That’s (im)possible, Cristò!

Cristò Chiapparino
That’s (im)possible
Caratteri Mobili 2013
pp. 80, euro 8,00

That’s (im)possible, mi ripeto mentre leggo l’ultimo libro di Cristò Chiapparino, edito lo scorso 2013 da Caratteri Mobili.
È impossibile concepire un testo del genere, classificarlo secondo una delle solite e stranote categorie che la critica letteraria adora affibbiare alle scritture contemporanee: non è un vero e proprio romanzo, dacché praticamente non c’è un vero sviluppo della trama nè un consistente approfondimento dei personaggi; non è una raccolta di frammenti, perché nonostante la spezzatura martellante dei paragrafi lo stile essenziale tiene bene insieme, e si svela alla fine essere un corpo solido, unitario e quasi trascendente; certamente non si tratta di poesia sperimentale, sebbene l’esperimento mi sembra essere la chiave di lettura imprescindibile per comprendere lo spirito ultimo dell’intera operazione.
La vicenda è presto raccontata: c’è una lotteria a premi, la più grande lotteria a premi che sia mai Leggi il resto dell’articolo

Personaggi Precari di Vanni Santoni

downloadVanni Santoni
Personaggi precari
Voland, 2013
pp. 156, euro 13,00

 

CRISTINA

Cristina, trentadue anni, ingegnera, precaria in uno studio di progettazione. Si indigna perché è un mondo in cui contano più le borse dei libri; soffre perché anche lei, alla fine dei conti, preferisce le borse.

MARIANNA

Ovvero, come passare la gioventù a scartare con sdegno i “ribeuti” del paese, per poi prendersi un ribeuto d’importazione.

CLAUDE

Claude, trent’anni, editor di testi universitari, è caduto in una cupa malinconia, rinfocolata dalla solitudine e dall’ozio. Sta franando interiormente. Solo l’amore di Giulia lo tiene in qualche modo vivo, ma Claude, come a render completa la propria rovina, ha in serbo per lei una sorpresa assolutamente infame, di quelle che riescono ad essere a un tempo spregio, duro colpo e insulto.

C’è come un’atavica sofferenza nei Personaggi Precari di Vanni Santoni, che si snoda come una sottile linea di demarcazione tra gli spazi vuoti della pagina e le improvvise saturazioni del testo, a incorniciare Leggi il resto dell’articolo

Per parlare de “La luce che illumina il mondo” di Paola Ronco

la-luce-che-illumina-il-mondodi Laura Liberale

Per parlare de La luce che illumina il mondo di Paola Ronco, mi permetto di partire dalle popolazioni indoeuropee. Pazza idea? Non tanto, se facciamo riferimento alla tripartizione sociale che le accomuna tutte, quelle genti. Penso alla tradizione dell’India, per esempio, con i suoi tre varṇa: sacerdoti, prìncipi\nobili guerrieri e gente del popolo, dove la parola varṇa sta per ‘colore’, e ciascuno dei suddetti gruppi sociali ha infatti un suo colore simbolico: bianco per i sacerdoti, rosso per i prìncipi, giallo per il popolo (c’è poi un ulteriore colore, il nero, per la categoria degli ‘asserviti’ che si aggiunge alle precedenti). Dico questo perché anche Paola Ronco ha creato una specie di ‘tripartizione indoeuropea’ per la città del suo romanzo, città esemplare al punto da chiamarsi Sumonno, ‘Il mondo’, come ogni sardo ben saprà. Sui colori ci torniamo dopo. Leggi il resto dell’articolo

La resa

_Quello che segue è un estratto dell’ultimo romanzo di Fernando Coratelli, intitolato La resa (Gaffi 2013).

Nove e cinquantacinque incombe il silenzio. Nove e cinquantasei regna l’irreale. Nove e cinquantasette si accendono le prime sirene. Nove e cinquantotto la città è devitalizzata, gli occhi della gente paralizzati. Le linee telefoniche non danno segnale. Nove e cinquantanove arrivano le prime unità di crisi. Emergenza – è la parola d’ordine.
La polvere si deposita.
Dieci e zero-zero: il tempo scorre infischiandosene di tutto ciò che è successo.
Dieci e un minuto: al di là delle macerie, c’è chi non sa niente e ride, o chi si incontra per caso per strada, chi posta qualcosa su Facebook, chi twitta, chi guarda la televisione, chi lavora, chi muore per altro e chi nasce nonostante tutto.
Dieci e due minuti, Tommaso vaga alla ricerca di Mario Astolfi – in realtà non lo cerca, si guarda solo intorno. Leggi il resto dell’articolo

Uno più crudele dell’altro (consigli di lettura)

di Vanni Santoni

Lo so, un post di consigli di lettura che appaia adesso somiglia pericolosamente alle “liste di libri da regalare per Natale” o a quelle “I migliori libri del 2013”, e forse lo è. E tuttavia lo faccio lo stesso perché tanto, noto adesso, riguarda libri che al natale non sono per niente adatti: libri spietati, anzi crudeli.

