agosto 10, 2009
di scrittoriprecari
Ecco arrivato il mio turno di proporre un poeta e una poesia, in questo spazio gestito insieme al caro Angelo Zabaglio. Leggendo il suo post dello scorso lunedì, scorgo una considerazione diciamo “amara” sulla poesia che non so se condividere a pieno. Forse è vero: la poesia dicono sia morta, pochi la leggono, pochi la pubblicano. D’altra parte, quello che ho notato in questi anni, è che le persone siano parecchio confuse riguardo alla poesia. Ho notato una reale “voglia di poesia” mista a un reale scetticismo per la qualità e il valore della produzione poetica contemporanea. I giovani poeti cioè, oltre agli ostacoli tecnici e prettamente artistici, devono superare la diffidenza di lettori che si son convinti che la poesia “tanto la facciano tutti”. E non si può biasimarli. I libri di poesia pubblicati in questo paese non si contano, per la maggiore sono opere non selezionate, ma pubblicate dietro pagamento di un lauto contributo da parte dell’autore alla casa editrice. Questo meccanismo ne ha messi in moto altri: in una società dove è fondamentale dare una propria immagine o necessariamente “essere qualcosa”, alcuni hanno deciso di essere poeti. Ma è stata una loro decisione, è stato il denaro e non il talento o i lettori a investirli di questo titolo (ci sono delle eccezioni, naturalmente). E la qualità, alla fine della fiera, ne ha risentito. La considerazione per l’importanza dell’opera poetica, anche.
Vorrei che questo spazio fosse qualcosa di diverso. Vorrei che divenisse pian piano, un punto di incontro per persone che credono ancora nell’importanza della poesia e possano apprezzare i poeti da noi scelti per stile, moti emozionali, affezione e rispetto, piuttosto che per denaro o qualcos’altro.
Fabio Pasquarella mi ha inviato la sua raccolta di poesie, “Soffia“, un bel po’ di tempo fa. L’ho apprezzata nella sua soltanto apparente semplicità. Ho ammirato la delicatezza dei suoi versi e il nugolo aeriforme, composto da particelle di sogno, che pervadono tutta l’opera. Nelle sue evoluzioni poetiche, Pasquarella tocca vari tasti diversi tra loro, ma il dito con cui spinge il bottone è riconoscibilissimo. E’ il dito di un uomo che lo bagna con la saliva per capire la direzione del vento. Fabio si definisce un “modesto artigiano del verso”. Non so se sia la definizione più giusta per lui. Di certo la sua aspirazione a un “atteggiamento poetico” mi ha sorpreso e colpito, facendo scorrere i miei occhi lungo le sue poesie con piacere e vero interesse.
Buona lettura.
Luca Piccolino
Alla Porta di Roma
È uno spazio di mestiere
a sospingere gente nelle corsie
di giorni scontati (o da scontare)
al centro commerciale
saldi di noia a miserie
di continuo affamare
i passi fitti e tesi
gli inquieti ventri
tirati a piombo
precipitano da scale mobili
sguardi in deriva
urtano trasparenze
e lampade a basso consumo
rammendate a cielo urbano
è questa catena
che muove la tua bici
i faggi i meriggi nei cortili
il ginocchio taciuto l’aria tra i raggi
– allenta il rimbalzo di luce
ferma l’aria ti stringo la vita
e sotto
la terra
è un niente
Fabio Pasquarella
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