Amarcord – Lezioni di Bushido a Granada

Bushidodi Claudia Boscolo

Una volta, parecchi anni fa, mi sono ritrovata a Granada in occasione di un convegno internazionale di studi sull’epica medievale. Era estate, si cercava rifugio in ogni possibile riparo perché c’erano quarantacinque gradi all’ombra, cosa assolutamente normale in Andalusia a luglio, ma pazzesca per chiunque non sia a conoscenza di questa peculiarità meteorologica di quel territorio. Ero già stata a Granada in estate qualche anno prima, avevo la febbre a trentotto ma c’era una temperatura atmosferica così alta che mi pareva di stare benissimo. In occasione della conferenza, invece, ero in splendida forma e non temevo il caldo come lo temo ora. Nonostante ciò, passavo il tempo barricata dentro la struttura universitaria dove per fortuna c’era l’aria condizionata, e non scendevo in città prima delle sette di sera. Se qualcuno si chiedesse perché Sergio Leone abbia scelto il deserto di Tabernas ad Almeria per girare i suoi spaghetti western, la risposta è molto semplice: perché fa un caldo boia e non c’è in giro anima viva. Leggi il resto dell’articolo

Albert Einstein inedito: La teoria della relatività applicata al pane

[Pubblicata per la prima volta su una lista della spesa scritta dal genio di Ulm. Inedito in seguito vinto a poker da Domenico Caringella nel 2012]

Che sorpresa, quando nello scorso febbraio la sig.ra Wachsmann, pronipote del progettista del buen retiro di Caputh dove il fisico trascorreva le sue estati berlinesi, ha trovato – secondo un vieto e delizioso cliché – in un vecchio baule relegato in un angolo della soffitta, il foglietto spiegazzato dove il Nobel aveva annotato per la moglie Elsa (l’intestazione non sembra lasciare spazio a dubbi) e per la dispensa, alcuni prodotti da acquistare giù in paese. Sapere che anche lui consumava latte e pere e utilizzava il sedano in cucina ce lo fa sentire più vicino e sembrare normale. Leggi il resto dell’articolo

Aspettando il Flep! – intervista a Luca Moretti

In occasione della seconda edizione del Flep! – Festival delle Letterature Popolari, che si terrà, dal 19 al 22 settembre, nella suggestiva Aranciera Semenzaio di San Sisto, colgo l’occasione per fare una chiacchierata col mio amico Luca Moretti, scrittore e fondatore dei cugini di TerraNullius, realtà a cui sono legato da profondi rapporti ideologici e di stima e amicizia e di cui ho fatto parte per due anni e con cui ho condiviso la faticosa ma straordinaria avventura dello scorso anno.

Gianluca Liguori: Luca, si è ormai in dirittura d’arrivo: quali sono le novità di questa seconda edizione?

Luca Moretti: Nuovo è il luogo, dal Parco Meda, periferia contratta che per me era già “centro”, all’Aranciera Semenzaio di San Sisto, a Caracalla, lì dove si perpetua l’eterno ritorno della nostra città, della città dell’uomo, di Roma, lì dove è centro. Nuovi saranno gli autori, sempre legati alla nostra idea di letteratura, nuove le loro performance e i reading teatrali che si susseguiranno ogni giorno. Nuovo sarà il cibo, il vino, nuovi e a km zero grazie all’apporto insostituibile de Il Sorì, nota enoteca di San Lorenzo. Nuovi gli artisti di ipercontemporanea, la nostra galleria viaggiante. Nuove e curate nel minimo dettaglio le serate che seguiranno le presentazioni, dal tango al revival, al soul a Giuseppe Verdi.

GL: Quali sono le difficoltà principali che avete incontrato finora nell’organizzare queste due edizioni?

LM: Innanzitutto i soldi. I soldi sono una cosa brutta in generale. Per chi non ne ha a disposizione ma ha tante idee sono una cosa ancora più brutta. Per noi è stato uno stimolo a tenere duro, a tirare avanti con l’obiettivo di riuscire nell’intento anche senza finanziamenti o bandi di sorta. Il Flep!, è doveroso ricordarlo ogni volta, è un festival completamente autofinanziato dagli autori di TerraNullius, questa è la prima difficoltà e la prima fonte di motivazione. Il Flep! è costato e costa molto a ognuno di noi, in termini di tempo, affetti e salute, ma Leggi il resto dell’articolo

Irritazione e Scrittura. Riflessione sul tempo in generale, notturno in particolare

di Simone Lisi

Scrivo qualcosa dopo aver perso miseramente due partite a scacchi contro il computer, è notte: perdere tre partite a scacchi contro il computer mi crea irritazione e capisco, o forse mi racconto, che ciò non significa che sia per forza un cretino. Sono stanco. Sono stanchissimo e per questo perdo contro il computer a livello sei. Le cose dopo, quando la smetto di insistere a scacchi, dopo un suo splendido scacco matto, non migliorano. Spengo il computer, ho lasciato il cavo di alimentazione di là, al buio, dove Diana sta dormendo, e allora vado, mi trascino di là cercando di fare meno casino possibile per non svegliarla o almeno non disturbarla troppo. Lei si sveglia. Torno in cucina e mi metto a riguardare cose scritte che suonavano bene oggi, nel pomeriggio, e ora sono tutte storte, contorte, in una parola: sbagliate. Allora mi metto nella penosa pratica di pulitura e quando rileggo mi sembra che tutto abbia perso, se possibile, ancora qualcosa. Sono stanco, non dovrei mettermi a pulire quando sono stanco e ho perso miseramente contro il computer, sempre per colpa della stanchezza. A volte decido di localizzare il problema nella stanchezza, a volte nel pulire in senso ampio, oppure ancora sulla Leggi il resto dell’articolo

