Quattro poesie di Sarah Franzosini

new-york

– Andiamo a piedi – hai detto,
– Fino a dove riusciamo, poi prendiamo un taxi -.
Mi hai preso il braccio e i tuoi piedi hanno dato l’attacco.
Che poi è così che funziona.
Tu inizi e io ti seguo.
Un po’ meno imbalsamato di quando mi hai conosciuto.
Le domande che non contano che partono dalla nuca
per finire inghiottite dal nostro Leggi il resto dell’articolo

Natale in Anderson Street

di Domenico Caringella

La finestra si aprì e il gelo si precipitò in casa insieme al vecchio Karl fiammeggiante del rosso dell’abito e nello sguardo delle grandi occasioni. Due dei tre figli dei Cooper, i vicini i casa, impugnarono i fucili di legno e glieli puntarono addosso mentre il terzo, il più piccolo, con la bocca emetteva degli strani suoni che volevano essere degli spari.
Il vecchio si portò le mani al petto e dal consumato teatrante che era si accasciò sul pavimento accanto al sacco vuoto.
Jenny, Eleanor, Lafargue, i Cooper, tutti, applaudirono.
Karl si rialzò, si liberò della casacca rossa che copriva una finanziera vecchia di vent’anni ma ancora dignitosa e si Leggi il resto dell’articolo

Uno più crudele dell’altro (consigli di lettura)

di Vanni Santoni

Lo so, un post di consigli di lettura che appaia adesso somiglia pericolosamente alle “liste di libri da regalare per Natale” o a quelle “I migliori libri del 2013”, e forse lo è. E tuttavia lo faccio lo stesso perché tanto, noto adesso, riguarda libri che al natale non sono per niente adatti: libri spietati, anzi crudeli.

Il primo è a colpo sicuro, ed è senz’altro La vita in tempo di pace di Francesco Pecoraro (Ponte alle grazie): romanzo tosto, grosso, fluviale, pieno di roba (come ci si aspetta da un romanzo tosto, grosso e fluviale che sia anche buono), e soprattutto bello, probabilmente il migliore del 2013, anche nel suo ricordarci che, comunque, stile > vicenda.
La vita in tempo di pace ha la sua forza principale nel punto di vista del protagonista, l’ingegnere Ivo Brandani, un punto di vista liminale, di crisi, quasi annunciatore di disgrazie – la morte, ovvio, ma forse anche il disastro prossimo venturo, lui che, nato nel 1945, non ha visto, per l’appunto, che pace e cerca la bellezza nelle forme d’ala perfette di un’arma, lo Spifire…

“ […] Pace era stata l’Alfa Romeo GT Veloce, la Volkswagen, il flying dutchman… Tempo di Pace fu l’università e tutto quello che vi successe. E quello che successe dopo e dopo ancora… Tempo di Pace è stato tutta la mia vita. Noi, nativi della pace, non ci accorgiamo di come la non-guerra ci ha plasmato e reso diversi da tutti quelli vissuti prima di noi… Pace, pace Leggi il resto dell’articolo

Due poesie di Barbara Pinchi

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FALANOTTE

tra le mani la bocca tra le mani le labbra tra le mani e il palato tra le dita le mani la bocca tra le labbra / SOSPESA / le tue mani tra la pelle tra le dita le rughe tra le dita e la pelle LE LINEE tra le mie mani SCIOLTA tra il pollice e l’indice TE tra le mani e le guance e le guance e le mani /ARRESA / fatta fossile tra le pieghe e le righe tra la bocca e la linea tra le nostre e le vostre tra le loro e la mia tra la tua e la tua tra le vostre e le mie tra le mani e le mani.

tra la mia e la mia cola l’indice. tra la mia e la mia fa la tua e la mia fa la notte sempiterna, fa la cima. tra la cima e la cima fa la Leggi il resto dell’articolo

