Cooperativa di narrazione popolare: Lo zelo e la guerra aperta

Tre autori (Jacopo Nacci, Ilaria Giannini, Enrico Piscitelli) per tre storie che gettano tre sguardi diversi, ma complementari, sulle vite di Luca e Michela, coppia precaria sia nel lavoro che nella vita affettiva. Tre sguardi che, per riprendere il nome del progetto (Cooperativa di Narrazione Popolare) cooperano, ossia lavorano insieme, ciascuno da una posizione diversa, per cercare di scalfire, o quanto meno ridisegnare con le parole il Moloch dell’assurdo quotidiano.
Ilaria Giannini racconta le meschinità dei colletti bianchi, fatalmente raccomandati e fatalmente schiavi della catena sociale che produce le raccomandazioni. Nel racconto le incursioni nel dialetto toscano mostrano, al di là dell’ambientazione provinciale, la distanza tra il piano delle relazioni affettive e quel groviglio di opportunismi in cui si consumano carriere senza un vero scopo al di fuori del rinnovo del contratto: un groviglio fatto di silenzi complici, di maldicenze bisbigliate o fuori scena, di bugie dette per nascondere la crudeltà dei rapporti lavorativi. Perno di questo tavolo da poker da cui sembra impossibile alzarsi, chiamato dai più “mondo del lavoro”, è la scadenza di contratto di Luca. Una condizione che genera ansia nel protagonista: ma in un mondo di rapporti deteriorati l’ansia, da sintomo, diventa lusso: «dovrei solo abituarmi all’ansia, in fondo ho già superato quattro rinnovi».
Jacopo Nacci sceglie una narrazione potente, sia per ritmo sia per soluzioni linguistiche: «E adesso, adesso che con il tuo portamento porti il vino dietro a questa colonna di nazisti di merda, di folli schiavisti, dietro questi agenti del nulla, sai che le tue radici ti hanno afferrata e ti hanno trascinata qua perché c’è qualcosa che devi fare o qualcosa che deve succederti». Nel turno lavorativo di Michela, cameriera in nero per una cena in un castello, Jacopo sintetizza il potere politico di provincia, un potere cieco e ottuso, e per questo violentissimo. È un microcosmo in cui la dialettica servo-padrone ha cessato di essere tale ed è diventata una trasmissione a senso unico di messaggi. Succede così che il nobile da decapitare sia il servo, e questo perché il potere, non riuscendo a comprendere la diversità che anima il servo, fa l’unica cosa che sa fare: usa la propria forza ottusa per opprimerlo. In un mondo del genere la catarsi, se ancora possibile, è un fatto intimo e privato che però garantisce il recupero di una dimensione umana e la preservazione di quelle «radici» che danno il titolo al racconto.
Nella crisi tra Luca e Michela, Enrico Piscitelli affronta la relazione tra due persone che stanno insieme e hanno perso il senso della comunicazione, anche e soprattutto quando parlano. Lo hanno perso al punto da non sapere se questo distacco sia un trauma del passato che si proietta sul presente, rendendo stolti, o un limite fenomenologico imposto dalla modernità, o la normale fine di un rapporto di cui non si vuole essere consapevoli. E forse anche noi, talvolta, al pari di Luca siamo schiavi di un «lalalala lala la lalalaalala» di fondo, ripetuto per non sentire ciò che dice la coscienza, o qualcosa che sta al di là del rumore, oltre le parole.

Matteo Pascoletti

Lo zelo e la guerra aperta è il primo lavoro della Cooperativa di narrazione popolare, un progetto di scrittura libera e lettura condivisa nato da due precise istanze: il desiderio di lavorare insieme alla creazione di storie, per arricchire la narrazione di punti di vista e sensibilità diverse, e la volontà di condividerle con il lettore direttamente, senza filtri, come patrimonio collettivo. Le opere della CNP sono autoprodotte e pubblicate online con licenza Creative Commons BY-NC-SA 3.0 sul sito. Si possono scaricare gratis in formato epub e pdf e – citando gli autori e purché non a scopo di lucro – si possono liberamente copiare, inviare e utilizzare in chiave narrativa, nel senso che sarà possibile riprenderne i personaggi e raccontare la loro storia, prima, dopo o alternativamente ai fatti narrati.

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