Appunti biodegradabili dalla terra della fantasia – 2

Il tempo è come un carrello al supermercato, ci puoi metter dentro quello che vuoi; ma se non hai i soldi per pagare resta vuoto. Questa avventura a Frigolandia procede nel migliore dei modi. È normale essere entusiasti della vita di campagna dopo qualche settimana, dice Simone Rossi, ma, fatta eccezione per la paura presa venerdì scorso, e l’imprevisto dell’acqua di cui vi dirò più in là, non posso che ritenermi soddisfatto, pacificato, per certi versi: rinato. Perlopiù i giorni se ne sono andati recuperando il lavoro arretrato tralasciato nelle ultime due faticose settimane a Roma. Il trasloco è stato duro, i libri e le cose, accumulate in quasi dieci anni di vita, sembravano non finire. Ho buttato via parecchi ricordi. Oggettini, foglietti, addirittura alcune vecchie stesure di Dio è distratto e le prime bozze de La percezione. Ho buttato via parecchie poesie giovanili; non erano poesie, erano testi scritti a vent’anni, e a vent’anni si scrivono un mucchio di stronzate. Al vero, anche a trent’anni si scrivono un mucchio di stronzate, anche a quaranta, a cinquanta, fino alla morte. Matteo ha detto che ho fatto bene, persino Virgilio aveva lasciato detto a un amico, consegnandogli l’Eneide, di buttarla via. E l’amico stronzo non lo ha fatto, ha aggiunto. Venerdì Matteo (quanto mangia!) è stato a cena a Frigolandia. È venuto insieme a Viola che non ha resistito al fascino dei cuccioli, ho provato a fargliene portare uno, ma non ha ceduto. Tenterò ancora via mail e la prossima volta che passeranno a trovarmi. Qualcun altro vuole un cucciolo adorabile? Scrivetemi.
Venerdì a cena c’era anche Chicco, un vecchio lettore di Frigidaire che, trovata di nuovo la rivista in un’edicola a Ischia che la esponeva, l’ha presa e, dopo averla letta, è venuto a fare un giro nella terra della fantasia. È stato un gran piacere sapere che l’edicolante di Ischia espone Frigidaire, ce ne fossero di più. Quanto a Chicco, aspirante pensionato e marinaio, ci ha raccontato storie di mare e navigazioni, di avvistamenti di balene e capodogli. Mi ha regalato spunti per racconti, che forse un giorno scriverò, e umanità. Vado a fare una passeggiata per i boschi, diceva Chicco ogni giorno; non ci è andato. Se ne è stato tutto il tempo a Frigolandia, fatta eccezione per il quotidiano giro in borgo; si è rilassato, ha assaporato la magia di questo luogo e, come molti che passano di qui, ha navigato tra i mari dell’arte Maivista. Andava ogni giorno a piedi a Giano a chiedere informazioni per la passeggiata che non ha fatto. Io e Antonio l’avevamo detto: non andrà per boschi.
Venerdì a cena c’era anche Antonio (pure lui, quanto mangia!), è arrivato tardi, ma gli avevamo messo da parte un’abbondante porzione di pasta e un paio di salsicce e il pane. Hanno tutti apprezzato la pietanza. Il segreto della buona cucina è metterci passione. Lo dice anche mio nonno. Mio nonno dice che per fare bene una cosa, qualsiasi cosa, devi metterci passione; ha ragione. Quanto a me, apprezzo quando mi fanno i complimenti per i cibi che preparo, avrei potuto fare il cuoco, mestiere certo più sicuro e redditizio di quello di scrivere.
Gaetano mi aveva lasciato qualche bottiglia di vino di Omero, il Rossolo, che è un vino così buono che val la pena di venire qui in Umbria solo per assaggiarlo. Sono anni che bevo il vino di Omero, una volta comprai una bottiglia di Sagrantino che ho bevuto il giorno che finii la prima – ancora a tratti ingenua – stesura de La percezione, che allora si chiamava La percezione della storia, come dice il blog che, tra le altre cose, dovrei forse aggiornare e, magari, fargli riprendere vita. Ma questo è un altro discorso. Invece per saperne di più dei vini di Omero potete usare anche l’internét. Chiedete a Pascoletti quanto è buono. E poi, dai, un viticoltore con un nome così… Sabato Antonio, Chicco e io siamo andati a fare la spesa a Bastardo, una frazione di Giano dell’Umbria. Il luogo pare prenda il nome dall’antica “Osteria del Bastardo”, una locanda del 1600. Chicco, che voleva portarci a cena fuori, ha detto che avrebbe offerto lui la spesa. Metteva nel carrello l’impossibile. Se c’hai i soldi, nel carrello puoi metterci quello che vuoi. Alla fine Chicco ha speso parecchi soldi, ma meno che se ci avesse portato a cena fuori. Al ritorno da Bastardo ci siamo fermati