Il male

sanPubblichiamo in anteprima un estratto da Il male, nuovo romanzo di Massimiliano Santarossa in uscita per Hacca il 6 novembre. Un altro breve estratto lo trovate sul sito della rivista Satisfiction.

Tra le mura di cemento, perso nei vicoli bui, si muove osceno un semivivo. È uno dei molti che popolano la terra, sono i creati a immagine e somiglianza del padre, ma divenuti per scelta diversi, disfattisi nel tempo con le proprie mani, per volontà personale, per superare il vuoto, per giungere ovunque, soli. Non sono forse costoro divinamente nuovi? È potente ciò che porta con sé, profondo è il male suo, ancestrale la paura che lo possiede e guida.
Lo seguo. Leggi il resto dell’articolo

Tre poesie di Franz Krauspenhaar

Franz Krauspenhaar
Ministro della sera

Ministro della sera, incarico il cielo rosso
di farmi sognare. Nella mia cella in città,
senza soldi, amore, nemmeno in odio
a dio o ai suoi pagani sostituti, [gente
che per gli spiccioli si fa mito moderno]
io guardo le nuvole ferme come statico
calcestruzzo. È l’età di questo motore
di costruzione, e salgono i grattacieli
sulle tombe di quelli che furono erosi,
col colpo degli aerei e il veleno della pazzia.
Sono il ministro della sera, all’estate
sostituirò l’autunno, governerò ogni giorno
di meno, fino a sciogliermi la neve dai polsi. Leggi il resto dell’articolo

La lettera

di Alex Pietrogiacomi

Avrebbe dovuto scegliere di fermarsi lì. Davanti a quella cassetta, chiudere gli occhi e regalarsi l’attimo in cui il PER TUTTE LE ALTRE DESTINAZIONI avrebbe ingoiato distratto la sua busta.
Invece continuò a camminare, superando lo scatolotto rosso, dicendosi che aveva tutto il tempo per poter fare la sua spedizione, che in fin dei conti era una bella mattinata e un buon caffè da qualche parte l’avrebbe resa ancora migliore. Però il senso di responsabilità era lì a farsi sentire. Cercava di tirare la giacca nera verso la sua vera destinazione, perché Ci si era alzati presto proprio per fare questa cosa, altrimenti si poteva anche restare a letto.
Ma Roma era pericolosa in quella mattinata maliziosa, anche il suo tran tran riusciva ad avere qualcosa di vagamente seduttivo: perché Leggi il resto dell’articolo

E comunque, che peccato non poterla raccontare

foto: Asako Narahashi

foto: Asako Narahashi

di Domenico Caringella

È stato come se la capsula di metallo istoriata con gli ideogrammi della compagnia associati alle lettere dell’alfabeto che li spacciano per il mondo occidentale, avesse una specie di singulto, che per noi all’interno si è tradotto in un potentissimo sobbalzo.
Poi la sensazione è stata la stessa che ti sorprende a volte nel dormiveglia, quel piccolo vuoto nel buio che ti fa sembrare che il terreno ti manchi senza preavviso sotto i piedi. Con la differenza che ora del pozzo non si riesce a immaginare un fondo diverso da quello previsto, naturale.
Paura non è lo stato d’animo corretto. È più rabbia, e impotenza; è più non sentirsi pronti, per pensare subito dopo che invece lo si è da sempre.
Sospetto che lei abbia in questo momento pensieri più compatibili con i miei che con quelli della folla deformata e urlante che si agita intorno a noi. E che sia contenta quanto me che ci sia io, uno sconosciuto o quasi, sul sedile accanto al suo, a stringerle la mano, piuttosto che qualcun altro a cui doverla stringere, magari suo figlio se ne ha uno. Leggi il resto dell’articolo

Smarrimento e new wave. Vita dell’ultimo comunista di Frings

di Gabriele Merlini

Copertina

L’ultimo comunista
di Matthias Frings
Voland Edizioni (Ottobre 2012)
Pag. 560, Euro 18.00

Relazionandosi con temi per te decisamente sacri e ambientando una vicenda in luoghi nei quali hai avuto la premura di lasciarci il cuore (più qualche giuntura) è ovvio che si perda in lucidità. La sensazione ricorda lo svegliarsi di notte e scovare qualcuno nella stanza intento a rovistare dentro il tuo cassetto della biancheria. Però poi vince la razionalità e inquadri l’autore: lui è tedesco. Tu no. Lui ha vissuto sulla pelle gli anni ottanta. Tu no. Lui ha toccato con mano la divisione della Germania. Tu no. Lui ha visto il muro integro mentre tu semplicemente piccoli granelli per turisti sprovveduti o denti smantellati residuo di tempi trascorsi. Ovvio lui possa scriverne. Tu no?
Vediamo.