Pipì à Paris

di Carmen Vella

Di questi tempi i ricchi mi danno l’orticaria.
Se ne stanno con la Louis Vuitton appesa sulla spalla o il Rolex che scintilla intorno al polso e si lamentano perché quest’anno la crisi si sente per davvero. Cavalli di razza con i paraocchi di Dior.

Faccio la wedding planner. Apprendista wedding planner, per la precisione. Organizzo matrimoni per gente che ha soldi a sufficienza per non dover farselo da sé.
Come questa qua: Luisella Berrini Della Porta. Cappottino beige con maniche a tre quarti e generoso fondotinta dello stesso colore.
“Marta, che ne dice di proseguire per i Jardin des Tuileries? Li ho sempre trovati strepitosi e vorrei usarli come sfondo per il servizio fotografico”, mi chiede mentre sistema diligente le mèches bionde dietro le orecchie.
Ci troviamo nella Ville Lumière, dove tra qualche mese si unirà nel sacro vincolo del matrimonio con Gianfranco Magri, suo storico fidanzato da quasi un decennio. L’andirivieni tra i negozi degli Champs-Élysées deve averle messo caldo, perché il labbro superiore è imperlato di sudore.
“Ottima idea, così possiamo scegliere gli angoli più suggestivi da suggerire al fotografo”.
È metà pomeriggio e siamo in piedi da questa mattina all’alba. Dopo aver portato i bagagli nell’albergo, abbiamo girato mezza città alla ricerca di un abito con il corpetto lavorato a mano. Ne avrà provati sì e no una ventina, ma dato che nessuno le ha fatto perdere la testa, proseguirà le ricerche una volta rientrata a Milano.
Non so come, ma non me la vedo a perdere la testa per qualcosa.
Si sposa perché ne ha abbastanza delle scappatelle di Gianfranco. Me lo disse la prima volta che la vidi. Non volendo procurarsi altre Leggi il resto dell’articolo

Tre poesie di Emanuele Perrone

1

La strada per le gemme di Giada

Qualcuno ha detto che la terra non gira quando smetti di guardarla.

Qualcun’altro, distribuisce volantini, sopra ai quali non è scritto niente.

Due uomini si baciano e con lo sguardo sono attenti a che non passi nessuno
vicino al loro fuoco, perché potrebbe spegnerlo.

Di chi è la voce che vieta alla neve di cadere dove c’è il sole?

Dov’è il proprietario del grande giardino dei mirtilli?

L’abbiamo sempre cercato insieme, Leggi il resto dell’articolo

L’equilibrio

little lifedi Domenico Caringella

Colonna sonora: Josephine Foster, Little life

Ieri mia madre ha tentato di nuovo di uccidermi. Io stavo giocando, stavo camminando sul bordo superiore del balcone del soggiorno. Un bel vento mi agitava il vestito bianco; e sono sicura che lo stavano facendo anche i miei capelli, perché sentivo le spalle più leggere e il collo indifeso come quello di un aristocratico francese davanti alla ghigliottina e al popolo. Camminavo, sorridente, un passo dietro l’altro, attenta a non cadere nel vuoto a destra o sul pavimento a sinistra, due tentazioni potenti e opposte, ma che non temevo per averle sconfitte cento volte. Ho sentito mia madre gridare. Leggi il resto dell’articolo

Intervista a Michele Mari

Foto: Giuseppe Nicoloro

di Olga Campofreda

Preludio

Un giorno di fine settembre su Roma si era rovesciato finalmente il secchio ricco di pioggia che il cielo aveva covato per tutta la stagione estiva. All’uscita della metro i venditori di ombrelli continuavano a saltare fuori da ogni angolo, come funghi al primo umido.
Ho passato tutta la durata del temporale a leggere avidamente il libriccino bianco che da un po’ di giorni mi portavo dietro.
Nessuno riusciva a distogliermi dal mio rifugio di carta, con quel titolo – Cento poesie d’amore a Ladyhawke – che parlava direttamente al cuore, con una voce così limpida e al tempo stesso così antica da rivelarmi l’immagine del loro autore come quella di uno stilnovista fuori tempo massimo.
Fuori dal tempo, come direbbe Borges, potrebbe voler dire essere presente in tutti i tempi, attraverso i tempi. Doveva esserci qualcosa di magico in quella voce. C’ era un mistero, un arcano. C’era il segreto di uno stregone, e io lo volevo scoprire. Leggi il resto dell’articolo