a prendere l’altro vino da Omero. Sabato sera abbiamo fatto una grande grigliata di carne; col resto della spesa c’avremmo campato per parecchi giorni a venire. Antonio è andato via domenica sera, per pranzo avevo preparato una ciambotta (che Chicco chiamava cianfotta) ed è stato capace di mangiarne quattro (quattro!) piatti. E aveva detto che voleva mantenersi leggero perché doveva guidare. Pensate se c’avesse avuto fame. Domenica sera ha chiamato mio zio, ha detto che entro un mese verrà a trovarmi. È stato per merito suo che ho conosciuto Frigidaire, da piccolo trovavo le sue copie e le leggevo di nascosto, spiavo le foto delle donnine nude, mi son fatto le prime innocenti pippette sulle foto di Cicciolina, ma forse queste cose non dovrei raccontarle. Piuttosto, mio zio, medico, mi raccontava spesso, quando ero adolescente, dell’importanza storica di questa rivista, la prima in Italia a parlare dell’aids, tra le tante cose. Chicco, in uno dei discorsi di queste sere, a un tratto ha detto: “…mi ricordo poi, per esempio, che sono stati i primi a parlare di aids, quattro o cinque anni prima che ne parlassero gli altri giornali e le televisioni”; e tutto torna.
Domenica sera è mancata l’acqua. È mancata anche lunedì, salvo qualche ora nel pomeriggio. Pare che ci sia stato un guasto e stanno provvedendo a ripararlo, a quanto ci hanno detto in paese. Nel frattempo abbiamo riempito alcune taniche per tirare qualche giorno, mentre l’acqua continua ad andare e venire.
Quando Chicco è andato via, martedì, mi ha lasciato parecchie cose. Io, per mangiare, mi accontento di poco, cerco di spendere pochi euro ogni due o tre giorni, il necessario per la sopravvivenza. Sono tempi magri, anche se non si direbbe, dal momento che ho mangiato tanto e bene, in questa prima settimana a Frigolandia, addirittura credo di aver messo qualche chiletto, ma non ho l’abitudine di salire sulla bilancia.
Martedì, per la prima volta da quando sono qui, mi è presa un po’ di tristezza: immotivata. Poi mercoledì è tornato Vincenzo e c’abbiamo avuto da lavorare. E la tristezza è svanita. Mercoledì, nel tardo pomeriggio, mentre scrivevo è cominciato a piovere. Piante e alberi hanno preso a gioire: avevano bisogno di pioggia. A un tratto – io ero fuori sulla verandina – un fulmine è caduto sulla casetta di fronte; è seguito il tuono, un botto enorme. Non avevo mai visto un fulmine da così vicino.
All’inizio dicevo: il tempo è come un carrello del supermercato, ci puoi mettere dentro quello che vuoi. Il tempo, le giornate, in questa nuova dimensione sembrano scorrere più lenti. Sembra che il tempo sia dilatato, che le giornate durino di più. Posso rileggere libri, come sto facendo con Il giorno della civetta. E sebbene sappia già come si concluderanno le vicende di Bellodi, divoro le pagine con avidità: è il bello dei capolavori, dei libri immortali. Rileggere un libro già letto è come mettere nel carrello farina, zucchero o scatolame, che anche se non ti servono nell’immediato, vanno sempre bene per riserva. Mi mancano le ultime venti pagine, ho fame di lettura, me ne vado a finire il racconto.
Vi dico solo, prima di concludere, che giovedì ho visto uno scoiattolo nero, andava su e giù per i rami da un albero a un altro. L’ho seguito per una decina di minuti, osservandolo e seguendolo prima con lo sguardo, poi da sotto gli alberi; dopo un po’ ho avuto l’impressione che si fosse accorto della mia presenza, al che si è messo ad andare più veloce lasciandomi perdere le sue tracce. Vivo tra gli scoiattoli, chi l’avrebbe mai detto.
Vi saluto rinnovando l’appuntamento alla prossima settimana. E scrivetemi per i cuccioli!

Gianluca Liguori

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4 Responses to Appunti biodegradabili dalla terra della fantasia – 2

  1. andreacoffami says:

    ma lo scoiattolo poi te lo sei mangiato sì?

  2. Carolina says:

    PAZZO! come hai potuto eliminare così le vecchie stesure di Dio è distratto? non ti perdonerò mai. ; )

  3. Francesca says:

    Nel mio carrello della spesa sto cercando di mettere i piu possibili prodotti che siano assolutamente per sempre insieme ai fusilli alle orecchiette e ai ditalini rigati. I fumetti e i libri sono sempre andati dentro al carrello della spesa

  4. Massimo Vaj says:

    … e si vede da come scrivi… 😀

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