Il primo è a colpo sicuro, ed è senz’altro La vita in tempo di pace di Francesco Pecoraro (Ponte alle grazie): romanzo tosto, grosso, fluviale, pieno di roba (come ci si aspetta da un romanzo tosto, grosso e fluviale che sia anche buono), e soprattutto bello, probabilmente il migliore del 2013, anche nel suo ricordarci che, comunque, stile > vicenda.
La vita in tempo di pace ha la sua forza principale nel punto di vista del protagonista, l’ingegnere Ivo Brandani, un punto di vista liminale, di crisi, quasi annunciatore di disgrazie – la morte, ovvio, ma forse anche il disastro prossimo venturo, lui che, nato nel 1945, non ha visto, per l’appunto, che pace e cerca la bellezza nelle forme d’ala perfette di un’arma, lo Spifire…

“ […] Pace era stata l’Alfa Romeo GT Veloce, la Volkswagen, il flying dutchman… Tempo di Pace fu l’università e tutto quello che vi successe. E quello che successe dopo e dopo ancora… Tempo di Pace è stato tutta la mia vita. Noi, nativi della pace, non ci accorgiamo di come la non-guerra ci ha plasmato e reso diversi da tutti quelli vissuti prima di noi… Pace, pace Leggi il resto dell’articolo

L’arte dell’approfondimento tra new wave e calzature boeme

di Gabriele Merlini

1. New wave.
Di Simone Arcagni.
Contributi di Riccardo Bertoncelli e Federico Guglielmi.
Atlanti musicali Giunti 2001.

Echo and the Bunnymen prendono cinque pallini per il loro Crocodiles del millenovecentoottanta. Idem Bauhaus per In that flat field. Gli Wire di Pink flag altrettanti pallini (aboliamo queste stelle irritanti negli standard di giudizio) mentre scivola verso la scomoda definizione di «passo falso» il Prince charming di Adam and the Ants.
Premessa scontata: colui che stia perdendosi in queste poche righe lasci stare la presente recensione e viri su qualche stralcio di esordio narrativo rivoluzionario. Il 2.0 abbonda di tesori e non sarà complicato scovarlo. Poiché l’idea è proseguire il più possibile con un linguaggio criptico di nomi, date e suoni âgée. Senza recinzioni, pietà o scrupoli.
New wave di Giunti – collana Atlanti Musicali. Anno duemilauno – vanta un magnetico Robert Smith in copertina e sarebbe offensivo spalancare le porte alla chiarezza. Agile manualetto sul movimento che non fu «scuola espressiva ben definita» (pagina cinque: l’onda anomala™) ma eterogeneo manipolo di individui i quali, avviata la risacca del punk, scelsero di Leggi il resto dell’articolo

La luce che illumina il mondo

la-luce-che-illumina-il-mondoQuello che segue è un estratto del romanzo La luce che illumina il mondo (Indiana Editore, 2013) di Paola Ronco.

«E tu che ci fai qui, nella tua serata libera? Cos’è, stai cercando di farmi le scarpe, boss?»
La pioggia che picchietta lenta sul cappuccio dell’impermeabile, le ultime fiamme tremolanti tra le schiume dei pompieri, transenne ovunque e mitragliatrici nelle mani dei soldati.
Maurilio Sori si guarda intorno e pensa che soltanto a vent’anni si può riuscire a scherzare in mezzo ai resti di un attentato senza suonare irrimediabilmente cinici.
Avanza di un passo, le mani in tasca, l’andatura pesante di un uomo che si trovi a passare per caso, cerca di non mostrare troppo la stanchezza che lo stringe da ogni lato.
«Se volessi fare le scarpe a qualcuno, non andrei certo dalla mia cronista preferita. A lei, cercherei di invitarla a cena. Casomai.» Leggi il resto dell’articolo

L’asino che vola

di Francesca Fiorletta

La sopravvalutazione del lavoro culturale è, nei nostri anni, la mistificazione di un’idea della cultura, la cultura che il potere e i suoi amministratori considerano uno sfogo assai utile alla perpetuazione del dominio, al governo senza rischio delle persone e delle cose perché essa produce la supinità (e stupidità) dei sudditi.
Le “tribù” di chi pretende “creare” arte o cultura o di chi è sollecitato a fruirne – per esempio “la tribù dei lettori” – sono un aspetto essenziale del conformismo di questi anni, opportunamente manipolato. Non si tratta dunque, per noi, oggi, di ri-valutare il lavoro non intellettuale (ammesso che ne esista uno!) quanto di ri-valutare l’intelligenza degli individui e dei gruppi, chiamandoli a pensare e ad agire, nei fatti, per la liberazione propria e di tutti.

Così Goffredo Fofi conclude l’intervento introduttivo al breve saggio critico di August Strindberg “Sopravvalutazione del lavoro culturale”, edito l’anno scorso dalle Edizioni dell’asino.
Perché torna costantemente in auge il tema dell’intellettualità?
Già solo in queste poche righe emergono alcuni punti nodali:

1) cultura e potere.
Sarebbe bello trasformare la congiunzione in voce del verbo, ma sembra che ancora, nonostante le beneamate lotte – con o senza “quartierini” di sorta – il processo di nientificazione dell’elemento ontologico culturale sia ben lungi dall’estinguersi.
Non si finisce più di riempirsi l’ugola con l’appiattimento del gusto dominante, senza porre alcun discrimine però nel sostenere tanto le preziose biblioteche storiche quanto i caffè letterari modaioli, tanto le minuscole case editrici improvvisate quanto le realtà autoprodotte che agiscono sulla base di un rigoroso progetto.
Il risultato è che si continua tutti a viaggiare sull’orlo del baratro, faticando mortalmente per arrivare non più a fine mese ma proprio a fine giornata. L’organizzazione, pure in nuce meritevole, di reading e campagne di Leggi il resto dell’articolo