Caterina fu gettata

Riportiamo il “Prologo primo” del nuovo libro di Carlo Sperduti, intitolato Caterina fu gettata (Intermezzi, 2011), che, come precisa l’autore stesso nelle “Avvertenze” iniziali, non è un romanzo, a dispetto di quanto si legge nella quarta di copertina.
Ci basti dunque sapere, citando direttamente da queste istruzioni per il lettore, che:

L’autore si sente in dovere, d’altro canto – oltre che di parlare odiosamente in terza persona in queste righe preliminari – di dichiarare che nelle sue intenzioni c’è stata, semplicemente, la voglia di raccontare una storia così come gli è venuta in mente, evitando per quanto possibile “l’approfondimento della psicologia del personaggio”.

 

PROLOGO PRIMO

Discriminazione.

Pur ignorando, per il momento, chi fosse Tommaso, immaginatelo come più ritenete opportuno, poiché non si fornirà alcun particolare sull’aspetto fisico del personaggio. Immaginatelo a gambe incrociate su una delle due piazze di un letto, con un giornale spalancato sulla pagina degli annunci di lavoro a pochi centimetri dal volto, con la schiena appoggiata al muro, un’espressione delusa e indignata a un tempo, illuminato debolmente da una timida abat-jour, in un qualsiasi approssimarsi della mezzanotte
Immaginate poi, sull’altra piazza, una Caterina distesa, stanca e sonnolenta, da poco rincasata dal lavoro, il cui unico desiderio sia quello di farsi prendere dal sonno.
Immaginate, infine, un miagolio prima sommesso e poi sempre più intenso e petulante, proveniente da un punto indefinito dello spazio circostante.
«Ma tu guarda che mi tocca leggere!» cominciò con l’esclamare Tommaso, piccato.
«Tommaso…» fu la risposta biascicata di Caterina, implorante pietà.
«Ci si batte tanto, a questo mondo, per i diritti di questo o quello, – continuò lui senza badare alla tentata interruzione di lei, – si scende in strada contro le discriminazioni razziali, contro quelle sessuali, contro la Chiesa, contro il governo ladro, contro le multinazionali, contro la mafia, contro le riforme dell’istruzione… a tutte le ingiustizie si presta attenzione, alla denuncia di tutte le iniquità si dedica spazio, ma a questa, che è spiattellata ogni giorno, spudoratamente, sotto gli occhi di tutti, nessuno accenna a ribellarsi. Di più: sembra perfino che nessuno ci faccia caso! Mi piacerebbe sapere con quale logica, mi piacerebbe sapere!»
«Tommaso…» ribadì Caterina, con lo stesso tono adottato in precedenza.
«Senti qua – s’infervorò ancor di più lui – “Commesso/a negozio di telefonia specializzato cercasi max 28enne min. exp. no perditempo inviare curriculum con foto”. Oppure… un attimo che cerco… ecco: “Collaboratori PR ambosessi cercasi con proprio giro di clientela per interessante vendita abbigliamento donna. Ottimi guadagni. Astenersi perditempo.” Ma non basta…»
«Tommaso…» fu la nuova risposta di Caterina, tetragona al fervore polemico del compagno.
«… senti qua – tirò dritto Tommaso, dimostrando brillantemente di non aver bisogno di un interlocutore per godere appieno della sua invettiva – questo è il più vergognoso: “Consorzio bancario ricerca figura commerciale per inserimento in organico tempo pieno. Inviare curriculum. Astenersi privi di requisiti. Esclusi perditempo”. Io non ho parole: dice proprio “esclusi perditempo”! Capisci? Non si fanno il minimo problema, questi gran signori che scrivono e fanno pubblicare gli annunci, a utilizzare il termine “esclusi”. Dimmi tu se questa non è discriminazione a tutti gli effetti! Cosa deve fare un perditempo per avere un lavoro… un qualsiasi lavoro? Vogliono forse puntare il dito contro un’intera categoria d’individui per una caratteristica indipendente dalla loro volontà? Vogliono forse far morire di fame milioni di persone? E poi… se uno non avesse a disposizione un bel po’ di tempo da perdere, come farebbe a trovare quello adatto, tra migliaia di annunci? Guarda quanti ce ne sono qui! Si può trovare lavoro senza aver tempo da perdere, secondo te?»
In tutto ciò Tommaso, coinvolto dalle sue stesse parole e dal profondo senso di giustizia che da esse emanava, travolgente al pari di un fiume in piena, si era alzato dal letto e aveva preso a camminare avanti e indietro, gesticolando per accompagnare i passi salienti dell’orazione e consultando di tanto in tanto il giornale, al fine di avallare le proprie audaci tesi con citazioni testuali.
«Tommaso – intervenne un’ultima volta Caterina – fammi un favore: già che sei in piedi, potresti aiutare Gnaca a scendere dal soppalco? Non senti come si lamenta?»

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2 Responses to Caterina fu gettata

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