Due esordi
gennaio 10, 2013 4 commenti
(una versione ridotta di questo articolo è uscita sulle pagine toscane del Corriere della Sera)
È da poco uscito in libreria per Effigie il romanzo Nella vasca dei terribili piranha, dell’amico Alessandro Raveggi, già talento riconosciuto nel teatro, nella poesia e nella saggistica, oggi alla sua prima prova narrativa. Il libro si presenta come un oggetto anomalo sia sotto il profilo della lingua – quella di Raveggi, giunta a maturazione nell’ambito di una sperimentazione poetica di lungo corso, è ricca, innervata tanto nella tradizione letteraria alta quanto nei gerghi contaminati del parlato di strada e delle subculture pop – che sotto quello della struttura narrativa, per la quale Raveggi sceglie la strada della complessità, della frastagliatura, dell’ellisse, dando vita a un romanzo colmo di salti spaziali, temporali e concettuali, di spazi bianchi che sta al lettore completare, e percorsi che finiscono in apparenti vicoli ciechi ma in realtà rimandano a una più ampia “grande matrice” del canone occidentale.
Atipico è anche il titolo, che, spiega Raveggi, “nasce da un’epifania: dalla vista del manifesto di un circo, che recitava, testualmente, ‘un giovane sub si immergerà nella vasca dei terribili piranha’. Mi piaceva quell’atmosfera tra il terrore e la farsa, ma anche il fatto che quel ‘giovane sub’ in immersione potesse esser letto come una metafora delle nuove generazioni.
Il romanzo esce in libreria dopo una lunga gestazione e un altrettanto lungo periodo di ricerca di un editore, probabilmente proprio a causa della sua “diversità”, non solo in termini di complessità di lingua e trama, ma anche per le scelte di ambientazione: Nella vasca dei terribili piranha, infatti, pur giungendo, nei suoi dedali narrativi, anche all’Italia e a Firenze, abbraccia una serie piuttosto ampia di luoghi e suggestioni, rifiutando quel certo approccio italico del voler scavare solo nel proprio giardino di casa. “Ci sono,” spiega Raveggi, “varie ragioni all’origine di questa scelta, su tutte la volontà di scrivere un romanzo europeo, e non solo italiano: penso al D’Arrigo di Cima delle nobildonne, ma anche a Malaparte o lo stesso Collodi, nelle cui opere era evidente un afflato internazionale. Anche per questo Nella vasca dei terribili piranha non ha grandi apparentamenti nella narrativa italiana contemporanea.” E a livello simbolico appare evidente come la metafora acquatica, tema “forte” del libro, sia passibile di diverse interpretazioni: metafora della forma del romanzo stesso e macrocontenitore dei suoi temi, rimando all’immagine dei flussi migratori contemporanei, consegnati a un mare che può essere spazio di transizione oppure luogo esiziale, di morte e oblio, ma anche a quella di una generazione – i nati tra il ‘75 e l’85, di cui fa parte l’autore – che pare esser stata costretta a rimandare la propria definitiva maturazione, la propria evoluzione finale in adulti, rimanendo come fermi a metà, uomini-feto o uomini-pesce, espulsi dal mare ma inadatti alla terra.
Un altro esordio di sicuro interesse, per motivi in buona parte affini a quelli del libro di Raveggi, per quanto l’autore, cinquantasettenne, appartenga a una generazione affatto differente, è Il diciottesimo compleanno, di Riccardo Romagnoli, edito da Transeuropa nella collana Scrittori delle riserve. Il romanzo racconta, tramite una serie di istantanee collocate in una struttura simile alle spirali fibonacciane di certe conchiglie, con salti temporali prima cospicui e poi via via più ridotti, i primi diciotto anni di vita di una persona, visti come un lunghissimo periodo di iniziazione, della quale quello sessuale è solo l’aspetto più evidente: perché, come Raveggi con la sua ricerca di un nuovo dio o nume simbolico, Romagnoli ha una vocazione cosmica, e pone immediatamente la genesi dell’individuo, e il suo sviluppo fisico e conoscitivo, all’interno di una prospettiva larghissima, punto di mezzo – ahilui senziente – tra macromondo e micromondo. Il romanzo, senza nulla togliere alla potente seconda metà e alla brutale conclusione, ha in effetti il suo punto di maggior forza nella prima parte, dove il venire al mondo del protagonista prima, e lo sviluppo della sua consapevolezza poi, è descritto come un fatto di palpitazione e dolore primogeni, goccia di sperma o sangue che riluce per un attimo in profondità clifotiche, e lo sorregge in questo una scrittura virulenta e precisissima a un tempo. L’autore di Il diciottesimo compleanno è del resto perfettamente consapevole della portata quanto sta facendo, lo si capisce quando scrive, in un riuscito “intermezzo” a pagina 18:
… tra le vespe si nasce quando viene incapsulato un loro uovo in una blatta sepolta viva sottoterra, viene mangiata lentamente dalla larva che presto si forma, le zanzare Mycophil crescono l’una dentro l’altra, divorandosi e accoppiandosi, i distomi hanno una nascita doppia, vivono nelle vie biliari delle pecore dove depongono uova da cui germi- nano piccole sanguisughe che vengono espulse con le feci e cominciano la loro nuova esistenza, le mosche fecondate fanno duemila uova che sono otto milioni dopo quattro generazioni, un’immensa città intera incestuosa, la femmina di merluzzo produce fino a sette milioni di uova ogni anno, innaffiate da enormi nuvole di spermatozoi…
… e se da un lato davvero la vita umana per Romagnoli sembra un mero, ineluttabile accodarsi a fenomeni come questi, come qualcosa che ha in sé due soli segreti, la morte e la possibilità generativa, dall’altro il suo protagonista si ribella a questa legge, facendo del suo slancio vitale, sessuale, violento, una ricerca di senso – fosse anche solo la scoperta di un interlocutore ultimo, di un dio, da insultare e prendere a sputi in faccia – che diventa tanto più necessaria quanto più forte si manifesta la sua impossibilità .
Nella vasca dei terribili piranha, Effigie 2012, pp.215, euro 19.00
Il diciottesimo compleanno, Transeuropa 2012, pp.175, euro 12.90
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