Aspettando il Flep! – intervista a Luca Moretti
settembre 18, 2013 1 commento
In occasione della seconda edizione del Flep! – Festival delle Letterature Popolari, che si terrà, dal 19 al 22 settembre, nella suggestiva Aranciera Semenzaio di San Sisto, colgo l’occasione per fare una chiacchierata col mio amico Luca Moretti, scrittore e fondatore dei cugini di TerraNullius, realtà a cui sono legato da profondi rapporti ideologici e di stima e amicizia e di cui ho fatto parte per due anni e con cui ho condiviso la faticosa ma straordinaria avventura dello scorso anno.
Gianluca Liguori: Luca, si è ormai in dirittura d’arrivo: quali sono le novità di questa seconda edizione?
Luca Moretti: Nuovo è il luogo, dal Parco Meda, periferia contratta che per me era già “centro”, all’Aranciera Semenzaio di San Sisto, a Caracalla, lì dove si perpetua l’eterno ritorno della nostra città, della città dell’uomo, di Roma, lì dove è centro. Nuovi saranno gli autori, sempre legati alla nostra idea di letteratura, nuove le loro performance e i reading teatrali che si susseguiranno ogni giorno. Nuovo sarà il cibo, il vino, nuovi e a km zero grazie all’apporto insostituibile de Il Sorì, nota enoteca di San Lorenzo. Nuovi gli artisti di ipercontemporanea, la nostra galleria viaggiante. Nuove e curate nel minimo dettaglio le serate che seguiranno le presentazioni, dal tango al revival, al soul a Giuseppe Verdi.
GL: Quali sono le difficoltà principali che avete incontrato finora nell’organizzare queste due edizioni?
LM: Innanzitutto i soldi. I soldi sono una cosa brutta in generale. Per chi non ne ha a disposizione ma ha tante idee sono una cosa ancora più brutta. Per noi è stato uno stimolo a tenere duro, a tirare avanti con l’obiettivo di riuscire nell’intento anche senza finanziamenti o bandi di sorta. Il Flep!, è doveroso ricordarlo ogni volta, è un festival completamente autofinanziato dagli autori di TerraNullius, questa è la prima difficoltà e la prima fonte di motivazione. Il Flep! è costato e costa molto a ognuno di noi, in termini di tempo, affetti e salute, ma fatta eccezione per la difficoltà economica credo non ce ne siano state altre di rilievo, in quanto siamo alimentati da un grande entusiasmo e difficilmente si riesce ad atterrire chi sogna, chi crede veramente in quello che fa.
GL: Al Salone del libro di Torino, all’incontro su book blog, editoria digitale e lavoro culturale, Francesco Forlani di Nazione Indiana parlava dei blog letterari come le avanguardie operative dell’odierno panorama editoriale e dei blogger come di una fetta importante degli intellettuali dei nostri tempi. Tu, da blogger della prima ora (ricordiamo quest’anno il decennale di TN) cosa ne pensi?
LM: Blogger un cazzo. In queste disamine si compie sempre il triste errore di confondere il media con l’oggetto, già peraltro confuso col soggetto. Scriviamo in rete perché la rete, molto banalmente, ha sostituito la carta delle riviste del ‘900, in condizioni diverse probabilmente scriveremo sulla sabbia. Le ultime vicende delle riviste cartacee, cui peraltro avete dato il giusto risalto proprio su queste pagine, la dicono lunga sulla questione: aprire una rivista, buttarci un fottio di finanziamenti e poi chiudere facendo ciao ciao ai poveretti che vi hanno lavorato, chiaramente senza pagarli. Io non credo esistano blog, blogger e intellettuali, esistono riviste fatte bene, e intellettuali degni di essere definiti tali. Il supporto non può descrivere l’oggetto. Quanto a noi, sì, TN compie dieci anni, dieci anni fa radunavo le prime persone fondando la rivista/collettivo/avanguardia (sono passati 10 anni e non so trovare un termine definitivo), con questa edizione del Flep! facciamo un richiamo alle riviste che come noi lavorano per una letteratura che sia narrazione intima delle genti, quindi popolare. Il richiamo è stabilito da uno spazio che, come lo scorso anno, daremo gratuitamente alle riviste che vorranno esser con noi in questo viaggio (possono contattare l’indirizzo flep@terranullius.it per i dettagli). Sabato 21 settembre sarà il genetliaco di TerrraNullius, la notte giusta per ricordare tutta la strada che abbiamo percorso e per indicare quella che ancora vogliamo fare insieme. Keep the faith!
