c’è una garanzia di due, tre o quattro anni. Lui vuole essere sicuro che non dovrà usarla quella garanzia, che non dovrà prendersi un giorno di permesso da lavoro per portare la macchina dal meccanico.
Insomma c’è chi studia i manuali di comunicazione per fare questo lavoro di merda, c’è chi è convinto di saper interpretare il linguaggio del corpo del cliente, c’è chi dice che imitare il cliente sia il modo più sicuro di metterlo a suo agio.
Per esempio, non è proprio lo stesso, ma un amico di William che lavora nel campo delle vendite porta a porta ha sviluppato un metodo che sembra infallibile, a quanto dice William, almeno. Insomma lui suona il campanello e appena il padrone di casa apre la porta, lo guarda dritto negli occhi e gli dice: «Si ricorda?». Crea un diversivo, insomma, qualcosa che gli dia il tempo di aprire la cartellina e cominciare a introdurre la sua proposta commerciale.
Io, invece, detesto il momento di approccio iniziale, quando dall’ufficio vedo che c’è una coppia che guarda una macchina e parlotta. Vorrei lasciarli nella loro intimità, insomma, vorrei che fossero loro a venire da me con un semplice Leggi il resto dell’articolo