Carte in tavola: l’«Ultimo comunista» è (corposo) testo edito da Voland, opera di Matthias Frings. Sessantenne giornalista/autore televisivo vicino ai movimenti della sinistra alternativa nonché celebrato e discusso padre di un manualetto titolato Männer.Liebe. Ein Handbuch für Schwule und alle, die es werden wollen ossia Amori.Maschi. Un manuale per chi è gay e per chi vuole diventarlo. Era il 1982. Vicende a intrecciarsi di scrittori, attori teatrali, baristi e ulteriori forme di artisti sullo sfondo della Berlino divisa più aree limitrofe: particolare attenzione alla scena gay e relative contraddizioni, regole e abitudini.
«I postumi del ’68, il terrore di gomma dell’elastica socialdemocrazia, i primi movimenti civili, le battaglie contro il nucleare e infine Leggi il resto dell’articolo

Concerti

di Simone Lisi

Forse è venerdì e forse avrò un certo bisogno di uscire. Forse chiamerò ogni numero chiamabile della lista dei numeri da chiamare e forse non mi risponderà nessuno. Forse avrò la tentazione di tornare a casa, ma forse non lo farò, e opterò per il concerto dei Blonde Redhead: li ascoltavo a Siviglia in inverno. Forse per chiudere l’ennesimo cerchio.
Forse percorrerò in motorino via Pistoiese, che ricordavo più corta, e farò la fila da solo mentre dentro iniziano la prima canzone. Ciò che invece non è in forse è lo svolgimento del concerto, che suo malgrado sarà anche commovente almeno per un momento e si ripeterà uguale a tutti i concerti della mia vita.
È il contesto, l’estrinseco, che mi affossa e a volta mi diverte anche. Allora ci sono io tra la folla ed è indubbio che arriverà un uomo coi capelli lunghi, alto e piazzato, e si metterà davanti a me. Lo accetterò perché, pur non avendo i capelli lunghi e non essendo così alto e robusto Leggi il resto dell’articolo

Torta di mele meccanica (A Clockwork American Pie)

di Andrea Frau

Ogni notte, ragazzi e ragazze sulla trentina entrano nei supermarket e nei negozi d’abbigliamento per praticare, tra la carne surgelata e tra i manichini, la loro porno-ginnastica.
I vigilantes si fanno comprare facilmente: basta lasciarli filmare. Poi i video se li rivendono. Nel sito della nuova RAI-tube la categoria “sex in the market” è la più visitata.
È notte fonda. Le statue nude dormono nelle teche, la merce negli altari, assonnata come se fosse in pausa, osserva i partecipanti mentre viene onorata e consacrata dal loro sesso. La porno-ginnastica è ripetitiva e meccanica anche se ogni tanto il buffering si blocca. I corpi stanno in pausa come se stessero riflettendo, come se avessero dimenticato la battuta o non sapessero più che fare. In quei casi il vigilantes li colpisce con la torcia o li elettrizza con il taser e loro riprendono come niente il loro niente.
Vanno avanti tutta la notte come una catena di montaggio, ogni sentimento o pensiero umano scivola via dai corpi lubrificati pieni di grasso.
Gli uomini si muovono con il ritmo di un metronomo, si cronometrano, bevono bibite energizzanti, trangugiano barrette e si guardano allo specchio compiaciuti delle loro prestazioni senza mai fermarsi, il loro personal trainer immaginario li incita, qualcuno dal pubblico li rinfresca con secchiate d’acqua come si fa con i ciclisti, le donne instancabili sono lì a volerne sempre di più, partecipano attivamente anche se ogni tanto guardano sul telefono video-tutorial su cosmetici freschi fatti a mano; se ne stanno sequestrate sotto una gabbia di carne tonica e abbronzata, potrebbero sembrare in preda alla sindrome di Stoccolma in realtà sono consapevoli, come se una Federica Sciarelli bambina cadesse dentro un pozzo con microfono e telecamera e conducesse uno speciale non stop da lì. Le coppie sono numeri binari, uno e zero, in condivisione peer to peer; dopo ogni amplesso si scambiano di posto come al gioco delle sedie. Lo sguardo dei partner non Leggi il resto dell’articolo

Tre poesie di Marcella Leonardi


Il bar

La ragazza serviva caffè
riflesso da occhi bruni
nel bar senza orizzonte
all’angolo tra la morte e il sogno
materializzato
all’alba della città fantasma

Portava la gioventù
raccolta nella coda di cavallo
pochi anni e troppi ricordi
sfuggiti al nastro
sciolti in una pioggia triste
sulle spalle

Da lei volavano speranze
come stormi spaventati

Le stanze

Ho accolto i fatti Leggi il resto dell’articolo