Racconti da #TUS2: collezionali tutti!
Maggio 21, 2013 3 commenti

Quello che segue è l’elenco dei testi da noi pubblicati, in ordine cronologico: Leggi il resto dell’articolo
Saranno anche precari, ma di certo non sono scrittori (Libero, 1/9/09)
Maggio 21, 2013 3 commenti
febbraio 15, 2013 Lascia un commento
Riprende il tour di Voi, onesti farabutti (Caratterimobili, 2012) di Simone Ghelli. Questo week end sarà la volta di Umbria e Marche.
16/02 – Perugia (ore 20.00)
Trottamundo Kafé Libreria
via della stella 3
Interverranno Gianluca Liguori e Matteo Pascoletti
17/02 – Pesaro (ore 17.00)
Biblioteca Comunale San Giovanni
via Passeri 102
Interverrà Jacopo Nacci
(il libro verrà presentato insieme a I provinciali, ultimo romanzo di Ilaria Giannini)
febbraio 5, 2013 2 commenti
[Questa settimana l’appuntamento coi testi di Torino Una Sega 2 vede protagonista Jacopo Nacci. Jacopo ha letto un brano da Un tipo di realtà di Yu Hua, contenuto in Torture, il racconto inedito L’Acheronte del nonno, che proponiamo qui di seguito]
È il pranzo di Natale a casa dei nonni e sto pensando che, prima di riuscire a scappare per andare a imboscarmi con Jessica, trascorrerò almeno due ore con i miei e con nonna ad ascoltare i discorsi sul nonno e sul suo controverso desiderio di morire. Il nonno non partecipa al pranzo: da un anno e mezzo vive confinato nel letto della stanza in fondo al corridoio, mutilato degli arti andati in cancrena uno dopo l’altro in senso rigorosamente orario: braccio sinistro, gamba sinistra, gamba destra, braccio destro. Ora che la vecchiaia gli ha rattrappito il tronco, che sembra ormai quello di un bambino, – con il pigiamino celeste, a bozzolo, sempre più tagliato e ricucito, tanto che il taschino, che la ditta produttrice aveva progettato, secondo la norma, sulla parte sinistra del petto, si è spostato al centro – il nonno è sostanzialmente ridotto al suo testone pelato, con i suoi due ciuffi gialli dietro le orecchie.
Ammazzami, Clelia, dice il nonno ogni giorno. Leggi il resto dell’articolo
aprile 10, 2012 1 commento
Tre autori (Jacopo Nacci, Ilaria Giannini, Enrico Piscitelli) per tre storie che gettano tre sguardi diversi, ma complementari, sulle vite di Luca e Michela, coppia precaria sia nel lavoro che nella vita affettiva. Tre sguardi che, per riprendere il nome del progetto (Cooperativa di Narrazione Popolare) cooperano, ossia lavorano insieme, ciascuno da una posizione diversa, per cercare di scalfire, o quanto meno ridisegnare con le parole il Moloch dell’assurdo quotidiano.
Ilaria Giannini racconta le meschinità dei colletti bianchi, fatalmente raccomandati e fatalmente schiavi della catena sociale che produce le raccomandazioni. Nel racconto le incursioni nel dialetto toscano mostrano, al di là dell’ambientazione provinciale, la distanza tra il piano delle relazioni affettive e quel groviglio di opportunismi in cui si consumano carriere senza un vero scopo al di fuori del rinnovo del contratto: un groviglio fatto di silenzi complici, di maldicenze bisbigliate o fuori scena, di bugie dette per nascondere la crudeltà dei rapporti lavorativi. Perno di questo tavolo da poker da cui sembra impossibile alzarsi, chiamato dai più “mondo del lavoro”, è la scadenza di contratto di Luca. Una condizione che genera ansia nel protagonista: ma in un mondo di rapporti deteriorati l’ansia, da sintomo, diventa lusso: «dovrei solo abituarmi all’ansia, in fondo ho già superato quattro rinnovi».