Stesi insieme

apulia_I_2009_big_092di Laura Stegagno

Si svegliò di colpo. Era ancora sdraiata ma un fruscio dal basso l’aveva disturbata. Era così stanca dopo quell’immersione così lunga! Sentiva qualche cosa sotto di lei, la stava sfiorando.
Guardò giù e lo vide. Lui era lì un po’ più sotto di lei.
“Ciao”, disse, “come mai sei qui anche tu?”
“Oh ciao”, rispose lui, “per il tuo stesso motivo, immagino. Come stai?”
“Bene, ma sono un po’ stanca”.
“A chi lo dici, dopo tutto quel frastuono!”
“Ma tu vieni da lì sotto. Capisco”, disse  lei.
Dopo i primi convenevoli scese il silenzio. Avevano tante cose da dirsi ma non ne avevano il coraggio. Leggi il resto dell’articolo

Tuesdays

di Domenico Caringella

Qui a Babylon City il secondo martedì di ogni mese è il giorno dei contrari
Così i semafori proiettano luci di tre diverse tonalità d’azzurro
Mia madre è felice come una ragazzina
Le puttane sulla 7° si scelgono i clienti e dopo un pompino coi fiocchi gli lasciano dieci dollari sul cruscotto
Le mattine sono deserte e grigie solitudini
La polizia si arrende, sempre, e non spara, mai
I ladri restituiscono la refurtiva, ma a persone a cui non è stato rubato niente Leggi il resto dell’articolo

L’arte dell’approfondimento tra new wave e calzature boeme

di Gabriele Merlini

1. New wave.
Di Simone Arcagni.
Contributi di Riccardo Bertoncelli e Federico Guglielmi.
Atlanti musicali Giunti 2001.

Echo and the Bunnymen prendono cinque pallini per il loro Crocodiles del millenovecentoottanta. Idem Bauhaus per In that flat field. Gli Wire di Pink flag altrettanti pallini (aboliamo queste stelle irritanti negli standard di giudizio) mentre scivola verso la scomoda definizione di «passo falso» il Prince charming di Adam and the Ants.
Premessa scontata: colui che stia perdendosi in queste poche righe lasci stare la presente recensione e viri su qualche stralcio di esordio narrativo rivoluzionario. Il 2.0 abbonda di tesori e non sarà complicato scovarlo. Poiché l’idea è proseguire il più possibile con un linguaggio criptico di nomi, date e suoni âgée. Senza recinzioni, pietà o scrupoli.
New wave di Giunti – collana Atlanti Musicali. Anno duemilauno – vanta un magnetico Robert Smith in copertina e sarebbe offensivo spalancare le porte alla chiarezza. Agile manualetto sul movimento che non fu «scuola espressiva ben definita» (pagina cinque: l’onda anomala™) ma eterogeneo manipolo di individui i quali, avviata la risacca del punk, scelsero di Leggi il resto dell’articolo

Estratto da un romanzo futuro – #TUS3

paccianiIn attesa del numero di Riot Van dedicato alle Letture terminali del reading Torino Una Sega 3, vi proponiamo il testo di Vanni Santoni (che ha letto anche da “Sixty Stories” di Donald Barthelme). Si tratta di un brano tratto da un futuro romanzo, ancora ben lontano dall’essere compiuto, dal titolo di lavorazione “I fratelli Michelangelo”.

«…drammi borghesi italiani? Meglio altro. Meglio il fantastico. Meglio ancora, una grande storia di soldati di leva che entrano per la prima volta in un campo di sterminio. Tipo Il grande uno rosso, solo che è tutto raccontato tramite i ricordi di uno di loro, un atto fondativo della sua visione e interpretazione del mondo prima che vada altrove a fare cose, a ottenere risultati, il che qualifica questa storia come ineludibilmente americana: immaginiamo un soldato italiano, al di là del fatto che un soldato italiano sarebbe stato a infilare la gente nei piombati per i lager, immaginiamo questo soldato italiano, l’Italia non si è mai alleata con la Germania, l’amicizia Churchill-Mussolini è florida, gioviale addirittura, e oggi, 27 gennaio 1945 – questo scenario implica anche una certa lentezza dei russi sul fronte orientale – la tua pattuglia, quattro giovani alpini a dorso di mulo – hanno senso gli alpini? Leggi il resto dell’articolo