GL: Editori e agenti letterari sono sempre più attenti al lavoro culturale che agita la blogosfera, eppure sono ancora poche le case editrici (penso a Minima&Moralia) o le agenzie (come Vicolo Cannery) che hanno deciso di metter su un blog aziendale mentre altri sono, purtroppo per i lettori, ancora un passo indietro. Come ti spieghi questa lentezza?
LM: Il digitale è da tempo il pane quotidiano delle strutture di comunicazione di tutte le aziende, questa è una banale verità. Perché le case editrici non abbiano un blog aziendale è una domanda a cui non so rispondere, non credo mi farebbe piacere seguire un blog aziendale di una casa editrice e mai l’ho fatto, mi sembra tutto il contrario, appunto, del nostro lavoro, dell’attività delle riviste letterarie. Le aziende devono vendere quindi non credo il loro obiettivo principale sia fare il bene dei lettori. Le case editrici, soprattutto quelle italiane, poi, non devono solo vendere, ma sopravvivere. Forse ci dovremmo continuare a porre l’annosa questione del perché nessuna casa editrice in questi anni ha investito su una rivista digitale di rilievo, sul perché ci spingono a piratare i seppur pochi ebook che pubblicano a prezzi sconsiderati? L’ho detto altrove: il digitale propone una grande inversione di “cartelli” dell’editoria e questo agli incumbent nostrani fa paura.
GL: Abbiamo sostenuto (e continuiamo a sostenere) diverse battaglie contro l’editoria a pagamento. Come vi siete regolati per gli espositori del Flep e per tenere alla larga questa dannazione dell’editoria contemporanea?
LM: La questione dell’editoria a pagamento mi è venuta a noia. Ne ho già parlato, ora c’è informazione, non bisogna pubblicare per forza quello che si scrive. Comincio ad avercela pure con quelli che pagano. Sono anni che trattiamo l’argomento, se esistono ancora “autori” senza profilattico che prendono questa malattia dovremmo chiederci di che autori stiamo parlando. Per il Flep! il problema non esiste: noi di TerraNullius abbiamo un atteggiamento ormai consolidato in merito, i molti editori che hanno aderito al festival hanno dovuto dichiarare in un apposito modulo che “sanno di cosa parliamo quando parliamo di EAP” e che “mai si sono serviti di tale pratica per ingrossare le loro casse”. Tutto il resto è noia.
GL: Scorrendo il programma si percepisce una meticolosa attenzione nella scelta degli autori. C’è possibilità e speranza, a tuo parere, che si possano indirizzare fette sempre più ampie della popolazione a una letteratura di qualità o resta un’utopia da poveri illusi?
LM: Brutto indirizzare la popolazione, io indirizzerei editori e scrittori, molti, a cercarsi un altro lavoro, uno vero. Sì, la scelta effettuata dalla redazione di TerraNullius è stata ragionata, discussa in interminabili riunioni e ottenuta con grandi spargimenti di fatica. Sono i nostri autori, quelli che crediamo rappresentino meglio il nostro modo di pensare alle storie. Il programma di cui parli è maturato in due anni di duro lavoro e il risultati si vedono.
GL: Luca, con questa terza intervista superi addirittura Percival Everett e diventi l’autore più intervistato su Scrittori precari. Cosa si prova al raggiungimento di questo traguardo? Ce l’hai il mio Iban per il bonifico, sì?
LM: Percival chi? E non sto imitando l’ineffabile sfrontatezza di Roberto Mandracchia, io questo non so proprio chi è, probabilmente non è nessuno perché non lo vedo tra gli autori sul programma del Flep!
L’ha ribloggato su alessandrapeluso.