Jacopo Nacci sceglie una narrazione potente, sia per ritmo sia per soluzioni linguistiche: Leggi il resto dell’articolo
novembre 24, 2011 2 commenti
Bologna-Babilonia è la città sfondo di questo romanzo breve (uscito per la collana Novevolt) scritto dal giovane Jacopo Nacci. La ballata di Dreadlock, o meglio quella di Matteo, è la triste storia del suo perduto amore e del suo fatale destino, che porta Nacci a cantare una Bologna surreale e perduta, che muore e si rialza, vittima sacrificale ma anche zombie infetto e putrefatto. È difficile articolare per punti una trama che racconti brevemente questo romanzo. Più che la sequenza degli eventi, è l’atmosfera a caratterizzare la narrazione. I protagonisti sono degli studenti che vivono il melting-pot della bassa padana, dove le antiche cancrene politiche vengono rigenerate da nuove violenze di stampo razzista. La follia che sorge dal disperato desiderio di autoaffermazione fa nascere mostri, figli più della lucidità che della passione. Matteo, il suo amico/mentore Lorenzo e la sua compagna Valeria ne sono vittime. A Matteo però giunge un dono: Dreadlock. Dreadlock è un demone, che si incarna in Matteo, e tutto il romanzo – visto come possessione – altro non è che una discesa agli inferi, un percorso iniziatico, un rito di passaggio per un ragazzo che deve diventare uomo, crescere, al punto che i suoi genitori stessi non lo riconoscono più. Come a Delfi e a Cuma, anche qui a Bologna-Babilonia sono i fumi dell’oracolo a inebriare il questuante e a permettere al Dio di possederlo, di trasformarlo nella sua voce, nei suoi occhi, nelle sue braccia. Lorenzo è il mentore, più Don Juan che Virgilio: seguendo Matteo/Dreadlock sale lo ziqqurrat di Babilonia così come scende i gironi dell’inferno. Ma la purezza non esiste, e Ser Galahad è solo il sogno di un’umanità adolescente. Così Valeria/Euridice non ha possibilità di salvarsi, deve subire la Grande Metamorfosi, elemento nel processo di rinascita e purificazione di Matteo/Dreadlock e di Bologna/Babylon. Fluttuante tra l’immaginario dei super-heroes Marvel e DC comics da un lato, e la mistica olistica roots return del reggae giamaicano dall’altro, Dreadlock dà il titolo a una delicata e poetica ballata. La ballata di un amore che trascende la grigia realtà della provincia, per morire in un mondo nuovo. L’idea di fondo è che se si combatte contro gli dei non si può averne altro che dolore. Leggi il resto dell’articolo
novembre 14, 2011 2 commenti
[La società dello spettacaaargh! 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – 6 – 7 – 8 – 9 – 10 – 11 – 12 – 13 – 14 – 15 – 16 – 17 – 18 – 19 – 20 – 21]
Caro Jacopo,
beato te che non devi mettere il punto dopo una settimana come quella che abbiamo passato. Ma va bene, tu hai iniziato, io metterò una “FINE”. Non la FINE: quella la mette il caso, o Dio, o la BCE. Spero non risulti una patetica e debole fine: è che in tasca pure io non ho molto, se non questa fine, di cui sto per scrivere.
Nei momenti in cui guardando avanti c’era per me solo buio, o nebbia, o deserto, o quando mi sono sentito cadere addosso le stelle, come a te nel sogno che racconti, ho sempre cercato di guardare dentro, e indietro. Ché nei momenti di crisi, ho imparato, si vive uno strano, atavico terrore di separazione (come da etimo), ci si sente chiamati a prendere una scelta, o si ha questa urgenza che preme senza che si vedano possibilità Leggi il resto dell’articolo
novembre 12, 2011 2 commenti
Ricordate il mal di denti di Mal di Libri? Il responso del dentista è stato netto: via i denti del giudizio, e anche con una certa fretta: sono bombe pronte a esplodere. Che poi, dei quattro, ne era uscito solo uno; gli altri son rimasti sotto, ce n’è uno, terribile, che è addirittura in orizzontale sotto la gengiva. Tre giorni fa ho tolto il primo e dopo due giorni difficili oggi sto un po’ meglio, ma la mia esperienza è in netto contrasto col detto “via il dente, via il dolore”: il dolore vero Leggi il resto dell’articolo
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