Leggere è pericoloso

Venerdì ha nevicato su Roma e i romani andavano in giro con l’ombrello: quattro fiocchi di neve hanno paralizzato la città: l’inadeguatezza di rapportarsi con l’insolito.

Sabato era già tutto finito, c’era un bel sole e la neve è rimasta soltanto nelle fotografie. Verso le due sono passato a prendere mia sorella per accompagnarla in libreria, doveva comprare un dizionario: io le ho consigliato di prenderne uno antecedente l’avvento di internet, perché poi sono spariti un bel po’ di lemmi, per dar spazio al nuovo linguaggio tecnologico: una bella tragedia.

Intanto, per la strada, ad una bancarella dietro piazza della Repubblica, ho trovato, e comprato per soli 15 euro, uno Zingarelli del 1954. In tutti questi anni, ho sempre utilizzato il mio Devoto-Oli: mi fu regalato, su mio espresso desiderio, quando ho fatto la prima comunione, sarà stato il ’91-’92. A che età si fa la prima comunione?

È finita che anche per mia sorella abbiamo comprato un Devoto-Oli, l’ultimo, edizione 2010, ma senza il cd-rom: vincono sempre loro.

“Se ti occorre qualche definizione che non trovi mi scrivi e te la ricopio in chat”, le ho detto.

Abbiamo fatto un giro per la libreria. Sorvolo sui tanti, troppi volumi che non avrebbero ragion d’esistere: la letteratura è sempre più rara nelle librerie: è come cercare il vino buono al supermercato: quando lo si trova, spesso è a prezzi esorbitanti.

I problemi dell’editoria italiana sono tanti e complessi che scriverne in un breve post sarebbe riduttivo e controproducente, lasciamo perdere.

I libri costano troppo; mi capita troppo spesso di dover rinunciare a letture desiderate a causa dei prezzi esorbitanti stabiliti dagli editori (spesso in combutta con i distributori): questo fa male alla letteratura: occorre trovare nuove forme di resistenza.

Si dice chi cerca trova, e spesso è vero: me ne sono andato felice dalla libreria: nella sezione usati e a metà prezzo ho trovato tre libri, che avrei voluto leggere ma non avevo potuto a causa dell’eccessivo costo d’uscita: Al Diavul (Marsilio, 2008) di Alessandro Bertante, Strane cose, domani (Baldini Castoldi Dalai, 2009) di Raul Montanari e I Cariolanti (Elliot, 2009) di Sacha Naspini: ho speso 25,25 euro, comunque troppo, ma a prezzo pieno avrei pagato 50,50 euro: tre libri, due giornate di lavoro: c’è qualcosa che non va.

Per ovvie ed evidenti ragioni, non mi aspetto che il Governo si occupi di queste cose, per carità, d’altronde pare abbia altre priorità, e non parlo di disoccupazione naturalmente: quanto va al chilo, la cultura?

Gli italiani, dicono le statistiche, non leggono più (e si vede!, direbbe una pecora). La mancanza di cultura e di informazione (ma anche di interesse e curiosità, aggiungerei) è probabilmente la causa principale della regressione democratica e culturale del nostro paese. Ripeto: occorre trovare nuove forme di resistenza.

Una bellissima iniziativa, come spesso ultimamente, viene dal web: Alberto, un ragazzo di Empoli di 22 anni, appassionato lettore, è rimasto, giustamente, sconcertato dal dato che una persona su due in Italia non legge un libro in un anno e ha lanciato sul suo blog e su facebook un’idea: il 26 marzo regala un libro ad uno sconosciuto.

Il gruppo su facebook vola verso le 200.000 adesioni in poche settimane. Una giornata dove decine e decine di migliaia di libri passino di mano in mano: un momento d’incontro, d’avvicinamento all’altro in quest’epoca individualista: per non dimenticare l’umanità.

Certo, considerato che lo scopo è quello di far nascere nuovi lettori, scegliere un libro, uno solo, è una faccenda complicata: deve essere un capolavoro, senza dubbio, ma non troppo complesso, serve una buona scrittura, una bella storia, degli elementi di empatia tra la narrazione ed il lettore. Vi auguro una buona scelta.

La lettura rende consapevoli. Lo sanno anche le pietre, una persona consapevole è una persona libera.

Regala anche tu un libro: una nuova forma di resistenza.

Gianluca Liguori